Sfilano cinque secoli di moda attraverso 200 capolavori di pittura di Clara Grifoni

Sfilano cinque secoli di moda attraverso 200 capolavori di pittura SI E' J/YAUGURATA LA MOSTRA A PALAZZO MADAMA Sfilano cinque secoli di moda attraverso 200 capolavori di pittura Un avventuroso e patetico viaggio intorno a un mondo che per merito dell'arte ha resistito alla fuga del tempo Non è In prima, volta che i saloni di Palazzo Madamaservono da sfondo a una rassegna della Moda, Mai, poro, la Moda ci ha offerto vèsti cosi eccezionali, che portano la firma di Cranach, Rubens, van Dyck, Goya, Manet e via. dicendo, ne < modelli > come questi, che si chiamano Maria Leczinsky, Doge Pallavicini, Enrico Vili, Hélène Fourment eccetera: e mai, prima d'oggi, si è pensato di ricostruire attraverso l'arte i vaneggiamenti, le stramberie e i paradossi della moda. Questa, mostra hors-ligne fu ideata circa un anno e mezzo fa dall'Ente della Moda, quindi realizzata faticosamente, ma splendidamente da un gruppo di studiosi d'arte (Carlo Aru, Marziano Bernardi, Anna Maria Brizio. Noemi Gabrielli, Vittorio Viale). Ieri, con l'intervento delle autorità, il prefetto Carcaterra, il vice sindaco Signorini, il questore Ferrante, il Conte Filippo Giordano delle Lonze, che ha pronunciato il discorso inaugurale, il dottor Vladimiro Rossini e una compatta folla d'invitati, si è aperta al pubblico; per due mesi le 100 opere che la compongono, dipinte sul vivo in tutti i modi della pittura e affluite qui da ogni parte d'Europa, documenteranno ai visitatori un grosso lembo di storia. Si va dal '400 al '900, dall'ignoto Maestro del Cassone Adimari a Renoir .e Giacomo Grosso; cioè dalla moda dei cappelli a cono, le famigerate < corna del diavolo > che tanto sdegnarono i moralisti, a quella dei baldanzosi < taglioni > che scatenarono i caricaturisti. Anche quando la moda fu austera, diciamo nel medioevo, l'abito femminile ebbe sempre la funzione di attirar lo sguardo maschile; una certa quantità- di < eccitamento > era affidata ai rigidi corpetti, ai guarnelli bordati di pelliccia e ai copricapi dal velo fluttuante delle castellane ritratte da Jacobello del Fiore o da Gentile Bellini; le quali hanno un loro sex-appeal, che corrisponde al tipo esletico del momento: E il più curioso è questo: non tanto la foggia degli abiti determina lo stile di un'epoca, quanto la silhouette della donna che cambia regolarmente di secolo in secolo (come faccia a mutar di corpo non si sa: 6 forse di gommaf). Lunga ed esile nel periodo feudale, con mento aguzzo, colio a colonna e spalle strette, la donna- comincia a inturgidirsi nel '500, sotto l'armatura del vertugadln. E' bianca e bionda come una bignola; ha occhi stupefatti, sopracciglia a metà della fronte e una fronte enorme, su cui tende reti di perle come la Laudomia de' Medici dipinta dal Bronzino o inalbera i prfmi autentici cappelli (vedere, in una piccante tavola del Cranach, quelli de < Le tre damigelle >). , Quando San Paolo disse: < Le donne abbiano il capo coperto » non sapeva certamente di offrire un'esca al diavolo. Sul capo delle donne, un po' alla volta, il diavolo ha messo di tutto, sotto forma di cappelli; e dal Rinascimento in poi, ogni cappello è una sfida alla virtù, e al buon senso. Dal 'non in su, la moda italiana detta legge e le sue bambole — i figurini dell'epoca — viaggiano da una Corte all'altra, visto che