Prime giornate a Mosca

Prime giornate a Mosca L'OK. CUCCHI NARRA IL SCO VIAGGIO IN RUSSIA Prime giornate a Mosca Un vecchio albergo zariste invaso da cinesi - La [orografia obbligatoria - Un divano zoppicante - La metropolitana orgoglio dei sovietici - A caccia di cartoline illustrate - A teatro , i e ) k è Abbiamo Iniziato nel numero di domenica la pubblicazione di un documento di grande Interesse: U racconto del viaggio in Russia compiuto dall'on. Aldo Cucchi nello scorso novembre, con la delegazione dell'Associazione Italia-IJ.R.S.S. Dopo aver Illustrato, in un primo articolo, 1 suoi primi contatti col mondo sovietico, a Minsk, l'on. Cucchi inizia oggi 11 racconto del suo soggiorno nella capitale del1U.R.S.S. L'aereo che ci porta da Minsk a Mosca viaggia sopra le nubi che al aprono solo nella zona di Mosca e ci lasciano vedere la campagna sottostante, con le sdite costruzioni, in legno. Scesi all'aeroporto troviamo un sovietico e l'on. Pessi, capo della delega zione, che aveva raggiunto Mosca alcuni giorni prima assieme agli altri delegati; «cambiati i convenevoli veniamo fatti salire sui tassì, che deb bono condurci all'albergo. 1 tassì sono vetture quasi nuove/, simili aUe Fiat 1500, ben rifinite, costruite nelle officine Molotov, recano la marca « Pobieda > (vittoria). Dall'aeroporto a Mosca le macchine impiegano quasi mezz'oraf correndo su una larghissima strada asfaltata ai cui lati però si vedono numerose baracche di legno, fra le quali giocano e si rincorrono numerosi bambini, mentre qualclie gruppo di donne chiacchiera sulla porta di alcune di esse. Nell'automobile in cui mi trovo la vista di tali baracche porta il silenzio. Ma ecco il centro di Mosca, le mura del Cremlino, la chiesa di San Basilio, la Piazza rossa, il mausoleo di Lenin, è una visione d'incanto che dissipa ogni penosa impressione Siamo arrivati: piazza Sverdlov, albergo Metropol.. Quello che volevamo E' un vecchio grande alber go, costruito prima della rivoluzione, nel quale vengono alloggiati quasi esclusivamente gli stranieri. All'ingresso monta sempre la guardia un gendarme. Dalla porta, superata una bussola a vetri, si accede al piano rialzato per una scala di granito, sormontata da due grossi mastini di marmo nero, Al piano rialzato si trovano l'ufficio postale e telegrafico, ttna vendita di giornali e di tabacchi, un barbiere, varie salette per ristorante, il bu reati dell'albergo. Ad accoglierci troviamo gli altri membri della delegazione (prof. Luigi Russo, sen. Michele Giua, on. Francesco De Martino, prof. Pancini, sen. Montagnani, sen. Ravagnan, aw. Luzzato, dott. Camzio e le due signore: on. Chini Coccoli e aw. Cartasegnaj e gli interpreti russi (Ruffo, Malenkov, Malek, l'armeno Giorgio, la signora Abramava ed il capo gruppo Blinov). Dopo i saiuti e le presentazioni dobbiamo consegnare i passaporti a Blinov e ci viene assegnata la camera, in generale due ogni stanza, io dovrò dormire con l'on. Bernieri. Prendiamo possesso del nostro 1 lloggio al terzo piano: è una camera vasta, con due letti forniti di materassi e d ottima biancheria, e uno stanzino da bagno. I vistosi tap peti che coprono il pavimen to e le lampade di bronzo sui comodini contrastano con mobili, di recente, ma poco curata, costruzione e di légno ordinario. I telai in legno delle finestre sono sporchi, lo stanzino da bagno non molto pulito. Appena sistemati i bagagli i delegati giunti da poco sono invitati a scendere: al piano rialzato ti oviamo Pessi che et consegna ad un interprete il quale ci conduce nello studio di un fotografo di fianco all'ingresso del Metropol. Aspettiamo in anticamera ed il vecchio fotografo baffuto ci chiama ad uno ad uno, ci fa sedere davanti ad una vecchia macchina fotografica, una specie di cassone di legno, e ci fa un paio di fotografie, l'una di fronte, l'altra, più o meno, di profilo. Nel gruppetto dei delegati questa