L'on. Scelba risponde alla Camera alle interpellanze sulla fine di Giuliano

L'on. Scelba risponde alla Camera alle interpellanze sulla fine di Giuliano L'on. Scelba risponde alla Camera alle interpellanze sulla fine di Giuliano Nessuna taglia fu pagata per la cattura del bandito di Montelepre - Il col. Luca restituì al governo i fondi speciali messi a sua disposizione per le operazioni del C.F.R.B. - "L'accertamento di ogni responsabilità spetta soltanto all'autorità giudiziaria,, Roma, 10 maggio. Nessuna rivelazione sensazionale è stata fatta oggi alfa Camera sulle esatte circostanze dell'uccisione del bandito Giuliano, e quelli che le attendevano, sia per una speculazione politica, sia per morboso interesse, sono stati rinviati dalie concise dichiarazioni del Ministro dell'Interno all'aula della Corte d'Assise di Viterbo, dove attualmente si celebra il processo a coloro che parteciparono alle stragi del banditismo siciliano sotto la bandiera del fuorilegge Giuliano. Saranno quindi i giudici, in definitiva, a dire l'ultima parola sulla fosca vicenda ed a rispondere, su un piano di alta giustizia, anche alle domande poste oggi dai presentatori delle interpellanze e interrogazioni alla Camera, on.lj Guadalupi (P.S.I.), Berti (P.C.I.) e Nasi (P.S.I.). Il Ministro degli Interni L'interpellanza dell'on. Guadalupi si richiamava all'autoaccusa di Pisciotta circa l'uccisione del bandito Giuliano, e chiedeva all'on. Sceiba se riteneva di confermare la versione del colonnello Luca, accettata come ufficiale dal Governo. L'interpellanza dell'on. Berti insisteva, invece « sulle circostanze che hanno portato all'uccisione del bandito Giuliano anziché al suo arresto, e su quanto risulta agli organi di polizia ed al Governo sull'utilizzazione a scopo politico delle formazioni del banditismo e della mafia. L'interrogazione dell'on. Nasi, infine, intendeva conoscere « per opera e nell'interesse di chi avvenne l'uccisione del bandito di Montelepre ». Nello svolgere le loro tesi, i deputati di opposizione hanno allargato il raggio delle loro critiche, si sono richiamati all'oscuro periodo delle lotte per l'indipendenza siciliana, delle ingerenze straniere, dell'eccidio di Portella della Ginestra, del connubio tra banditismo, mafia ed esponenti della politica. Guadalupi è tornato a rinnovare la sua antica richiesta di una inchiesta parlamentare nell'isola, ed a proposito dell'uccisione di Giuliano ha fatto insinuazioni e domande, forte anche di una inchiesta da lui compiuta a Castelvetrano in unione al deputato comuni sta Giuliano Pajetta. Tra le domande alcune suonavano cosi: dove è andata a finire la maglietta di Giuliano? E' vero ohe Luca lasciò a Pisciotta un salvacondotto col nome fal'so? e via di questo passo. Ma il Ministro dell'Interno non ha risposto a tutto questo, ed in certo senso, senza venir meno ai suoi doveri di ministro e di uomo politico, ha messo la parola fine, sul piano parlamentare, al « caso Giuliano ». Ecco il suo discorso: SCELBA -=-I quesiti posti nell'interpellanza dell'on. Guadalupi furono da me già prospettati in sede di' commissione della Difesa il 26 luglio '50 allorché venne esaminato il disegno di legge per la promozione del colonnello Luca e di altri ufficiali del Corpo Forze Repressione Banditismo. Ad una domanda dell'on. Guadalupi il quale aveva compiuto una sua personale inchiesta in Sicilia, risposi ampiamente. Espressi allora la speranza che il disegno di legge approvato all'unanimità dal Senato raccogliesse anche i suffragi della Camera. Sottolineai che i fatti, in contrasto con la tesi sostenuta dall'opposizione, dimostravano sempre la ferma volontà avuta dal Governo di stroncare il banditismo siciliano. Quanto alla mafia, ebbi ad affermare che