Non ci sarà mai più guerra Fra Germania e Francia di Filippo Sacchi

Non ci sarà mai più guerra Fra Germania e Francia IN MARGINE AL PIANO PEL CARBONE E L'ACCIAIO Non ci sarà mai più guerra Fra Germania e Francia Il patto Schuman ha valore europeo solo in questo senso - La prima proposta fu tedesca Gli strilli di Schumacher e quel che ne pensano gli industriali - Il momento di seppellire l'odio - Riaperto a Parigi il Consolato germanico; console (di buon augurio) un critico d'arte (Dal nostro Inviato speciale) Parigi, 5 aprile. / panegirici, le invettive, le dispute, < e suon di man con elle » che arrivano in questi giorni di Germania, richia-' mano di nuovo l'attenzione sul Piano Schuman. In particolare l'opposizione fanatica di Schumacher, ta unanime presa di posizione dei socialdemocratici contro la ratifica, annunciano acque agitate al mastodontico barcone del pool. Tra le facezie che correvano a Parigi il giorno della firma c'era questa. < Finalmente — diceva l'amico smaliziato — dopo tanti plani triennali, quadriennali, quinquennali, ecco un piano mensile, il Piano Schuman ». « Perchè mensile f» chiedeva l'amico ingenuo. < Ma, mio caro, perchè tra un mese non se ne parlerà più ». Molti sono ancora gli scettici che danno corta vita a questa famosa Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Riuscirà a passare le forche caudine della ratifica dei Parlamenti t E la congiura degli Interessi e la forza delle abitudini, le quali già hanno tolto al progetto parte della sua forza primitiva, non finiranno per rodere a poco a poco tutte le punte incomode, e renderlo praticamente inoperante t E l'assenza dell'Inghilterra non agirà alla lunga da remora/ E così via. Effetto psicologico Certo le incognite sono molte. Però, comunque vada, avrà sempre valore l'idea cosi solennemente affermata, di una disciplina supernazionale sugli egoismi della produzione. E poi resterà sempre l'effetto psicologicamente positivo sui rapporti franco-tedeschi. Perchè non perdiamo di vista questa realtà, che tutti noi italiani, belgi, olandesi, lussemburghesi non siamo in questa faccenda che il contorno di patatine, ma il pezzo forte, l'arrosto, resta tra Francia e Germania. E' solo in quanto può creare 1111M ] 1111111111111111 i 11 f 11111 ! 11111111 ■ 11111M11111 le basi per un agganciamento reale, per una intesa di lavoro fra essi, che il Patto ha valore europeo. E quando il delegato tedesco Hallstein dichiarò quel giorno: « Non ci sard mai più guerra tra la Germania e la Francia », disse in pratica tutto quello che c'era da dire. Una cosa curiosa, e che nessuno ha ricordato, è che in fondo il primo spunto del piano è tedesco. Fu due anni fa, al momento in cui gli interventi alleati nella Ruhr più offendevano la suscettibilità tedesca, che alcuni uomini aperti, e primo tra tutti in merito il bravo, sincero, appassionato Arnold, Presidente socialista del Governo della Westfalia, misero avanti l'idea che, ostico sinché era unilaterale, questo controllo sarebbe stato accetto il giorno che fosse divenuto reciproco, ossia che la siderurgia tedesca fosse entrata, pari fra le altre, in una organizzazione internazionale comune. I francesi in quel momento avevano probabilmente dei progetti molto più solidi, per cui presero un'aria distratta. Fu quando appari ormai chiaro che, in vista della congiuntura atlantica, i tedeschi tornavano ormai in possesso della Ruhr, che con innegabile fiuto i francesi ripresero loro la formula. Per combinazione essi avevano sottomano lo strumento adatto per farlo, il cosiddetto Pian. Era stato Jean Monnet che, nell'euforia dirigista levatasi in Europa dopo la Liberazione, aveva saputo persuadere De Gaulle, con cui pure era stato in dissidio, a istituire un Commissariato Generale del Piano, col mandato preciso di elaborare un « piano di modernizzazione e di attrezzatura », in altre parole di studiare la ricostruzione totale della Francia. Quando, due anni fa circa, ai orchestrò dappertutto l'ondata di reazione contro l'idea dirigista, e illustri statisti e pubblicisti facevano a gara 111111111 f ! 