soìi le regine a influenzare il vestire. Belle sete di Milano, velluti di Venezia, broccati e broccatelli fiorentini con ricami di fiori, fiamme, uccelli, cornucopie, abbigliano le sontuose dame ddzrtqsrdnFvfpmdiMddtppfcdesDMgvsupcapcdgsdcdmgsvlsdn<tsatmguvpnFnnMiisciLeifitiiiiiiiit<)i:iiiii unii iiiiifiiiiiitiiiiiii drl Forabosco e di Corneillr de Vos e sinanche le ragazzine di Van Dyck e del Moreels (disegnatori e tessitori troveranno cento ispirazioni, a questa mostra). Gli uomini sono altrettanto pomposi, ca richi 7norti di fronzoli. Gnor dateli nelle tele dello Strozzi e nelle composizioni di Lavinia Fontana: ostentano pose spavalde alla moschetterà sotto il feltro piumato; hanno baffi e pizzo; uanno letteralmente matti, e si vede, per il merletto di Venezia.. Poi il Settecento, spiritoso e incipriato. Tre sale di Palazzo Madama, ospitano i ritratti delle donne più femminili e degli uomini meno maschili di tutti i tempi, le une e gli altri persi in un delirio di jabots, paramani, mazzolini, guardinfanti, nei, tacchi rossi, parrucche, tricorni, occhialetti, pendagli, bautte, che d'ognuno di essi fanno una vetrina in cui si espongono oggetti preziosi. Di quadro in, quadro, dal Mengs a Roslin a Pécheux, i guardinfanti si allargano e diventati capaci di tutto: di nascondere un innamorato, come una gravidanza clandestina. E, prego, un'occhiata alle parrucche: sempre più alte, infine altissime, vere foreste di capelli e di parassiti — è molto chic schiacciarli col pollice — decorate con ogni sorta di oggetti, alberi, case, navicelle, o sormontate da poufs di garza cimieri a panache, t quali diventano sempre più grandi con l'approssimarsi del 1789 (t dimostrato che i cappelli femminili si allargano prima delle guerre o dei capovolgimenti sociali). Ed reco la Rivoluzione : via le trine, i tacchi, i paniers, le parrucche, le brache. Sparisce anche il tricorno, lasciandosi dietro un cugino, il bicorno, e appaiono, insieme alle < robes en chemise > per le cittadine, i pantaloni lunghi e stretti per i cittadini. Dopo di allora, la moda è un continuo travesti che si riverbera fedelmente nella pittura, dove una generazione di ninfe succede a una generazione di matrone e viceversa, mentre passano dal jabot al cravattone di seta e al colletto duro. Fra il 1840 e il '70 si scatenano tutti gli orrori, culminando nella ferrea, gabbia della crinolina lanciata da Eugenia di Montijo, l'ultima sovrana che influenza la moda. In seguito, il posto delle regine vien preso dal demi-monde poi dal palcoscenico c, molto più tardi, dal cinematografo. Cosi, un passo dopo l'altro, aacpapstmmtcuqncdTDLncaTzfatbrilamsgvvgsìdtsIrtmlulr.. . ., v9 "?.™A"' ! ctrcoiraattdniiiiiiniiuiiiiiiiniiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiMiiiiiii arriviamo ai boa di struzzo, agli ombrelli, alle romantiche capotes delle donne fine e primi-di-secolo, che escono così ariose dal permeilo degl'impressionisti; e qui finisce il nostro avventuroso, nonché patetico viaggio intorno a un mondo che ha resistito, per merito dell'arte, alla, fuga del tempo r alla veloce fine d'ogni cosa. E se si volesse trarne una conclusione potrebbe esser questa: nella moda tutto è nuovo e tutto è vecchio, dato, che il nuovo si fa col vecchio dimenticato. Clara Grifoni Tiliiiiiiiiiifiiii)iiiiiiiiiiiiiitiictiiiiiitiiiiiiiiiiiiifii

Luoghi citati: Europa, Milano, San Paolo, Venezia