II Paraguay attende diecimila famiglie italiane
II Paraguay attende diecimila famiglie italiane II Paraguay attende diecimila famiglie italiane Un nuovo piano di colonizzazione - Concessione gratuita di 600 mila ettari (Nostro servìgio particolare) Paraguay, giugno. Le interferenze, del Banco del Paraguay nei riguardi della nostra possibile immigrazione in questo Paese sono state eliminate dopo che la cattiva prova data dalle poche cooperative isolate di italiani hanno dimostrato che questa era una strada sbagliata. E' intervenuto, dopo pazienti e fruttifere sollecitazioni del nostro rappresentante diplomatico, il Governo stesso del Paraguay e ha concretato le sue offerte all'Italia in alcure basi di accordo che aprono prospettive nuove e di immensa portata sia per noi che per il Paraguay. Premetto subito che tali basi non sono soltanto approvate dall'attuale Governo in carica, ma hanno l'incondizionata approvazione di tutti i capi delle varie opposizioni per cui non si può temere nulla da un eventuale mutamento politico locale. Riassumo queste basi: 1) concessione gratuita e definitiva della proprietà di 600 mila ettari di terreno fertile, ben irrigato o irrigabile, in ottima situazione, sempre percorso e fiancheggiato da corsi fluviali in gran parte navigabili, sboccanti sulla grande arteria del Paranà, con facoltà di creare nuovi porti con regimi autonomi. Le vie fluviali, che sono anche le più economiche, supplirebbero la mancanza di una rete stradale adeguata; 2) esclusione da ogni imposta doganale sull'importazione di attrezzi agricoli, materiale da costruzione, ecc., ed esenzione per questi coloni nostri, della tassa di afor eh. grava dal 40 al 60 % sul prezzo dei prodotti che vengono venduti all'estero; 3) libertà totale di collocamento dei prodotti su qualunque mercato redditizio con libera disponibilità della valuta pregiata che se ne ricavasse; 4) statuto giuridico autonomo per questa comunità italiana in tutte le regioni dove si venisse a radicare. La magnitudine di questo progetto èhe contempla l'immissione di diecimila famiglie italiane è evidente. Ed evidente l'importanza sociale, economica e politica di questa possibile colonizzazione che ci potrebbe compensare di molti altri sbocchi perduti. Si tratta di fare un piano organico per approfittare di tali generose concessioni. Si deve cominciare dal principio. Case, chiese, scuole, servizi sanitari. Cioè rendere abitabile una cosi ampia regione deserta o quasi. Organizzare le difese scientifiche contro i flagelli tropicali, cavallette, formi che, e altre minacce. Stabi lire tecnicamente le colture adeguate da impiantare con criteri unitari. Sorvegliare il lavoro delle masse agricole in modo' che non cadano in errori facili data la diversità del clima. Attrezzare i trasporti dei prodotti, con flottiglie fluviali fino a una base oceanica di smistamento dove grandi ca pannoni franchi possano accogliere tali prodotti e avviarli sui mercati di consumo, e un mercato ospitale per molti di essi potreb be essere l'Italia stessa. Cotone, tabacco, caffè, olii vegetali e legname (principalmente cedro e cocco) sono i prodotti essenziali su cui si potrebbe puntare. Il cotone che in Paraguay cresce magnificamente po trebbe alimentare tutti i nostri cotonifici a un prezzo due terzi inferiore di quello che attualmente pagano per rifornirsi. Occorre certamente che l'Italia faccia un grande sforzo finanziario per creare un'organizzazione pratica di sfruttamento razionale di questa immensa zona che ci viene offerta. Ma non è difficile che l'interesse del nostro capitale si svegli davanti a tali prospettive. I coloni, guidati da un ente direttivo unico che elimini i danni della concorrenza, potrebbero lavorare a mezzadria per un certo numero di anni, sapendo però che trascorso il termine saranno proprietari esclusivi del loro terreno. Tale periodo iniziale di controllo è necessario per evitare cessioni anticipate o deviazioni pericolose nel genere delle colture. L'Italia ha accolto con simpatia — e non poteva essere diversamente — tali offerte, ma appare lenta, troppo lenta per la logica impazienza paraguayana, a mettersi all'opera. Una com missione tecnica agraria che deve recarsi sul posto per esaminare i terreni, da vari mesi dovrebbe già esjere in funzione, e non è ancora partita dall'Italia. Gli è che si riconoscono a Roma le granii responsabilità finan ziarie di un tale programma, ed è probabile che una spinta per una decisione più rapida possa venire soltanto dal capitale privato che si offra di appoggiare tale programma. I pàraguayani, consape¬ vcpplaavdbirbrettm voli degli immensi benefìci che tale intervento italiano può portare al loro paese, partono da premesse insolite: non vogliamo, dicono, assorbire gli italiani come altri paesi hanno fatto, ma vogliamo essere impregnati dagli italiani, dalla loro laboriosità, dal loro spirito di iniziativa, dalla loro cultura. Per noi, dicono, sarebbe la rinascita dopo un periodo di lunga stasi inerte, e ci riattaccheremmo alla tradizione artigiana di un tempo quando grazie alle missioni dei gesuiti eravamo un popolo industrioso, il più industrioso di tutta l'America latina. Ci si apre quindi, nel cuore stesso di questo continente, una porta ospitale; ci si offre una possibilità che possiamo qualificare unica, tanto più che il problema della nostra emigrazione permane alla base di ogni nostro avvenire, mettersi rapidamente sul cammino pratico del « fare », rimovendo tutti gli ostacoli burocratici che possono ritardare o far pericolare questa possibilità. Alessandro de Stefani
Persone citate: Cotone
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