1111111111111111111111111 i 11111 II 1111T11 ! 111115 nello schernire il < fallimento laburistay, i francesi non furono cosi stupidi di unirsi al pappagallismo generale e mantennero in vita il Commissariato del Pian. Il quale con le sue 18 Commissioni, forti in totale di 350 membri, che coprono tutti i settori dell'economia nazionale in estensione, e le sue 80 Sottocommissioni, forti di 500 membri, che controllano tutte le branche dei diversi settori in profondità, è propriamente un grande sinedrio di esperti, un vero e proprio braln trust, posto alle dipendenze dirette della Presidenza del Consiglio. Vanno e vengono i Ministeri. Ma cosi com'è stato pensato, composto quasi tutto di gente giovane, questi allenati cervelli della nostra epoca tecnica e statistica, difeso dai colpi di marea parlamentare dalla personalità di Monnet, che nella furbizia, nella tenacia e nell'ambizione, come nell'aspetto solido e semplice, porta un po' l'impronta di quella grande dinastia di vignaioli del Cognac dal quale è uscito, il Pian continuò imperturbabile a maneggiare calcoli e cifre nel suo signorile palazzo accanto alla chiesa di Santa Clotilde, questo pasticcio di finto gotico con cui Parigi è riuscita, imperterrita, a creare una deliziosa piazza di provincia, dove nei giorni di funzione si spandono i suoni dell'organo di Cesar Franck. Ebbene, è al Pian che è stato inventato, concepito e steso il piano destinato a portare il nome di Schuman. Perchè questo è il fatto: che la siderurgia francese dipende, e per chissà quanti anni ancora dipenderà dal carbone da coke, e dal coke della Ruhr, e che quindi l'approvvigionamento di questo è un imperativo categorico della politica francese. Lo scopo del piano Schuman, nel suo primo movente, è appunto di assicurare alla Francia, pur attraverso tutti i rischi e le incognite di un regime supernazionale, questo vitale approvvigionamento. Quindi ha ragione, sino a un certo punto, Schumacher quando atrilla che si tratta di un < sacrificio considerevole dei tedeschi in favore di cinque altri Paesi, e principalmente della Francia e della sua economia ». Un ingenuo può tuffai più domandarsi ae queato non è, spassionatamente, il minimo che i tedeschi possano fare per un Paese ohe hanno tentato di assassinare due volte in trenVanni. Il difensore Patterson Naturalmente gli industriali tedeschi sono, per un altro ordine di ragioni, perfettamente del parere di Schumacher, e hanno tentato sino all'ultimo di rendere impossibile il piano (come del resto, per un terzo ordine di ragioni, erano contrari anche gli industriali francesi...;. La loro tattica era di sabotare l'accordo fra alleati e governo tedesco relativo alla « decartellizzazione », cioè la scomposizione in aziende minori e autonome, dei colossali trust carboniferi e metallurgici renani tipo per intenderci Krupp, sapendo che sema questa operazione preliminare non ci sarebbe mai potuta essere libera « comunità internazionale», perchè tutte le altre siderurgie si sarebbero trovate in partenza in condizione di inferiorità e quindi di dipendenza. Qui c'è una graziosa storiella del genere « ehi troppo vuole nulla stringe ». Vedendo che Me Cloy a i servizi americani in Germania avevano preso posizione per la decartellizzazione, e appoggiavano la tesi inglese e fran¬ cese (in questo d'altronde aiutati dalla vecchia tradizione americana antitrust), i grandi cartelli della