Le parole di Madrid di Enrico Emanuelli

Le parole di Madrid Le parole di Madrid (Dal nostro inviato speciale) Madrid, maggio. Il riccio — Pariavo con uno icrittore spagnuolo, vecchio liberale, che non ha mai concesso molto di sè al regime di Franco. Il discorso cadde sulle recenti manifestazioni ostili al Governo e sui probabili giuochi che esse possono nascondere. Gli ricordai che qualcuno, all'estero, le aveva persino immaginate volute dal regime stesso, per risvegliare gli aderenti impigriti e per creare qualche preoccupazione negli americani, sollecitandoli ad aiutare la Spagna. Vedo che sorride come davanti ad ingenue insinuazioni. Poi risponde: c A me pare che questo significhi, prima di tutto, non conoscere gli spagnuoli ed in secondo luogo i militari ed i dittatori. Un militaredittatore come il nostro non arriverà mai ad essere cosi elastico di mente per inventare simili scherzi d'astuzia ». Dopo un attimo, felice di ricordarsi d'un pensiero arguto, esclama: « Inventarsi un'opposizione! » ed aggiunge che già Angel Ganivet — il secolo scorso — aveva suggerito ai cattolici spagnuoli rjl rinunciare alla mancanza d'opposizione, alla assenza degli oppositori. Secondo Ganivet essi avrebbero dovuto noleggiare all'estero e far entrare in Spagna gruppi di protestanti per tonificare il cattolicesimo nella penisola. Il mio ospite si era alzato per togliere da uno scaffale il libro del Ganivet e mostrarmi il passo citato a memoria. Sfogliando le pagine e scotendo la testa, continua a parlare: «No, sono davvero insinuazioni stupide. Sono davvero baie-laggini. Piuttosto che oppositori noleggiati od ammaestrati, qui hanno chiamato Otto Skorzeny, il liberatore di Mussolini ». * Gli rispondo che lo so, avendo letto sul quotidiano Arriba alcuni sciatti articoli che lo Skorzeny scrive intorno all'esercito sovietico. « Non a questo alludo — ribatte vivacemente il mio ospite —, ma al fatto che Skorzeny dovrebbe istruire ed organizzare in parecchie città spagnunle nuove formazioni militari, che i tedeschi ai loro tempi chiamavano riccio, o qualche cosa del genere ». Ala come seccato d'essere finito in simili discorsi, taglia corto: «Non m'intendo di parole cosi strane, riccio, testugr gine, ariete; parliamo d'altro ». P.M.M. — Lungo la strada da Barcellona a Madrid, quasi settecento chilometri, non ho incontrato molte automobili e quasi tutte erano straniere. La Spagna da pochi mési ha aperto la frontiera ai turisti; e questo modo di dire significa che da pochi mesi ha facilitato la concessione dei visti, ha diminuito la burocrazia •i posti di dogana, permette di comperare benzina nella quantità voluta, però pagandola in dollari od in franchi svizzeri. Per gli spagnuoli la benzina è invece razionata, non tutti ne hanno diritto ed anche in questo settore il mercato nero funziona malto bene. Così il consumo della benzina — per gli spagnuoli che vanno a piedi. — è materia di ironia. Infatti su cento macchine che si vedono in circolazione, almeno settanta hanno targhe speciali, che le dicono vetture militari, governative od ufficiose. La maggior parte di queste targhe sono siglate P.M.M. (Parque Mobil Militar), ma lo spagnuolo che va a piedi sostiene che le tre lettere vogliono dire. Para Mi Mujer, cioè Per Mia Moglie; oppure E.T. (Ejercito Tierra), ma lo spagnuolo pedestre sostiene che le due lettere vogliono dire Està Tamhien, cioè Anche Questa; oppure E. A. (Ejercito Aire), ma lo spagnuolo pedone sostiene che le due iniziali valgono come Està Ademàs, cioè Questa Pure. Rispondo, a chi mi racconta simili inezie, che anche noi durante il fascismo, avevamo equivalenti giuochi di parole. « E non servirono a nulla? » mi sento domandare. Dico di no, che sempre risultarono inutili. Il mio interlocutore conclude sorridendo: «Si vede che le mogli dei nostri personaggi ufficiali lo sanno e, per questo, non hanno paura di certe parole ». // dizionario — Il regime di Franco ha saputo tener desto l'amor proprio degli spagnuoli Con un amor proprio vivo e risentito è facile sentirsi spesse volte offesi. Il grande tasto della propaganda interna, sino a qualche mese fa, era il seguente: vedete — essa diceva — il mondo, ci boicotta, nessuna Nazione manda presso di noi i suoi ambasciatori. Quando gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Francia, l'Italia eccetera, mandarono recentemente i loro ambasciatori, in Spagna si gridò forse troppo, come di fronte ad uno strepitoso successo. Quanto era avvenuto, perchè suggerito da ragioni contingenti, da calcolo politico, da tolleranza necessaria, fu invece mostrati! agli spagnuoli come una loro vittoria su gran parte del mondo Da quel giorno, ragionevolmente, gli spagnuoli credettero che essendo finito il boicottaggio, anche i loro guai economici dovessero scomparire. Questo non avvenne; e pure con gli ambasciatori presenti, le condizioni economiche continuarono a