procedura suscita un certo nervosismo, ohe aumenta quando uno ricorda la baracche di legno viste qualche ora prima. Ci si chiede quale sa¬ rrncsmgd , , l a o a a ¬ rà stata la reazione del liberale R., sembra però che R. non abbia reagito; il fisico P. (che in Italia studia i raggi cosmici) si è invece molto stupito nel vedere usata una macchina fotografica di tipo tanto antiquato. Terminata la seduta fotografica, rientriamo all'albergo e troviamo gli altri delegati che ci attendono, in una sala del piano rialzato, per una riunione in cui si deve discutere il programma delle visite da effettuarsi durante il nostro soggiorno nell'U.R.S.S. Al nostro arrivo la riunione ha inizio: presiede il capo-delegazione P.; è vice-presidente C. Il giorno della nostra partenza da Roma l'on. Giuseppe Berti, presidente dell'Associazione Italia-U.R.8.8., ci riunì nella sede dell'Associazione e ci consigliò di scegliere come capo-delegazione P., che aveva già passato alcuni anni nell'U.R.S.S. e conosceva il russo. P., presente, si schermiva dicendo che conosceva meglio la Russia del russo: ed aveva ragione perchè, come risultò durante Ù viaggio, l'unica parola russa che conosceva era «da-» (sì). Quando a Praga la delegazione dovette dividersi in due per ragioni di viaggio, C. assunse la direzione del gruppo rimasto a Praga e si rivelò come vice-capo delegazione. Evidentemente la direzione del P.C.I., senza consultare i delegati, aveva dato in precedenza tali incarichi a P. e C, membri del Comitato centrale del partito, così come il P.S.I. ave*'a messo a capo del proprio gruppo L., che durante tutta la permanenza nell'U.R.S.S. fece del suo meglio, senza riuscirvi, per far prendere sul serio il suo incarico dai sovietici. La riunione ebbe dunque inizio: P. invitò i delegati ad esprimere i loro desideri: P. e G. (professore di chimica) chiesero di visitare gli istituti scienti/tei, gli avvocati di assistere ad un'udienza in tribunale, di visitare le carceri ed i campi di lavoro, gli insegnanti i vari tipi di scuole, i medici gli ospedali e gli istituti biologici, L. le chiese e le sacrestie, L. e M. i soviet locali e qualche casa d'abitazione, B. e D. una delle Repubbliche più arretrate, M. la casa di un « umile operaio »; tutti, fabbriche e « kolchozy ». P. concluse la riunione dicendo che avrebbe fatto presente ai nostri ospiti sovietici i desideri della delegazione e che, compatibilmente col tempo e con eventuali programmi già stabiliti, avrebbe fatto il possibile perchè ogni nostra richiesta fosse soddisfatta. dndst(dbpuzndcpspcmgnsama'gcngnbTroppa posta Appena conclusa la riunione la tavola della sala venne apparecchiata, ricomparvero gli interpreti e si ceno coi soliti cibi serviti da camerieri in nero con camicia bianca e farfallino scuro; si mangia con posate d'argento irli orart dei pastt saranno, per tutta la durata del sog giorno newuntone /Sovietica, ni mattino alle nove, alla se ra alle diciannove e a mez zancute. Terminato il pasto ci si deve preparare per recarsi al « Grande (Bolshoi) Teatro * aa assistere al balletto « li lago dei cigni > di Uiaikowski. Nella stanza scriviamo una lettera per la famiglia e, discesi, la consegnamo a r. perché la faccia spedire, essendo privi di francobolli e di valuta per acquistarli. P. ritira la posta e rimprovera B., perchè invece di una soia lettera glie ne ha consegnate tre ed ha chiesto che siano inoltrate per via aerea; dice che lui non ha ancora scritta una lettera e che non bt sogna infastidire i sovietici con troppa posta. Malgrado la reprimenda, chiediamo di telegrafare alla famiglia il nostro arrivo e la signora Abramova et conduce nell'ufficio telegrafico dell'albergo, dove una ragazza che parla correttamente l'inglese accetta il telegramma dopo averci fatto riempire un mo auto con le nostre complete generalità. Aspettando l'ora per il tea tro gli interpreti ci