Fatiche del tenore in "tournée"

Fatiche del tenore in "tournée" IL II A « A % % O D A L li A VOCE D'ORO Fatiche del tenore in "tournée" Nervosa solitudine, pioggerella nordica, alberghi silenziosi - Il papà pensa alla piccola Monica, fiata da poco, laggiù a Milano - Come gli inglesi bevono il bel canto - Sorrisi quasi vergognosi - A "Una furtiva lacrima,, s'abbandonano: è il sole di Bordighera (Nostro servizio particolare) Birminghan, aprile Luigi Infantino partì da Londra alle dodici zero tre e arrivò a Birmingham alle una e ventidue. Andava a tenervi il dodicesimo concerto in una serie di diciannove che l'hanno portato in giro per la Gran Bretagna dalla fine di febbraio e dureranno fino a metà di aprile. Lo accompagnava il suo impresario, il signor Gorlinsky, e il suo bagaglio consisteva di tre var ligie. Nel salone del Queens Hotel, un mastodontico palazzo nero, li aspettavano due cronisti: un giovanotto del Birmingham Mail e un signore di mezza età della Birmingham Gazette. Seduto con aria stanca, su una sedia appoggiata al muro, un fotografo. Era la sua prima visita a Birmingham. Ma alla agenzia Priestley, in New Street, il pubblico aveva già dimostrato di conoscerlo per fama: venti giorni prima del concerto 1500 dei £500 posti erano prenotati. < Lei, signor Infantino — cominciarono i cronisti — viene dalla Scala >. < Tenore della Scala > è un iiniiiiiiiillliliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilliiiiiiiiB titolo che nessun impresario, nessun direttore di teatro e nessun giornale del mondo si lascerebbe sfuggire. Ma La Scala — spiegò Infantino — non è stata che una tappa (anche se forse la più lusinghiera) in una carriera cominciata con una chitarra e una voce mandata da Dio a Racalmuto, ' in provincia di Agrigento, una ventina di anni fa. < Ma quanti anni aveva, allora t ». < Ne avevo 9». risponde Infantino, sorridendo. < Adesso, — aggiunge subito, — sono padre di una bambina >. Afonica è nata, infatti, non molti giorni fa, in una clinica di Milano, e fra un concerto e l'altro Luigi ha fatto in tempo a scappare per mezza giornata a Milano a vedere la moglie Sarah (la Ferrati, l'attrice di teatro) e la bambina. In una delle tre valigie c'è una fotografia fatta in quel pomeriggio, di lui, Sarah e Monica. La appoggia sul comodino dell'albergo, se la porta nel camerino, la guarda durante l'intervallo e se la riporta in albergo dopo il concerto. Per non calare <£... signor Infantino, le piace l'Inghilterra t ». L'Inghilterra gli piace molto, gli piace scoprire come questa gente si beve la nostra musica. E, si, ha cantato anche in Spagna, in Portogallo e in tanti altri posti. < Ma non mi interessa cantare soltanto ai gioielli e agli sparati bianche. I cronisti annotano questa frase, con un piacere da ghiottoni, ringraziano e se ne vanno. Il fotografo si sveglia, 10 coglie nell'atto di sorbire una tazza di caffè. < Grazie mille > dice chiudendo la borsa, e se ne va. Il concerto è per l'indomani. L'impresario deve ripartire e il resto del pomeriggio resta vuoto, dinanzi ad un giovane tenore di ventinove anni, che ha lasciato i genitori in Sicilia, la moglie e la bambina a Afflano, una parte del bagaglio a Londra. Nel Museo della Città c'è una mostra d'arte veneziana. Su 11 bavero — per proteggere la voce —: -si va al museo a guardare la Venezia del Guardi e del Canaletto con occhi non meno incantati di quelli di questi inglesi che cercano di assorbire, in un pomeriggio di pioggerella, l'incanto dei cieli del Mediterraneo. Poi in albergo, perchè qui si cena presto. La minestra d'orzo, l'insalata senza olio e senza aceto, una fetta di pei- to di tacchino. C'è un grande silenzio, nel salone. I camerieri hanno saputo dalla direzione