Sulla ferrovia per Kiev a 35 chilometri all'ora

Sulla ferrovia per Kiev a 35 chilometri all'ora LON. CUCCHI NARRA IL SUO VIAGGIO IN RUSSIA Sulla ferrovia per Kiev a 35 chilometri all'ora Il "visto,, per apostarsi all'interno è necessario anche ai russi - Prima classe di gran lusso Molte donne al lavoro • Città antica che ricorda Napoli - Un bacio fragorosamente applaudito Dobbiamo prepararci alla partenza per Kiev; ci vengono riconsegnati i passaporti che erano stati ritirati all'arrivo e siamo avvertiti che al mattino dopo alle 11 dovremo partire col treno, su cui sono già stati fissati i posti. Esaminiamo il passaporto e troviamo un timbro che ci autorizza ad andare da Kiev a Leningrado. Per viaggiare nell'Interno dell'Unione Sovietica è necessario un visto non solo agli stranieri, ma anche ai russi; infatti anche gli Interpreti se lo son procurato. Al mattino ci rechiamo alla stazione con vari taxi e veniamo introdotti in una sala d'aspetto con pareti di marmo, tappeti a terra, divani di velluto rosso. Sembrandomi la sala troppo lussuosa, mi guardai attorno e vidi sulla porta una targa che diceva: « Riservata ai Deputati al Soviet dell'Unione ». In ogni stazione entreremo ed usciremo sempre per una saletta del genere. Nel raggiungere il treno osservai che la massa dei viaggiatori attendeva nell'atrio, seduta sulle valigie e in una sala d'aspetto con panche di legno. Ci fanno salire su un treno in cui vi sono solo vetture letto e ci spiegano che per i brevi percorsi vi sono vetture con posti a sedere e per i lunghi percorsi solo vetture letto. Il capo delegazione, le due signore, R., P. e i socialisti hanno i posti in prima classe, gli altri in seconda. itititiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiii Al momento della partenza ci vengono dati duecento rubli come anticipo sul pagamento di una trasmissione radio che alcuni hanno già tenuto ed altri terranno ai ritorno a Mosca. Mentre il treno esce dalla stazione ogni delegato occupa il proprio posto indicato sul biglietto; in ogni scompartimento vi sono quattro posti letto: due sono dati dai sedili e due dalle spalliere rialzate. Tre donne Finisco in uno scompartimento nel quale si trovano già due donne anziane e una ragazza sui vent'anni. Mi sento un poco imbarazzato a entrare nello scompartimento, tanto più che le tre donne mi guardano impacciate. Dico a C. che avrei piacere di cambiare posto per lasciar libere le donne ed essere più libero anch'io. C. mi risponde che nell'Unione Sovietica non esistono quei problemi piccolo borghesi che rendono impacciate in certe circostanze le persone di sesso diverso che si trovano insieme; nell'Unione Sovietica esiste un pieno cameratismo. Il discorso mi persuade poco; ad ogni modo mi riaffaccio allo scompartimento e vedo che le tre donne sono sedute ed hanno occupato la parte libera dei sedili con i loro bagagli, per cui mi riuscirebbe impossibile accomodarmi tanto più che non ac- iiiiiiiiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii cennano a farmi posto. Sperando che la questione si sistemi da sola in qualche modo mi metto a girare per la nostra vettura e per quelle vicine. Si tratta di vetture molto larghe (come è noto lo scartamento dei binari russi è maggiore che nel resto di Europa) ed alte, coi doppi vetri ai finestrini; prendono aria da «aiuole poste nel tetto. Nella seconda classe ogni scompartimento ha quattro posti letto, soffici poiché sedile e spalliera sono a divano; la terza classe invece ha sedili e spalliere di legno. In ogni vettura vi è un altoparlante come quelli dei pianerottoli dell'albergo, collegato con una radio centrale, che rimane aperto tutta la giornata e trasmette musica, canti e comunicati. La maggior parte