farsi più dure. Se, nelle settimane passate, furono possibili agitazioni e proteste a Barcellona, a Bilbao, a Parriplona e, in modo molto più scar so, a Madrid, uno dei motivi che le suggerirono va ricercato nella delusione degli spagnuoli. Erano abituati a sentirsi dire: «Quando il mondo smetterà di boicottarci, allora vedrete che automaticamente tutto andrà meglio »; ed ora, con il boicottaggio finito, tutto continuava come prima. Molti cominciarono cosi a pensare che poteva esserci una turlupinatura e si sentirono offesi. Chi mi racconta queste cose, cercando di farmi capire l'umo¬ re degli spagnuoli, aggiunge: « La nostra propaganda dovrà presto cercare un'altra giustificazione ai guai presenti e, naturalmente, la troverà ». Gli chiedo dove; mi si risponde: « Nel dizionario spagnuolo ci sono moltissime parole ». Huelga — Cerco (ma non sarà facile) di ricostruire, sulla carta, quanto diceva questa sera Agustin S***, conosciuto per la sua facondia. Eravamo nel quartiere vecchio, sotto terra, nella cantina d'una casa che sembra una fortezza. Adesso la cantina è stata trasformata in taverna, con l'insegna La Cuevas di Luis Cadenas. Il Cadenas fu un brigante e forse si nascondeva dove noi ci troviamo a bere vino bianco e la sua storia è raccontata sui muri della taverna e si conclude nel 1809 perchè l'impiccarono. Ai miei amici avevo chiesto se la situazione attuale avesse suggerito qualche parola nuova od un qualche modo di dire inèdito. Allora Agustin rispose: «Niente, non s'è trovato niente e non c'è niente. Noi per primi abbiamo inventato il mercato nero e 10 abbiamo chiamato estraperlo E siamo i soli a conoscerlo ancora. Siamo i superstiti d'un usti che l'Europa ha dimenticato. Siamo stati precoci e lo abbiamo chiamato estraperlo, e continuiamo a chiamarlo così, perchè ad organizzarlo furono i signori Straus e Perloski. Prendendo la prima parte dei loro nomi si ottiene straperlo, poi ci-devi mettere davanti una e perchè noi spagnuoli ignoriamo la esse impura in principio di parola. La ignoriamo perchè non sappiamo pronunciarla. Noi possiamo ignorare molte cose. Io ero a Barcellona qualche settimana fa quando, per protesta, nessuno adoperò per tre giorni i tranvai, che andarono su e giù portando a spasso il conduttore, un poliziotto e le mosche. Io, il secondo giorno, feci finta di ignorare che c'era la protesta perchè mi sentivo senza forze e poi pioveva. Cercai.di salire su una vettura e allora non mi fu più possibile dire che ignoravo. Non mi fu più possibile perchè il conduttore ed .il poliziotto, questo poliziotto erte doveva proteggermi come volontario passeggero, mi dissero di non fare stupidaggini. Mi dissero di scendere. Non potevo ignorare la protesta e non potevo dire, per esempio, che sui giornali non era stampata. I giornali di Barcellona per il primo, il secondo ed il terzo giorno ignorarono l'avvenimento. Poi uno stampò che non era stato necessario scriverne prima trattandosi di un fatto che tutti potevano vedere. «Già, tu cerchi parole nuove. Una parola che ti faccia capire 11 momento. Noi abbiamo inventato la quinta colonna. Si dice che l'abbia annunciata per.-primo il Franco, Ma non è vero. L'ha annunciata il generale Moia. Adesso il generale Mola è una mola che non macina più. E' morto. Egli aveva annunciato che quattro colonne marciavano sulla capitale e che una quinta, invisibile, sarebbe scaturita dai muri. Un milione di pesetas a chi l'ha mai vista. Adesso tutti voialtri, italiani e francesi e americani e inglesi, avete una quinta colonna. C'è adesso dappertutto, tranne che in Spagna. Noi l'abbiamo inventata e poi ceduta. In mpqnrdctadlnitzDsdrosqlBpnqciccb(llllllllllllltllllltlllllllllllllllllllllllillllllilllllllll fondo non risponde alla nostra mentalità. « Parole nuove non ce ne sono perchè la situazione è vecchia. Agli altri riesce difficile capire queste cose. Perchè una parola nuova? Tu sei venuto per vedere la huelga, lo sciopero. Allora devi sapere che huelga vuole anche dire riposo. Adesso c'è battaglia per sapere se la huelga è ammessa oppure no. Il Governo dice di no e vorrebbe che anche la Chiesa dicesse altrettanto. Ma non riesce a farglielo dire: anzi i preti hanno dichiarato il contrario: la huelga per rivendicazioni economiche è permessa d-t Dio. Ma è difficile spiegarti queste cose, che cioè huelga voglia dire sciopero e voglia anche dire riposo. Noi siamo affaticati ed ogni occasione è buona per riposare, anche uno sciopero. Io die» queste cose e non m'offendo; tu le scriverai ed io mi offenderò. Bisognerebbe trovare una parola per spiegare come mai succedono simili cose. Un imbecille, qualche anno fa, voleva invece cambiare gli spagnuoli. Era un imbecille. Inevitabilmente imbecille. Questa è 'una parola antica; noi di nuove non ne abbiamo ». Enrico Emanuelli

Persone citate: Angel Ganivet, Cuevas, Luis Cadenas, Moia, Mussolini, Skorzeny, Straus