Gli americani in Grecia di Paolo Monelli

Gli americani in Grecia ESSERE ENEEE PENDENTE E NON AVER QEJATTRENE Gli americani in Grecia Difficile condizione di avamposto orientale - Storia di due guerre civili e di una durissima lotta - Piani di ricostruzione: gli occupanti diventano impazienti - Ma certi popoli stanno in terra come dèi in esilio: il lavoro è pena, l'ozio è preghiera (Dal nostro inviato speciale) Atene, maggio. Tutto un lato della centralissima piazza della Costituzione, davanti agli alberghi di lusso Re Giorgio e Gran Bretagna, è riservato for officiai busses only (e la lingua del cartello fa capire che una vettura del governo greco non sarebbe officiai,).' grossi omnibus grigioferro con su scritto t American mission », che non fanno che trasportare in arrivo o in partenza militari, ragazze in uniforme o no, borghesi con giacchette da soldato e buste di cuoio, o in maniche di camicia, ma tutti con quelle facce, con quegli atteggiamenti caratteristici che li distinguono a prima vista dagli indigeni, e soprattutto con quei gesti sicuri e spavaldi che hanno gli occupanti nei paesi occupati. (Che dopo cinque anni dalla fine della guerra gli americani non siano ai.cora stufi di uniformi e di gesti militari, che anche le loro donne continuino a camuffarsi con giubbe e bustine e cinturoni è gran meraviglia, o malinconico indizio). Sono due o tre migliaia; e non si mescolano con la gente, non danno confidenza^ Hlllliiilliiiliiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilllll abitano per conto loro in un quartiere lontano, oasi di fresco e di verde nell'arsa Attica, Kcphisia, che dai tempi di Erode Attico ad oggi è il soggiorno estivo dei ricchi ateniesi, ove hanno preso in affitto numerose villette e tre o quattro alberghi. Avevano più familiarità i greci dell'antichità con i loro dèi che i nuovi greci con questi nuovi signori; almeno allora poteva succedere, per esempio, che per ingraziarsi gli ateniesi Minerva e Nettuno venissero a gara sull'Acropoli, e l'una fece sorgere un ulivo dal suolo, e l'altro con un colpo di tridente fece sgorgare una fonte di acqua marina, con tutto il popolino intorno che discuteva quale dei due doni fosse il più utile (tenuto conto anche del significato simbolico, che non poteva sfuggire a quegli acutissimi ingegni). Il re e la regina « American mission >: sotto questo nome modesto c'è una specie di governo nero, la missione per l'esercito, quella per la marina, quella per la aeronautica, quella per gli affari economici; e di tutte e quattro è a capo Z'ambascia- llllllillliiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilillliiiiiliiiiillilllllii o a tor - degli Stati Uniti che è in tal modo a sua volta, data la autorità che gli viene da quegli organi, una specie di re nero del paese; o se volete, il governatore. Considerando la cosa dal punto di vista costituzionale, la Grecia è un regno indipendente, con un re che fa il suo mestiere di re lasciando la politica ai ministri ed egli andando con la moglie per le province a sorridere ai sudditi, d baciar bambini, a passare in rivista soldati, a inaugurare opere nuove (tutti dicono che lui e la regina hanno fatto molto bene questo mestiere, specie al tempo della guerra civile, sì che oggi nessuno solleva più la questione della monarchia 0 della repubblica, nemmeno i liberali che si sono sempre dichiarati repubblicani, nemmeno il generale Plastiras capo di un partito dalle idee sociali vagamente socialdemocratiche e che fu uno dei capi del movimento rivoluzionario che mandò in esilio re Giorgio II, fratello del re Paolo attuale, e proclamò la repubblica); con un re, dicevo, ed un consiglio dei ministri responsabile, ed un parlamento che legifera. Ma nella pratica la Grecia, capitata per sua sventura e per la sua condizione geografica in mezzo alla lotta per l'egemonia fra Russia e America, è diventata un elemento troppo importante di questa lotta per darsi il lusso di fare a modo suo; e siccome non può vivere che grazie all'aiuto americano, avete un bel definire gli aiuti < soccorsi > o « prestiti » o « reliefs>, chi li dà ha sempre la mentalità di chi dà uno stipendio e vuole il corrispettivo in lavoro e in rendimento, e chiede conto come quello stipendio viene speso. Si che, poco o molto, la Grecia ha perduto qualcosa della sua indipendenza; e non la ritroverà finché non cesserà dalla sua condizione di avamposto orientale, o fin quando non avrà dato ai suoi protettori la certezza che può vivere e difendersi da sola. Anni di rovine Imperversava la guerra civile quel 12 marzo 1911, quando il presidente Truman pronunciò quel suo discorso che fu poi definito <la dottrina di Truman >, nel quale disse che la difesa della Grecia e della Turchia dalla minaccia russa era interesse diretto dell'America, e intanto chiedeva alle Camere, che approvarono la proposta, di mandare