il Governo avrebbe fatto tutto il necessario contro di essa qualora la mafia violasse la legge, senza preoccuparsi delle pretese conseguenze politiche. Inoltre confermai pienamente la versione data dal colonnello Luca sulla fine di Giuliano. Successivamente è intervenuta un'altra accusa; si domanda al Ministero che cosa ne pensa delle « rivelazioni » di Pisciotta. Ebbene, io rispondo che spetta al magistrato decidere sulle dichiarazioni di Pisciotta: l'autoaccusa del luogotenente di Giuliano dinanzi alle Assise di Viterbo costituisce un fatto delittuoso ed èj1 compito non della Polizia, ma del magistrato penale di occu parsene. Se il Ministro dell'In terno facesse qualche dichiarazione al riguardo verrebbe a lui imputato di volere influenzare l'accertamento della verità in sede giudiziaria. Il prestigio degli ufficiali Riguardo poi alla volontà di stabilire un collegamento tra la fine di Giuliano ed il triste episodio di Portella della Gì nestra, debbo rilevare che prò prio in questi giorni si svolge il processo contro gli autori dell'eccidio, ed il magistrato deve giudicare non solo degli esecutori materiali, ma anche degli eventuali mandanti, se esistono. Non è questo un compito del Ministro degli Interni: evidentemente si dimentica che il Paqdecnnppszldtqg j1 Potere Giudiziario in Italia è assolutamente autonomo, e questa autonomia è sancita dalla Costituzione che venne elaborata da tutti i partiti congiuntamente. Per questo stesso motivo non posso rispondere a talune domande dell'on. Guadalupi che—riguardano atti della polizia giudiziaria e che sono stati compiuti sotto la direzione del procuratore generale della Corte d'Appello di Palermo. Ma ad una domanda di carattere «popolaresco», pur trattandosi di materia nella quale non sono tenuto per legge in alcun modo a rispondere, ed in alcuna sede, voglio invece fare eccezione. Si fratta della taglia pagata per la cattura di Giuliano e dei nomi di coloro che l'avrebbero riscossa. Nessuna taglia è stata pagata per la cattura del bandito. Tutte le voci messe in giro al riguardo sono malevole e prive di fondamento. Aggiungo inoltre che mezzi finanziari speciali messi a disposizione del comandante Luca furono restituiti al Governo dal colonnello, il quale affermò di non averne avuto bisogno. A questo proposito voglio rendere testimonianza a questo ufficiale perchè In nove mesi, senza una sola perdita delle forze di polizia, e mercè sua il C.F.R.B. ha distrutto il banditismo in Sicilia cancellando una pagina dolorosa del nostro dopoguerra. E dico questo perchè l'onore ed il prestigio delle Forze armate e dei loro ufficiali debbono stare al disopra delle lotte dei partiti e di ogni speculazione 0 « caccia al sensazionale », ed anche perchè la stragrande maggioranza del popolo italiano è paga che rautorità dello Stato abbia trionfato anche in Sicilia e la Sicilia è paga della riconquistata sicurezza. (Applausi al centro ed a destra). Nelle loro repliche gli interpellanti non si sono dichiarati soddisfatti e ancora una volta si è tornati ad insistere su quelle argomentazioni che avevano provocato la messa a punto del ministro Sceiba. E' stata quindi ripresa la discussione della legge sulla difesa civile con un Intervento dell'on. Ferrandi (P.S.I.) conclusasi alle 21,20 dopo due ore circa di serrata oratoria. Appare sempre più chiaro che il dibattito in corso sulla difesa civile a Montecitorio finirà con l'essere sfruttato a fini elettorali: i comunisti ed 1 socialf usionisti sono decisi ad attuare l'ostruzionismo, e non a caso il gruppo comunista ha deciso che 20 deputati inter¬ vengano nel dibattito presentando emendamenti. Anche i deputati socialisti democratici tenteranno di ottenere correzioni ed emendamnti al progetto.