60 miliardi di dollari per il bilancio militare di Gino Tomajuoli

60 miliardi di dollari per il bilancio militare Uit messaggio di Trumati al Congresso 60 miliardi di dollari per il bilancio militare L'aumento dei prezzi e la ripartizione delle materie prime è (Dal nostro corrisoondente) Washington, 30 aprile. Dopo quattro mesi di discussione si è giunti oggi all'approvazione del Congresso al bilancio della Difesa per l'anno 1951-52, che per la prima volta nella storia degli Stati Uniti è salito in tempo di pace alla astronomica cifra di 60 miliardi e 700 milioni di dollari. Materiale moderno Le richieste iniziali delle Forze Armate ammontavano a 101f miliardi, ma il bilancio preventivo presentato in gennaio dal Presidente le aveva già ridotte pressapoco alle attuali proporzioni. Al Pentagono si dichiara però che se la guerra coreana continuerà dopo ^la fine di giugno, o se la «g-serra fredda» si estenderà ad altri settori mondiali, bisognerà richiedere nuovi importanti stanziamenti straordinari. Circa 35 dei sessanta miliardi verranno spesi per l'acquisto di navi, aerei, artiglieria carri armati, munizioni, mia- ,s| tndpvrpaplaRadgfiiiiMiiiiiiiiiiuiiiiiiini iitiiniiiiiiiiini iiiiiiiiii a a à ,sili ed equipaggiamento elet| tronico. Solo per aerei verranno spesi quasi quindici miliardi, cifra che molti tecnici e parlamentari ritengono tuttavia insufficiente. Oggi, per esempio, il senatore Cabot Lodge ha chiesto che per ognuno dei prossimi tre anni si spendano 25 miliardi per dotare gli Stati Uniti ed i loro alleati di una forza aerea almeno eguale a quella della Russia. lì materiale che verrà acquistato ed ordinato — ha detto Truman nel suo messag gio al Congresso — sarà del tipo più moderno « ed adatto ai diversi compiti impostici dalla lotta che dobbiamo affrontare. Non esiste un' arma unica, una linea Maginot, che ci possa garantire la sicurezza. Dobbiamo così essere preparati ad usare interamente le grandi risorse della nostra economia per produrre tutto ciò che sarà necessario per la no stra protezione e per preser vare la libertà del mondo ». Nel nuovo bilancio non sono iiiiiiiiHiuniiHiiiKiiMiiiiiiiiiiifitiiiiiiiiiiiitiuiti compresi gli undici miliardi di dollari per l'assistenza civile e militare agli alleati atlantici, il cui programma sarà presentato al Congresso dopo la fine del dibattito senatoriale sulla politica estera, che comincerà giovedì davanti alla Commissione per le Forze Armate colla deposizione di Mac Arthur, a porte chiuse. Come ha annunciato stamane l'amministratore dell'ECA, Foster - dopo aver discusso la. questione con Truman - per il quarto anno del Piano Marshall e cioè per gli aiuti alla ricostruzione delle economie europee, verrà speso meno di un miliardo: tutto il resto costituirà il contributo americano ai programmi di riarmo degli alleati. L'approvazione del nuovo bilancio sembra sicura perchè entrambi i partiti sono in sostanza d'accordo, sia pure per sostenere due politiche antitetiche, nell'adozione del vasto programma di riarmo. Se, per una volta tanto, non si profilano gravi difficoltà all'interno, il nuovo bilancio militare americano è destinato a far scoppiare una complicata discussione fra alleati. Per l'esecuzione del programma di riarmo saranno necessarie quantità immense di materie prime, anzi di quantità superiori alle attuali disponibilità mondiali, specie per lo zolfo la cui scarsezza è ora la più acuta, la lana, il cotone, il manganese, il molibdeno. Tanto per citare solo alcuni dei più significativi dati della questione, nel '50 (quando cioè il programma di riarmo incise solo per il 22-25 per cento sulla produzione totale americana) gli 8tati Uniti hanno ac- • quistato ed assorbito il 63 per cento della produzione mondiale di rame, il 65 di quella dello stagno, il 1/3 dei caucciù, il 21 della lana, il 9K dello zolfo, il 30 del cotone. Conseguenze in Europa La enorme richiesta americana ha fatto aumentare i prezzi di queste materie prime del 105% per il rame e lo stagno, del 180% del caucciù, del 250%. per la lana, del 25% dello zolfo, del lf0% del cotone. Lo stesso Charles Wilson, attualmente a Parigi, ha ammesso che la inflazione interna e l'aumento dei prezzi internazionali delle materie prime hanno ridotto la capacità di acquisto dei bilanci militari di quasi il 20 per cento. Conseguenze ancora maggiori lianno dovuto subire le economie europee. Ma finora gli americani, impegnati a mettere in moto la loro gigantesca macchina produttrice, o non si erano accorti o non hanno voluto accorgersi delle difficoltà che gli alleati incontravano nella esecuzione dèi programmi di riarmo, programmi che erano stati calcolati sulla possibilità di ottenere assegnazioni di materie prime strategiche a prezzi non troppo diversi da quelli in corso nel momento in cui venivano compilati i programmi stessi. Ci sono volute le dimissioni dei ministri inglesi Bevan e Harold Wilson e gli allarmi di Eisenhoioer per richiamare bruscamente la loro attenzione sulla estrema gravità del problema. Si ammette ora apertamente, come scrive Ferdinand Kuhn sulla Washington Post, che si è commesso un errore « ponendo le esigenze americane in testa a tutto e lasciando agli europei le briciole. Per esempio, della intera produzione americana dì macchine utensili (che con il problema delle materie prime è oggi il principale ostacolo che limita la produzione bellica europea), si decise di assegna* re il 70 per cento all'industria bellica nazionale, più del 20 per cento a quella civile ed alla Commissione per l'energia atomica ed il resto ai bisogni difensivi dei popoli europei ». Finora il Governo si è preoccupato solo della spìnta inflazionistica che ritiene di poter controllare con l'aumento progressivo delle tasse dirette e indirette per mantenere il potere di acquisto in armonia con la disponibilità dei beni di consumo. Ma poco si è fatto per risolvere gli aspetti internazionali della espansione industriale americana e soprattutto quelli che frenano e minacciano di fallimento i programmi di riarmo e di ricostruzione del resto del mondo. Si spera che nelle sue conversazioni di Parigi e specie in quelle di Londra con gli esponenti degli organi economici del Nato, Wilson trovi il modo di conciliare le richieste americane con quelle degli alleati e si giunga ad una soluzione del problema delle materie prime e dei loro prezzi. E' convinzione corrente però che la questione delle assegnazioni sia destinata a durare a lungo, a meno che anche gli Stati Uniti non adottino una politica di riduzione su larga scala delle produzioni e dei consumi civili. Gino Tomajuoli

Persone citate: Cabot Lodge, Charles Wilson, Ferdinand Kuhn, Foster, Harold Wilson, Mac Arthur

Luoghi citati: Europa, Londra, Parigi, Russia, Stati Uniti, Washington