subito alla Grecia 250 milioni di dollari per vivere e rimettere in sesto l'esercito. I comunisti, bene armati e organizzati, occupavano più dei due terzi del paese, le province del nord, il Peloponneso, nel resto s'accendevano ad ogni istante focolari di ribellione, bande armate stavano sul Parneto, a pochi chilometri da Atene, pareva imminente la loro vittoria definitiva; l'esercito, male armato, non osava uscire dalle guarnigioni, il governo era sconcertato, la definizione che ne avevano dato gli avversari, di € reazionario > e fascista >, trovava credito in vasti strati della popolazione (ed anche presso parte della stampa amica all'estero); questa guerra, disse allora un uomo politico, oggi vicepresidente del consiglio, il Papandreu, < è un conflitto fra una sedizione onnipresente ed un governo onniassente >. Questo era il secondo tentativo dei comunisti d'impadronirsi del potere; ce n'era stato uno prima, fra la fine del '44 e la metà del '45, soffocato dall'intervento delle truppe britanniche, e concluso con un accordo (accordo di Varkisa) per cui i comunisti, in cambio della promessa di «n'amnistia, si obbliga^ vano a consegnare le armi. Ma come disse poi lo Zachariadès, segretario generale del partito comunista, quell'accordo era stato < una ritirata tattica per riorganizzarsi e sferrare un nuovo attacco >. E questo avvenne alla fine del '46, dopo il plebiscito per il quale il re Giorgio II era tornato sul trono; scoppiò la seconda guerra civile, che qui chiamarono guerrilla, k che durò fino a poco meno o o a a a a i e a a a ri o o di e n ra allItllllllllllllllllIflIIIIIIIIIIllMIIIIIIIIIlllllllllIllllll ItlllllllllllllIlllllllltUIIIIIIIlllllllllllllllItlIlllll* di un anno e mezzo fa, novembre del '49. Furono tre anni di rovine, di ammazzamenti, di tumulti, di turbamenti di ogni genere, dalla deportazione di intieri paesi e dei bambini di intiere regioni alle esecuzioni capitali, al cosiddetto « boicottaggio ». che fu la distruzione arbitraria ed inutile di edifici, di fabbriche, di ospedali, di biblioteche, di officine elettriche; le cifre dicono più di ogni descrizione, 55.000 cittadini in cifra tonda uccisi dai comunisti (fra cui fucilati 120 medici, 240 maestri, 215 preti, 240 capi di sindacati od organizzatori), 18.000 caduti dell'esercito regolare, 82.000 comunisti uccisi in combattimento o fucilati, 46.000 deportati oltre frontiera fra cui quei 25.000 o 28.000 bambini di cui furono piene le cronache e di cui le madri attendono ancora il ritorno (una settantina sono tornati, si conta che siano restituiti quelli che furono trasportati in Jugoslavia e vi sono rimasti, per gli altri si è perduta ogni speranza); 1.600 scuole, 306 chiese, 46.000 case distrutte o danneggiate, 241 casi di distruzione di edifici di pubblica utilità, ospedali, officine, ecc. Verso l'autunno del '48 la situazione volse a favore del governo; il generale Papagos, con un esercito di duecentomila uomini, ricostituito e riarmato con i denari dell'America, dopo aver ripulito il Peloponneso, liberò rapidamente nel corso del 1949 le province del settentrione (alla vittoria greca contribuì naturalmente anche la scissione fra il maresciallo Tito e il Cominform) ; la vittoria fu tanto definitiva quanto grande era stato il pericolo; nel dicembre del '49 nessuno osava andare da Atene a Patrasso, oggi si viaggia in automobile in ogni parte dello stato, di giorno e di notte, senza il menomo timore. Ma non era ancora terminata la guerra ci-uile che gli americani divennero impazienti, insistevano che i greci si buttassero con lo stesso impegno alle opere di pace, che impiegassero i denari che ricevevano e che Dovrebbero ricevuti (alla fine del '49 arrivò la missione ECA con gli aiuti del pianò Marshall) ad opere di pace ed alla ricostruzione. E compilarono, e presentarono al governo greco perchè li mettesse subito in esecuzione, bellissimi piani di ricostruzione, minuziosi, vasti, che andavano dalla riduzione delle spese militari alla riforma del sistema fiscale, dal controllo dei prezzi e delle importazioni al licenziamento degli impiegati superflui; tutte belle cose, ma che sonavano sgradite alle orecchie di parte della popolazione, si urtavano all'ostilità di chi temeva di perdere il posto, e dei miHfari che si vedevano messi in disparte troppo presto, e del popolino, che al primo annuncio di quella riforma vide rincarare i prezzi del mercato. Riforme sulla carta E poiché parve loro che i vari governi che si succedevano rapidamente l'uno all'altro (perchè' appena terminata la guerra civile era ricominciata la gara per il potere fra i liberali e i conservatori e i partiti ed i gruppi di sinistra, Venizelos e Tsaldaris e Papandreu e Plastiras, ora collaboranti ora dissenzienti gli uni dagli altri) cominciarono ad accusare i greci di cattiva volontà, ed imposero le nuove elezioni con un tono d'imperio