distribuì scono sigarette « Prima » < «papiroslci Kasbek» (sigarette dal lungo bocchino di cartone) e noi vediamo per la Ivau" deli'albergo un grande movimento di cinesi. Ce ne sono di tutte le età: ragazzetti, giovanotti, uomini adultt (qualcuno col codino), vecchi dalla rada e lunga barba bianca, che camminano a passettini, indossano tutu una specie di divisa nera; calzoni lunghi, giacca abbottonata al collo. Quando escono dall'albergo vestono anche un cappotto nero con collo di volpe rossa e berretto nero a visiera. Di tanto in tanto compaiono anche gruppi di donne cinesi con bambini piccolissimi in braccio e bambini più grandicelli per mano. Le donne portano il caratteristico vestito tutto ai un pezzo che arriva alle caviglie e sarebbe molto stretto in fondo se non avesse ai lati due aperture che 'giungono all'altezza del ginocciò. I bambini grandicelli so no molto vivaci, spesso sfug gono alla custodia delle don ne, si inseguono e fanno ca priole nei corridoi. Un vecchio cordiale Usciamo dall'albergo, sul marciapiede antistante passano molte persone; gli uomini con lunghi cappotti, e berretti a visiera o berrettoni di pelo, le donne, pure incappottate, hanno la testa protetta da una sciarpa o da un berretto di pelo, raro il cappellino. Mentre osservo la folla mi si avvicina un vecchio accompagnato da una bambina e mi rivolge la parola ridendo, la bambina lo tira per un braccio, ma il vecchio continua a parlare: non conosco il russo ma afferro nel suo discorso la parola « franzoski » (francese) e rispondo « niet, italianski » (no, italiano), egli diventa ancora più cordiale ed io gli offro una sigaretta, Jla bambina non lo tira più per il braccio. La delegazione stava già attraversando la Piazza Sverdlov, quando gli interpreti si sono accorti che ero rimasto indietro. Mi raggiunge la signora Abramova, che dice qualche parola al vecchio, la bambina riprende a tirarlo per U braccio, il vecchio mi dà la mano e se ne va. La signora Abramova, che è interprete dal russo in francese ma ignora l'italiano, mi prega di scusare la seccatura. Le rispondo che il vecchio era simpatico e mi rammarico di non conoscere il russo. Mentre stiamo attraversando la piazza si sente cantare alle nostre spalle e vediamo passare un gruppo di giovanotti che non si reg SdppPlbdlgvsdtlscdsslllpmrlurrsasndczduuluaaszdaagfitisnvaLsgono molto bene sulle gambe. Abramova mi dice che oggi èIf?*!L9£ gente V dtVerì- (m\ effetti l'8 novembre continua-}no le feste per l'anniversario, e o e e della rivoluzione che viene celebrato il giorno precedente). Siamo finalmente davanti al teatro e mentre stiamo entrando un paio di persone ci avvicina e mi pare chieda se vogliamo vendere i biglietti, che evidentemente saranno esauriti. Il Grande Teatro di Mosca è una costruzione neoclassica deli'«epoca degli zar», ci informa Abramova conducendoci a prender posto in un palco di proscenio. Lo spettacolo è messo in scena con sfarzo ed eseguito in modo perfetto; il teatro è gremito in ogni ordine di posti, un gruppo dì cinesi occupa il palco ex-imperiale, chiediamo a R. come mai ci sono tanti cinesi al Metropol e ci risponde che i rapporti culturali con la Cina sono \ ora molto intensi. Negli intervalli andiamo nel fumoir ed al buffet che è pro-lpriamente un ristorante Vcon \inaiti tavoli a cui sono sedute !e mangiano numerose persone. Nel fumoir passeggiano in cerchio uomini e donne a coppie; le donne degli ufficiali tonno]intie l'abito lungo da sera e;qualche gioiello, It altre resti- fetini di colore vario con la sot-tana che non copre le ginocchia, tutte i capelli lunghi e alviso un trucco piuttosto rudi mentale, non fumano. La si gnora Abramova, vestita, per così dire, all'europea, con le sot. tane al polpaccio e le calze di seta (che in Russia, come è noto, sono una rarità), che ha i capelli tagliati corti e fuma, è molto osservata. Guardiamo i