Rhur ebbero una fine pensata, di ingaggiare, con un favoloso salario, un'altissima personalità americana, affinchè venisse in Germania a difendere « come legale » il loro ricorso davanti le istanze alleate, e scelsero nientemeno Robert Patterson, ex segretario di Stato alla Guerra di Trumanl Me Cloy fu talmente indignato di questo tentativo di intimidazione che gettò immediatamente il peso della sua autorità nelle trattative, e in pochi giorni Bonn ingoiò anche la decartellizzazione. No, non sono cattivi E di fatto, malgrado le rettifiche annunciate in questi giorni, nella sostanza la decartellizzazione resta. E' vero che, secondo l'ultimo accordo i tedeschi sono riusciti ad elevare da 9 a 18 il numero delle acciaierie alle quali è permesso, diclamo così, l'apparentamento diretto con miniere di carbone, che era il punto cruciale della discussione; però, in cambio, essi hanno dovuto consentire un ulteriore razionamento della loro industria pesante, perchè invece di essere scomposta in 84 ditte indipendenti come nel primo accordo, sarà frazionata adesso in 88 ditte, cioè appena una unità in meno della lista fissata nel primitivo progetto franco - britannico che ne prevedeva 89 (i « baroni » della Ruhr chiedevano a Patterson di farla ridurre a 19). Se i tedeschi ci metteranno un po' di comprensione e di garbo, questa è forse la volta buona di seppellire un odio che ci ha appestato tutti per cent'anni, e che ormai ha la barba. A me pare che si possa ormai dire che, da parte francese, non ci siano più strascichi di personale risentimento. Migliaia di tedeschi vanno e vengono tranquillamente per i loro affari, e nei caffè o per istrada si parla correntemente tedesco senza che nessuno ai volti. 111 ! n 1111111mI i 111111111 m 1111111 < Im1111111 ! 111 r i m 11111 11 r 1111 i 11111 l 1111111111111T1111111M111 i i n 11111 < i j n [ 11 ; t Persino quel ainistro personaggio di Schacht è venuto qui, è andato in giro come ha voluto, è andato a pranzo nei ristoranti di lusso e gli illustrati francesi hanno pubblicato la sua fotografia mentre mangiava (è vero che mangiava piuttosto disgustosamente), ha fatto persino dichiarazioni, eppure, a parte le proteste formali della stampa di sinistra, non è successo niente. Che piùt Ogni giorno gli rimandano condonato un generale. Prima Rossum, che faceva fucilare gli ufficiali prigionieri quando tentavano la fuga. Poi quel beccamorto demagogo di Ramcke, la cui divisione «scelta» faceva bollire i piedi ai partigiani prima di ammazzarli, e bruciava le case con le donne ed i bambini dentro. No, non si pud proprio dire che i francesi siano cattivi. Notiamo ad ogni modo come un buon segno questo. Da pochi giorni si è riaperto in Avenue d'Jéna, oltre l'Etoile, un Consolato generale tedesco. E' una stretta casa di aspetto borghese e pulito, con una di quelle scale di legno che fanno la delizia delle massaie tedesche. Solo segno esterno sono due modeste placche di ottone nelle due lingue, poste sui battenti del portone verde scuro, verniciato di fresco, e un'asta per la bandiera, curiosamente infissa alla ringhiera del terzo piano (prudenzat). E' la prima rappresentanza ufficiale tedesca che si stabilisce a Parigi dopo la guerra. Ebbene, chi pensate che abbia mandato il governo di Bonnt Un diplomatico t Un uomo politico t No, ha mandato un uomo di cultura. Hausenstein, il console, è uno studioso e storico d'arte che ha scritto opere eccellenti sulla pittura francese, e che per molti anni tenne critica d'arte sulla Frankfurter Zeitung. Volete dire che questa pacata faccia di uomo di studio e di pensiero sia soltanto la maschera addomesticata dello tStahlverein», e di Krupp t Per quanto scettici si possa essere, mi pare un po' tirato. Filippo Sacchi