Creare una rosa

Creare una rosa I II.ItlTV DELL'VOMO Creare una rosa (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, aprile. Abbiamo visto come nasce una nuova varietà di garofani per studio ed accortezza ai giardinieri, i quali vengono in aiuto del caso mediante l'incrocio artificiale di tipi che promettono bene. Guardiamo ora la rosa. Raccontano che la rosa nacque dalla spuma del mare, così come Venere e proprio insieme con lei. L'avvenimento restò unico. Le rose successive derivarono tutte dalla terra e — per essere belle — con ia cura dell'uomo. Non credete a Eliano quando tira fuori che, nel giardini del re Mida. crescevano spontaneamente rose di 60 petali. (Anche gli scrittori antichi, se interessati a stupire il lettore, usavano bugiette: Erodoto — il padre della storia e del giornalismo — scrisse pure che le torri a protezione di Babilonia erano alte 100 metri su mura di 50. Gli ultimi scavi hanno costatato che quelle mura erano spesse 8 metri e 30 centimetri, e le torri non potevano quindi superare i 30 metri d'altezza). Niente, dunque, rose di 60 petali nei giardino di Mida, se non ce le fece crescere un adulatore o un giardiniere espertissimo. Ne troveremo invece con facilità a Sanremo, prodotte da genitori selezionati, cioè a caratteri ereditari, e non da incidenti naturali o voluti. Di due specie è l'eredltarlelà dei fiori: l'una immediata e costante, l'altra remota e mutevole. Un tralcio di rosa può dar vita ad un nuovo ceppo, ma i fiori che ne spunteranno saranno rigorosamente uguali a quelli della pianta da cui deriva: è l'ereditarietà immediata. Se invece ricorriamo al seme, l'ereditarietà diventa remota (anche remota^ per essere più esatti): e cioè, da un seme di rosa è sempre una rosa che spunta, ma può non aver nulla che fare con quella che l'ha creata, sia per il colore, sia per il profumo, sia per 11 numero del petali, la loìo morbidltà, la loro robustezza e così via. I semi di una stessa rosa danno vita a tipi diversi, e non è da escludere che uno riporti alla luce un esemplare che morì di freddo all'epoca glaciale. Chi vuole roBe nuove deve quindi ricorrere ai semi. Le rose rustiche ne danno molti, quelle di lusso pochi: tre, uno, anche niente. Si prende quello che c'è ma il floricultore attento non semina a caso: il seme se lo prepara lui. Seguiamolo tra i suoi vivai. Egli ha sempre con sè un coltellino, una matita, un taccuino e tabelline per etichette. Ecco una rosa che promette bene. Il suo nome di famiglia è Ofelia. Il temperino viola il bocciolo non ancora schiuso, ne asporta il maschio. Alla vedova che ne deriva sarà recato il conforto di un polline che fa per lei (che si presume faccia per lei), per esempio quello di una rosa ancora ignota, non ancora degna di un nome e contrassegnata appena da un numero: la rosa 505. Il floricultore scrive sul taccuino il nome degli sposi — Ofelia x 505 — e il giorno del matrimonio, appende sulla pianta l'etichetta che ricorda l'avvenimento: Ofelia x 505. Affettuosamente, Ofelia e 505 si abbracciano, si ubriacano di nettare e di fantasia, maturano, si concentrano in mesi. Al momento buono, i figlioletti di Ofelia e 505, acini lillipuziani, passano in aria di serra, in un letto morbido composto di sabbia (o terriccio), foglie morte, magari un po' di carbone, finissimamente tritato. Dallo stesso letto, il garofano caccia le sue puntine verdi dopo cinque o sei giorni. La rosa non ha fretta: ci mette da tre mesi a sei, ma dice subito chi è. Se si presenta come < cavolo », per esprimerci in gergo, non c'è nessuna speranza che diventi poi un genio. Ed allora, niente: Ofelia e 505 passano tra i bocciati, nè si sposeranno mai più, se non per merito degli insetti o del vento. Ma se la nuova rosellina promette bene, prima la trapiantano e non appena robusta le danno un appartamento: cioè sarà innestata in un ceppo di rosa selvatica, le cui radici lavoreranno per lei, affinchè cresca, si faccia bella e canti, nel sole, la gloria di Dio. il lavoro dell'uomo. E un appartamento di lusso, le danno: non mica la semplice rosa canina ma l'indica major, una rosetta rustica piena di zelo e ricca di immaginazione, che spinge le sue radici a grandi profondità per cercarvi, insieme con l'acqua da bere, tutti 1 succhi misteriosi della terra, mentre le radici della rosa canina viaggiano soltanto alla superficie e, di quel che c'è, si accontentano. Sul ceppo ospitale la nuova rosa può vivere sino a 12 anni e fissa stabilmente 1 propri caratteri nella propagazione per tralcio: I suoi semi continueranno poi a sbizzarrirsi nel vario. Come già scrivemmo, sul mercato del fiori, arriva in media un rosa nuova ogni dieci anni. a. a.

Persone citate: Mida

Luoghi citati: Sanremo