dei viaggiatori è costituita da militari di vario grado. Il vedere continuamente tanti militari mi induce a chiedere alla signora Abramova se ci sono molti giovani che aspirano alla carriera militare; mi risponde di no; <il nostro esercito — dice — è molto limitato e il numero degli ufficiali estremamente ridotto ». Non insisto, anche perchè B. mi ha detto di t>isitare la prima classe che è < una meraviglia della tecnica sovietica >. Infatti le vetture di prima classe sono in legno di mogano con decorazioni di stile floreale, le cabine sono a due posti letto, molto larghe e con annesso stanzino con lavabo. In ogni vettura vi è un samovar e l'addetto vende bicchieri di the a cinquanta kopeki. L'eccessivo lusso della vettura fa dire a C. che si deve trattare di una vettura di un vecchio treno ad uso della famiglia imperiale, mentre alcuni sostengono, ma senza molto calore, che è di costruzione recente; infine si sa che quella è una normale vettura di primo classe. Qualcuno commenta che costa quanto una decina di vetture normali. Ritorno nella nostra vettura di seconda classe mentre un ferroviere sta preparando i letti nei vari scompartimenti. Quando arriva al mio mi chiede a cenni se sono io quello che deve dormire con le tre donne; al mio gesto affermativo, sorride con aria di maliziosa intesa che cessa quando la più anziana delle tre viaggiatrici gli rivolge con estrema serietà alcune parole. Non mi decido ancora ad occupare il mio posto perchè le tre donne hanno chiuso la porta dello scompartimento non appena uscito l'inserviente, malgrado mi trovassi davanti all'ingresso; e faccio bene perchè arriva di li a poco il capo treno che molto gentilmente, dopo avermi accennato che il posto con le tre donne era stato assegnato per errore, mi conduce in uno scompartimento dove vi sono tre nostri delegati, fra cui C, cui faccio notare il comportamento serio e riservato delle donne russe che evidentemente non sanno neppure come dovrebbero comportarsi secondo la propaganda dei partiti comunisti occidentali. Grandi progetti Ora che siamo sistemati, si cominciano a fare considerazioni sul viaggio, mentre gli interpreti ci distribuiscono i viveri per la cena e per la colazione del mattino successivo. Ci sembra che il viaggio su questi treni sia molto comodo ma estremamente lento. Ci informiamo dell'ora dell'arrivo e pare che sia alla mezzanotte del giorno dopo; sarebbero trentasette ore per ottocentonovanta chilometri; si marcerebbe cioè a ventiquattro chilometri al- l'ora. Questa constatazione produce fermento fra i delegati e C. cerca di mettere tutto a tacere dicendo che « nell'Unione Sovietica non vi sono commercianti che debbono spostarsi in fretta da una città all'altra, perciò i treni possono viaggiare con lentezza in modo da non recar disturbo ai viaggiatori che in Italia spesso soffrono per l'eccessiva velocità dei treni ». Successivamente si apprende che l'arrivo sarà alle dodici e non alle ventiquattro; si viaggia cioè ad una media di circa trentacinque chilometri orari e questo solleva alcuni spiriti un poco abbattuti, tanto più che la ragione della scarsa velocità sembra sia giustamente da ricercarsi nel fatto che i binari posano direttamente su terrapieni e non su massicciate. La Russia ha pietra solo nel Caucaso e negli Urali e il suo uso per la costruzione delle ferrovie comporterebbe spese immense. Per passare il tempo ci mettiamo a leggere alcuni fascicoli che ci sono stati consegnati dalla Voks: uno tratta delle grandi opere dell'era staliniana, cioè dei progetti di irrigazione, di creazione di fascie alberate frangivento e di trasformazione della steppa, ordinate da Stalin, il cui nome è sempre preceduto da < nostro amato padre e maestro ». A