che c'è un ospite importante e lo trattano con riguardo speciale. Ma questo non cura la singolare solitudine e l'incubo del silenzio in un giovanotto robusto, di ventinove anni, coi capelli neri e ricciuti, che riempie i teatri da solo, che è padre d'una bambina da quindici giorni, che ha il petto pieno di do naturati. S'è comprata la casa, s'è fatta la macchina, la famiglia ora è quella sognata. Sarebbe cosi bello godersela. Nossignore. Bisogna perfino dire di no al cameriere che offre un caffè < forte » perché un tenore, se non vuol calare, deve far sonni lunghi e tranquilli. E' durante questo sonno lungo e tranquillo che le rotative di Birmingham stampano i due pezzi dei cronisti sul tenore che la sera darà un concerto in città. Quando si sveglia e trova i giornali sotto la porta li legge — con qualche fatica — poi li piega accuratamente e li mette nella seconda valigia (<Per farli vedere alla Sarah... e a Monicayj. Ce n'è già un mucchio, piegati, in mezzo ai due frac alla musica e agli studi. La prima valigia invece è quella propriamente da viaggio: abiti da passeggio, pigiama, toeletta. La terza se la prende e se la porta in bagno. Questa sera si canta e il bruciore di stomaco è pericoloso come uji colpo d'aria. Disfa i pacchetti della terza valigia: una bottiglia d'olio, il parmigiano: tutte cose di casa. Nei giorni di concerto si fa la colazione in camera d'albergo, per precauzione. Manda il ragazzino dell'ascensore a comprare un po' di frutta fresca. Ci sono le arance della Sicilia. Le ore passano così, in una attesa fra il calmo e il nervoso. Alle sei squilla il telefono. (Che sia Milano tj E' la signorina del centralino: < Sign )r Infantino, sono le sei precise » < Thank you very much ». Salta giù dal letto e va ad aprire l'acqua nel bagno. La stanza si riempie di vapore. Il ragazzo siciliano afferra la chitarra e comincia a scaldarsi la voce. E' in pigiama, con un piede appoggiato alla vasca da bagno. (<. Disonore della famiglia — gli disse il padre, la prima volta che tornò a casa con la chitarra sotto il braccio e buttò diciotto lire sul tavolo da cucina — tu ci farai vergognare tutti >). Con filo e ago Diversamente da tutti gli altri esseri umani, a quanto pare, i tenori non cantano nè facendo il bagno nè facendosi la barba. Ma fanno qualche vocalizzo infilandosi il frac. < Mannaggia, la lavanderia ha fatto saltare un altro bottone >. Afa chi è stato nella Marina (e lui c'è stato sei anni) non se ne trova imbarazzato. Rovista nella valigia numero uno, trova l'ago e il filo e in un minuto, canterellando davanti allo specchio, il bottone è a posto. Telefonano di giù: la signorina Reddin, l'accompagnatrice irlandese e la signora Gorlinsky (arrivata da Londra a bordo della sua <Desdemona>, la macchina battezzata il giorno dell'Oteì- 10 della Scala al Covent Garden) dicono di non fare tardi. La musica, il pettine, la spazzola, la fotografia... la penna per gli autografi. Il campanone ael Town Hall di Birmingham suona le sette mentre il taxi si ferma davanti alla porta di serviaio. /I gruppo si avvia frettolosamente verso i. camerino. C'è una stufa a gas accesa dentro il caminetto. « Per carità, spegnetela. Asciuga l'aria ». Si toglie il cappotto, la giacca del frac, 11 pullover; si rinfila la giacca. Si ravvia i cape/li. Il direttore viene a dire: « Aspettiamo altri cinque minuti, stanno ancora arrivando » «Che ha detto? Qui parlano diverso da Londra... l'accento... non so ». Trillano i campanelli. Vn colpo al gilet e il tempo di borbottare « Che peccato che Sarah non sia qui», e poi MilUllMIIIMIlllllllLIIIMUIMMIIiniinnillU pnnAgsalmbrumlppHLum—mrgiEvrps«tVcmnpstczm«tMMticUgvsMcl'ingresso sorridente nella grande sala. E' fatta ad