prezzi sul manifesto-programma dello spettacolo: loggione 5 rubli (1S0 lire), primi posti SO rubli (900 lire) (come già s'è detto il valore del rublo in rapporto al prezzo dei generi di prima necessità è di SO lire. Poiché il mensile medio di un lavoratore russo è di 1000 rubli, il potere d'acquisto di cui dispone equivale a quello di un lavoratore italiano che disponga di S0.000 lire in Italia; tale valutazione del rublo venne stabilita alla unanimità dalla delegazione dopo aver confrontato i prezzi in Italia e nell'U.R.S.S.). Alla fine dello spettacolo ritiriamo i nostri cappotti dal guardaroba e vediamo che i russi hanno depositato e ritirano le calosce e le signore in abito da sera, oltre le calosce, anche scarpe dì pelle, che debbono sostituire quelle di raso che indossano: si appartano infatti negli angoli a mutarsi di scarpe. Prima di rientrare all'albergo, siccome la sera non è fredda, facciamo una passeggiata nella Piazza rossa e attorno al Cremlino. Ci ritiriamo quindi nelle nostre stanze. Per le nove del mattino dopo abbiamo appuntamento sul vasto pianerottolo del terzo piano dove stanno in permanenza due cameriere che ritirano e consegnano le chiavi delle stanze mentre, in ogni corridoio di piani in cui si dorme, vi è un tavolo dietro cui siede un uomo di fatica. Sono il primo a giungere al luogo fissato e mi siedo su una poltrona ad aspettare. Un altoparlante collegato ad un apparecchio radio centrale trasmette notiziari, musica e con zoni: ad ogni piano vi è uno di tali altoparlanti che rimane aperto dal mattino presto fino a mezzanotte. Provo a scambiare qualche parola nelle lingue che conosco con le due donne delle chiavi, ma esse mi fanno capire che parlano solo il russo. Intanto è arrivato il geome tra C. di Bologna. Era venuto in Russia pieno di entusiasmo, sperando di vedere qualcheduna delle realizzazioni che aveva ammirato sulle riviste che quotidianamente giungevano all'Associazione Italia-U.R.S.S. L'aspetto di Minsk, la « ritirata » ordinata dal sindaco, le baracche della periferia di Mosca, la fotografia di fronte e di profilo lo avevano reso un poco inquieto. Mi dice, accigliato, che U suo bagno funziona male, che, appena alzato, ha voluto prendere una doccia ma il getto d'acqua è uscito sul fianco dell'innaffiatoio ed ha inzuppato i suoi vestiti posti su una sedia nello stanzino da bagno: noto infatti che indossa un altro abito. Detto questo, si butta a sedere su un divano (fTrgPPsdsamtlscgbApqplguSIlad^ssato aTmuro e"s'eònìpare \ sotto il divano che si è ribal}m Lo aiuto „ soUevarsi , mentre le due cameriere russe e \ ridono. Esaminiamo il divano e constatiamo che gli manca un piede; lo riappoggiamo al muro. Arrivano gli altri delegati e, mentre si parla, G. siede sul divano e fa la fine di C; da quel momento il divano diventa tabù, perchè nessuno, almeno fino alla nostra partenza, si è preoccupato di ripa1 arto. Lunghe attese Sono ormai le dieci, tutti i delegati e gli interpreti sono presenti, ma non ci si decide a far colazione, sembra che qui la valutazione del tempo sia molto relativa e le lunghe attese siano una regola della vita russa. I delegati, soprattutto B., che è il più giovane, vogliono cartoline da scrivere al lParent\ ed f PM7Ì£"° n \oon te ,°I°rtCA^Jf ' e ! do presente che allo spaccio ; dell'albergo le cartoline illustrate costano un rublo l'una, che noi non abbiamo moneta o]*0™?**0? e ohe Vmmo di core;'0""?