STRADA pericolosa

STRADA pericolosa STRADA pericolosa Credo che nessuno potrà fare riserve sul programma che Fon. Pella ministro del Tesoro ha esposto al Senato e che può riassumersi così: progressivo risanamento del Dilancio, difesa della lira, sviluppo dell'economia fondata essenzialmente sulla economia privata, investimenti pubblici e privati. Cominciamo dall'esame del primo punto perchè stabilizzare le basi fondamentali del bilancio è il presupposto assolutamente necessario perchè si possano svolgere nella realtà le rimanenti parti del programma. Purtroppo non siamo avviati su questa via. Fa meraviglia che l'on. Ministro del Tesoro non porti nella previsione del bilancio quella indispensabile precisione senza della quale ogni anno si rivelano sgradevoli sorprese. Esaminiamo il bilancio 1949-1950. Le previsioni iniziali dell'on. Pella erano , di un deficit di 174 miliardi. Su queste colonne ripetutamente ne abbiamo notato il gravissimo errore stimando il deficit a cinquecento miliardi, cifra che allora è parsa ai più esagerata. Il consuntivo ammesso dal Ministro del Tesoro è di 308 miliardi avendo però attinto nuovamente cento miliardi dal fondo Erp, estranei alla entrata vera e propria del bilancio, come purtroppo se ne sono stanziati 130 nel bilancio 1950-51. Ma ai 308 miliardi confessati si devono aggiungere i residui passivi corrispondenti, che sono 299 miliardi, cioè deficit effettivo, 607 miliardi. Noi scrivevamo che il deficit sarebbe stato di oltre 500 miliardi. La contabilità dello Stato è alquanto diversa da quella delle aziende e dalle familiari. Se ih una società alla chiusura dell'anno finanziario risultano debiti verso fornitori o per qualsiasi altra ragione vengono iscritti immediatamente nel passivo: ne emerge così subito l'entità del disavanzo. Invece lo Stato ha una contabilità speciale, ma uguale è la sostanza. Il Ministro del Tesoro non agisce come il buon padre di famiglia, che al principio dell'anno calcola quali sono le sue entrate e contiene in esse la sua spesa. Se non agisce e se continua così porta al disastro la famiglia. Invece dal 1945 ad oggi non una sola previsione dei vari ministri che si sono succeduti alla dire zione del Tesoro si è avvi cinata al consuntivo e nul: la accenna a mutamenti di metodo. Pel 1950-51 si prevede ufficialmente 396 mi liardi di deficit. E' doloroso dire che nessuno vi presta fede, doloroso perchè un Ministro del Tesoro deve avere autorità e coll'autorità la fiducia. In uno degli ultimi arti' coli abbiamo citato scrìtti dovuti alla penna di amici politici e personali dell'on. Pella e che hanno per lui grande stima. Anche essi non celarono la loro diffidenza sull'esattezza di quel la cifra, aggiungendo che si doveva anche tenere conto di tutti gli impegni e le ga ranzie che lo Stato ha verso svariate aziende. Le garanzie raggiungono una grossa cifra. Abbiamo fatto un lavoro da certosino per fissarla attraverso un centinaio di documenti : assicuriamo lettori che questa cifra su pera i 500 miliardi ! Ma non possiamo dare la stessa assicurazione che questa cifra non sia notevolmente mag giore. Sarebbe bene che nel l'esposizione finanziaria non mancasse questo dato che ha la sua importanza. Dun que, deficit previsto nel 1951-52, 386 miliardi. Ad esso bisogna aggiungere ì residui passivi, cioè debiti fatti nell'esercizio e non pa gati. In sette mesi di questo bilancio i residui passivi sono 393 miliardi che si devono aggiungere ai 386 + 393— 779 miliardi. Con ogni probabilità saranno aumentati nei rimanenti mesi. Ma teoricamente potrebbero anche essere pagati in tutto o in parte prima della chiusura dell'esercizio. Bisognerebbe però avere fede in un miracolo, perchè mai si è verificato il caso che nello stesso bilancio i residui passivi f os sero pari ai residui attivi, o che negli ultimi cinque