anfiteatro, con un grande organo dorato e decorato a disegni orientali. <Amarilliy, di Caccini, è il primo pezzo. La grande sala si riempie d'una voce che, come disse il Times quando venne qui la Scala, « soltanto t'olio d'oliva, il vino e il sole del Mediterraneo possono produrre ». Forse soltanto negli uliveti, nelle vigne o sulle spiagge del Mediterraneo si può sentire quel tipo di amore che queste canzoni descrivono. La gente di Birmingham chiude gli occhi: son tutti in fila nei cappotti di tweed o negli impermeabili fatti, in serie, sotto i cappellini di feltro nero 0 i modelli riprodotti a centinaia di migliaia, coi visi magri ma sereni, pallidi ma contenti, stretti a coppie di mezza età e di mezza condizione. Par di vederli distribuiti nelle < mille e una fabbrica » di questa città, nelle fonderie, nelle miniere di carbone. < Tre giorni son che Nina »... Il canto nel pozzo Quando aveva dieci anni, in Sicilia, il padrone d'una zolfara lo senti cantare e lo invitò a visitare la sua miniera. Luigi ci andò: entrò nel cassone traballante che cominciò a scendere scricchiolando lungo il pozzo buio. « Canta, canta qualcosa » diceva il padrone al bambino spaventato. Luigi si mise a cantare. « Gesù — dicevano in fondo i minatori spaventati — gli angeli arri-vano... ». Le note a mezza voce, un po' tenute, provocano sulle labbra un sorriso quasi vergognoso di piacere fisico. Nel guardare questi visi si capisce che il puritanesimo è ancora qui. Nel sentire questa voce si capisce che da noi c'è ancora tanto paganesimo. A < Una furtiva lacrima » si abbandonano, come farebbero su una panchina di Bordighera, per prendere tutto il sole. Ad ogni t 11 1111111111111 111111111111II111111M11 ■ 4111111111111 pezzo gli applausi si allungano. Negli intervalli i veterani della Quinta e dell'Ottava Armata danno un colpetto di gomito alla moglie: « Capisci ? » mormorano alludendo al periodo trascorso in Italia. Le mogli non capiscono, ma intuiscono. Dopo cinque bis continuano ad applaudire e a battere i piedi, che è un modo per sottolineare l'emozione dell'applauso. Ma l'impresario ha dato ordini precisi. Non più di tanto. Dopodomani deve cantare a Harrogate, il giorno dopo a Leeds. Torna in camerino, un po' sudato. Chiede: < Come è andatati. € Magnifico — assicura il direttore — magnifico. Posso farli entrare? ». Come per magìa sono già li, dietro la porta, in fila indiana, per gli autografi. Entra una signora che aveva seguito a Londra tutte le recite del San Carlo: « Se permette — dice — le presento il mio ex-marito ». « Come t ». « 11 mio ex-marito ». Aveva due biglietti e alVultimo momento si ricordò che all'ex-marito piaceva- la musica. Tuttavia gli ex-coniugi vogliono due firme separate. < Ora basta, però — dice Za signora Gorlinsky — si fa tardi, bisogna andare ». All'albergo è pronta la cena. Tacchino, insalata senza olio e senza aceto, dopo la minestra d'orzo. < Caffè? >. « No, grazie ». Tira fuori di tasca la fotografia di Luigi, Sarah e Monica. < Eh, questa vita! Ma ha visto che brava gente t Io glielo dico con tutto il cuore: io canto volentieri, canto proprio volentieri ». Una pausa, mentre la moglie dell'impresario lo avvia verso l'ascensore. < Soltanto sarebbe bello essere a casa. Ma bisogna fare i soldi ». Un commesso viaggiatore arrivato pochi minuti fa lo guarda con sorpresa: « Che farà in frac quel tipo ? ». Infila la chiave nella porta, poi si volta: < Chissà se Monica piange, a quest'ora? ». Riccardo Aragno 11111111 r 113 ! 1111 i 11 ) 1 ! 1111 ! 11 ri 11111 i I i 111111111111 r IE111 ■ Neil' Ottocento si sarebbe detta sinfonia In bianco e nero: si tratta In realtà di un bellissimo ermellino, e di un tocco maestro: l'ombra della mano Inguantata.