*» M» mlore - fe»* dimostra come sia pos-\slbìle comunicare dall'U.R.S.S. c\co» "ltn P^- analmente P. l\cede> « conduce nella sua ca- r . i è a è i e i mera (veramente egli occupa da solo una stanza con il bagno ed un salotto) e consegna, ad ognuno di noi, tre cartoline con vedute di Mosca e parecchie altre con illustrazioni a colori. Le illustrazioni rappresentano qualche scena di vita sovietica ma, più che altro, grandi uomini russi (Gogol, Tolstoj, Gorkij, Pavlov, ecc.) e scene di antica vita russa (Alessandro Nevski che scon figge i baroni baltici, Ivan il Terribile che visita la stamperia di Ivan Fedorov, i saporo gini che scrivono al sultano, Pietro il Grande vittorioso a Poltava, ecc.) Durante tutto il soggiorno russo dovremo spedire cartoline di questo tipo: solo a Leningrado, quando avremo qualche rublo e potremo trovare cartoline con vedute di città, avremo la possibilità di spedire cartoline di nostro gradimento. Questa consegna di cartoline che non mi piacciono mi spinge alla ricerca di qualche rublo; e mi rivolgo aHa signora Abramova chiedendole se è possibile cambiare e quale è la quotazione del rublo in rapporto alla lira ed al dollaro (ho con me dieci dollari rego larmente denunciati). La signora Abramova mi dice che un rublo vale 180 lire e un . „ ., _ .quarto di dollaro, so che,l va |lare d'acquisto del rublo è trenta lire e le rispondo che il cambio non mi conviene. «La nostra è una valuta forte », dice Abramova. « Molto », aggiungo io. Finalmente, si fa colazione; poi si esce e ci si reca a piedi in un cinema presso la Piazza Sverdlov, dove vengono proiettati alcuni cortometraggi in rilievo. Durante questi spostamenti a piedi gli interpreti si distribuivano in testa al gruppo, a metà ed in coda; il capo interprete Blinov (che traduceva dal russo in spagnolo e non in italiano) in generale ci precedeva sul luogo della visita ed era ad accoglierci al momento dell'arrivo. Cinque ombre Dopo la proiezione del film, durata circa un'ora, visitiamo la metropolitana di Mosca: ci accoglie all'ingresso la direttrice, una donna corpulenta vestita come un nostro tranviere che ci illustra il movimento; poi scendiamo alla prima stazione su una scala scorrevole. La metropolitana è un'opera fastosa, tutte le stazioni sono in marmo, ricche di statue e di mosaici, tenute con estrema cura; le vetture sono quasi tutte nuove e la vettura di testa è divisa in due parti, in quella anteriore possono accedere sol- l tanto coloro che hanno con sè bambini. Il prezzo dei bigliettiper una corsa, è di 50 copeche a , , a (mezzo rublo). Un comunista capo di cooperative, vissuto parecchio tempo in Russia, mi confidò che nell'ultimo periodo di costruzione della metropolitana, siccome il rendimento degli operai non era soddisfacente, si procedette ad una decimazione e parecchi furono fucilati. Passiamo quasi tutta la giornata nel metrò, fermandoci nella parte anteriore della prima vettura di ogni convoglio e fermandoci a visitare minutamente ogni stazione. Ad una sosta, mentre numerosi russi ci attorniavano con curiosità, C. mi fece notare cinque individui, con un cappotto blu ed un berretto nero in testa, che allontanavano i curiosi e che, alla nostra partenza, sa/ivano insieme ad un gendarme in divisa nella parte posteriore della nostra stessa vettura. Essi ci seguirono per tutta la durata del viaggio ed io dissi a C. che forse erano incaricati di impedire che un gruppo di stranieri (il nostro aspetto ed il nostro abbigliamento ci rivelavano come tali) venisse importunato; lo consigliai anche, per evitare screzi, di tenere per sè l'osservazione. Insistette nel proposito di rivelare ad altri l'attività dei cinque, lo avvertii che non sarebbe stato creduto, che avrebbero negata la esistenza dei poliziotti, che l'avrebbero qualificato di pazzo. Terminata di visitare la metropolitana e usciti su una piazza non distante dall'albergo, mi avvicina e mi rivolge la parola un bambinetto di dieci anni, vestito poveramente, che si è distaccato da una donna la quale attende a poca distanza; non capisco cosa voglia e gli metto in mano aleune monete cecoslovacche ed austriache che avevo in tasca; il bambino raggiunge la donna saltando ed entrambi si allontanano, mentre uno degli interpreti mi chiede se sono stato disturbato. Aldo Cucchi Domani: < Un ricevimento all'albergo Metropoli e.