teatro • lato Però durante questo nostro viaggio non vedremo traccia di tali opere. Leggiamo anche un altro fascicolo contenente un discorso di Tifconov, presidente dei partigiani sovietici della pace; nel discorso si elencano varie città russe, Leningrado viene chiamata Pietrogrado e questo meraviglia tutti, compreso C, che si reca subito da P. e con lui da BHnov per esternargli Io stupore al riguardo. Non si sa cosa Blinov abbia risposto, ma della questione non si è più par- Nei pressi di Kiev vediamo un gruppo di donne che sta costruendo un tratto di ferrovia; alcune portano sulle spalle traversine, altre sistemano binari. Capiterà poi spesso nel corso del viaggio di vedere gruppi di operaie addette a lavori pesantissimi (per esempio il riassetto di fognature) e M. si mostrerà sorpreso perchè « col progresso — egli dice — le donne dovrebbero fare soltanto lavori leggeri ». Ed eccoci a Kiev e all'albergo di Kiev (come tutti gli alberghi sovietici è gestito dall'ente statale Intourist), che è una casa adattata alla meglio ad albergo; però le camere sono al massimo a due letti e questi hanno i materassi; la situazione insomma è meno buona che a Afosca ma migliore che a Minsk. Cominciamo ad accorgerci che l'assegnazione delle camere avviene in modo gerarchico cosi come per i posti in treno. Appena deposti i bagagli ci fanno salire su un autobus e ci conducono in visita alla ciftd. .Agli interpreti si sono aggiunti il direttore della Pravda Ukraina e il capo della Voks locale. Kiev è la più antica città russa, < la madre delle città russo ci dicono; è costruita quasi tutta in muratura, tranne qualche zona periferica dove si vedono baracche di legno; al centro vi sono grandi palazzi con intoìiaco giallo, il movimento delle macchine è molto minore che a Afosca, 1 danni della guerra sono in gran parte riparati e l'aspetto generale della città, a gruppi di edi- fizi alternati a zone di verde, distesa su un rialzo di terreno in un'ansa del Dnieper largo quasi un chilometro, ricorda singolarmente, per giudizio unanime, Napoli. Ci fermiamo e veniamo fotografati (alla delegazione si aggiunge da questo momento un fotografo che parla tedesco) presso il monumento dell'atamanno Bogdanov Kmelnickij, capo dei cosacchi saporogini, che uni la Ukraina alla Russia. Il direttore della Pravda ci dice che nel monumento l'atamanno è raffigurato indicante con il bastone di comando Mosca, perchè l'Ukraina può essere libera soltanto se legata a Mosca <come anche la grande guerra patriottica 19Ì1-4S ha potuto dimostrare ». Nelle soste, quando si scende dall'autobus, un individuo col cappotto di pelliccia, che risulta poi essere l'autista del capo della Voks locale, allontana i curiosi. C. ha un diverbio con B., cui ha fatto notare la cosa. Concludiamo la giornata recandoci a teatro, alla rappresentazione di un dramma ottocentesco in cui si criticano i matrimoni combinati dai parenti senza il consenso dei nubendi; matrimoni che spesso finiscono, come nel dramma, in modo tragico. Il pubblico è sempre vestito come a Mosca, ma più vivace; il numero dei militari è sempre abbondante; i lineamenti e gli atteggiamenti delle persone sono più vicini a quelli europei. Il dramma è recitato discretamente; siamo seduti nella platea fra il pubblico e rimaniamo sorpresi due volte da fragorosi e interminabili applausi, uniti a grida provenienti dal loggione, che accompagnano e seguono due scene di bacio fra l'amoroso e la prima attrice. Pare che la semplicità dei costumi porti con sè questo rapido accendersi per un atteggiamento erotico. Aldo Cucchi DOMANI: Ospedali 1 scuole, iiiiiiiiiiiiiinHiiiiiniiiiiMinimiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Abramova, Aldo Cucchi, Bogdanov, Stalin