che irritò molti. Peggio fu quando l'ambasciatore americano Grady, un diplomatico severo, massiccio, perentorio, prendendo ombra dal fatto che il liberale Venizelos aveva fatto un gabinetto alleandosi con i conservatori ed escludendone il generale Plastiros, grato agli americani per le sue idee di sinistra (gli americani si erano lasciati prendere un pòco al gioco dei comunisti, e appena si parlasse di partecipazione al governo dei conservatori, sùbito quel governo gli appariva < reazionario e fascista », e ne avevano tanta paura come i comunisti), peggio fu, dicevo, quando lo ambasciatore Grady mandò una lettera al capo del governo, e nello stesso tempo la comunicò alla stampa, con la quale esponeva un programma di riforme da farsi subito e senza tentennamenti, faceva capire che ogni ritardo a porre in esecuzione tale programma poteva portare alla diminuzione o alla sospensione degli aiuti, e fra le righe esprimeva l'opinione che l'attuale Gabinetto ' non era abbastanza popolare e stabile per il compito che doveva assumersi. Il re prese cappello, un giornale scrisse che < Washington usa sistemi che mettono la Grecia nella condizione di un protettorato e alimenta la propaganda russai, Venizelos si dimise, andò al governo Plastiras, ma le riforme, si dolsero alcuni mesi dopo gli americani, « erano rimaste tutte più 0 meno sulla carta*. Il posto di "mugugnatore,, Oggi i rapporti fra greci e americani sono migliori, l'angoloso Grady se n'è andato, il nuovo ambasciatore John E. Peurifoy è un giovanotto svelto, comprensivo, che ha dichiarato subito la sua < complete neutrality » di fronte alla politica interna, pure aggiungendo che prenderà a'cuore ogni problema della Grecia nel campo dei rapporti internazionali (il che è avvenuto, e si deve alla sua attività la proposta americana di far partecipare la Grecia e la Turcha al Patto Atlantico). D'altro canto c'è chi afferma che il disinteresse degli americani nelle faccende interne greche deriva dal fatto che essi hanno perduto ogni speranza di vedere eseguiti con rapidità e l'esattezza che vorrebbero i loro piani di ricostruzione. E il posto di mugugnatore lo ha preso il capo della missione ECA che il settembre scorso con tono altrettanto perentorio di quello del signor Grady annunciò una riduzione di 67 mi'ioni di dollari sulla quota ECA per la Grecia, < perchè la condizione delle cose non permette un savio uso della somma che era già stata assegnata*. Gli americani sanno benis- Simo che ormai non possono MlllllllllllllMIIIIIMIIIMIIIIMIIIIIIIIlllllllllllllll più abbandonare i greci al loro destino (e per vero, l'anno scorso la quota greca 6 stata ridotta di 67 milioni, oggi i giornali annuncia/no < un aiuto complementare dell'ECA alla Greci* »: 250 milioni di dollari in più del piano previsto da dividere fra la Grecia, la Turchia, PAustria e l'Islanda; e certo la quota greca sarà almeno un terzo della somma totale); ma per. questo mugugnano; non pensano che la guerra civile è finita da soli sedici mesi, non guardano a quello che si è già fatto, al miglioramento delle comunicazioni, alla produzione industriale aumentata del 30 per cento rispetto a, quella del 1939, alla produzione agricola portata allo stesso livello dell'anteguerra; guardano le statistiche delle esportazioni in diminuzione (non pensano per esempio che se i greci non riescono più ad esportare il loro tabacco la colpa è di lor signori, che hanno imposto all'Europa le loro sigarette < gusto Virginio > si che nessuno trova più piacere nel mite e assai meno velenoso tabacco grecotj; guardano le statistiche della popolazione e gridano, « smettete di crescer» e di moltiplicarvi >. Gli americani sono gente pratica e semplice, credono che tutti i popoli siano eguali, e differiscano solo nella minore o maggiore capacità di far denari. Come possono immaginare che ci siano popoli che stanno in terra come dèi in esilio, come Savinio dice dei napoletani e dei greci, per cui il lavoro è pena, sia pur necessaria, e l'ozio è contemplazione e preghiera! Se leggessero gli antichi, si meraviglierebbero meno; leggerebbero in Erodoto, che scriveva cinque secoli prima di Cristo, che < la povertà è sempre stata compagna dei greci, ed essi la vincono solo grazie alla furberia*; leggerebbero in Platone che i sacerdoti egiziani dissero a Solone che era andato a studiare i loro segreti, < Solone, Solone, voialtri greci siete sempre fanciulli, non ci sono vecchi fra voi; ogni generazione vi ritrova giovani e inesperti, come non vi servisse a nulla l'esperienza del passato e la saggezza dei vecchi ». Paolo Monelli lllllllllllllllllllllllllllllllllllllimilllllllllHllllllt Maria Antonietta decorri, la sartina che ha sposato a Regina Coeli un detenuto ricchissimo, ha un volto vivace e aggraziato: è qui fotografata nella sua stanzetta di lavoro subito dopo la cerimonia delle nozze. (Telefoto)