mesi non se ne aprissero altri. Vogliamo perciò tenere conto della migliore possibilità e che cioè non solo non siano aumentati i passivi nei cinque mesi, ma che siano stati ridotti mediante pagamenti i 393 miliardi a 200 (Augu ri). Rimane sempre un de ficit di 586 miliardi. Le ultime cifre ufficiali danno due miliardi 822 mi lioni di residui passivi da cui bisogna dedurre un miliardo seicentoventiquattro milioni di residui attivi, che riducono i passivi in esistenza al 30 giugno 1950 a un miliardo centonovantotto milioni. Npvchstoseplatedtommliimbdssfrtuqe ndfainzgliSstovsvvveenlandzmtttpimuommpamlaqmddlarvsqzznasdmlosm«sposdnllsgscdlpis51mPrgTinvf n a Non dimentichiamo a questo proposito l'assennata osservazione del senatore Bertone che, cioè, il ritmo dell'incasso dei residui attivi è più lento di quello che dovrebbe essere il pagamento dei residui passivi. Dobbiamo ancora rilevare la permanente minaccia alla tesoreria dello Stato. I residui passivi, scrive l'on. Bertone, indicano difficoltà permanenti di tesoreria e formano un'altra forma di squilibrio che cagiona disturbi immediati, forse più sensibili dello stesso disavanzo dello Stato. L'on. ex-ministro del Tesoro, Corbino, scrive: «Questa enorme cifra dei residui passivi costituisce un vero baratro sul quale cammina la Tesoreria, e dimostra che in questi anni o si è fatta una politica del Tesoro miope o non si è fatto nulla per attenuare la incapacità dell'amministrazione a far fronte agli impegni finanziari dello Stato in limiti di tempo ragionevoli». Sono due ex-ministri del Tesoro che scrivono. L'on. Bertone esclude la minore buona volontà del Tesoro di soddisfare gli impegni assunti dai vari Ministeri: se per buona volontà si intende la buona volontà soggettiva, possiamo essere d'accordo, ma se per essa si deve intendere la buona volontà attiva, cioè quella di dare ad essa un contenuto positivo, non siamo più d'accordo. A questa affermazione ci autorizza lo stesso ministro del Tesoro, con lealtà che non esclude l'ingenuità. « I residui passivi, dice testualmente l'on. Pella, rappresentano debiti a scadenza immediata, quanto meno per uno {Stato che voglia fare onore alla propria firma», ma purtroppo immediatamente aggiunge: «I residui passivi servono molto bene ad evitare sconvolgimenti macroscopici nel volume della circolazione ». Si evitano questi sconvolgimenti aumentando ogni anno i residui passivi? non pagando i debiti che, secondo l'on. Pella, « uno Stato che voglia fare onore alla sua firma » dovrebbe pagare? Mi pare che si possa affermare che con questi criteri siamo in potenza sulla vera via dell'inflazione. Se i residui passivi non aumentassero di anno in anno, si potrebbe ancora spiegare le contraddizioni dell'on. Pella, ma quando aumentano ogni anno, non è lecito la grave domanda: fa onore lo Stato italiano ai suoi impegni? e l'altra domanda ancora più grave: « Se lo Stato ogni anno è sempre in maggiori difficoltà per adempiere questi suoi obblighi, quando li potrà soddisfare? E se non li soddisfa, quali e quante saranno le conseguenze ? Si è posti l'on. Pella questi susseguenti logici quesiti ? ». Concludiamo: il pilastro su cui si fonda tutto il programma del ministro del Tesoro ha queste caratteristiche: quattromila miliardi di debiti, di cui oltre due miliardi di debito fluttuante ( « il debito pubblico è un po' il rifugio delle difficoltà in cui il bilancio si dibatte » .on. Bertonel) residui passivi in continuo aumento da 513 miliardi nel bilancio 1948-49 a 1000 miliardi 208 milioni al 30 giugno 1950. Potremmo purtroppo chiude re la discussione sul prò gramma dell'on. ministro del Tesoro, quando viene meno il pilastro principale. Ma non vogliamo mancar di riguardo ad un uomo che lavora con passione e in buona fede. a. r. erc

Persone citate: Corbino, Pella

Luoghi citati: Pella