Ambasciatori ed esuli di Clara Grifoni

Ambasciatori ed esuli UN MONDO CHE PARE D I FANTASIA Ambasciatori ed esuli Sogni tra i vapori del Tokai - La "Polonia segreta,, affolla le chiese • Terra bruciata a Roma (Nostro servizio particolare) Roma, aprile, n signor Alfredo Csikszentminatyi, ex-Cancelliere della Legazione ungherese a Roma, deambula in giacchetta bianca e farfallino nero da un tavolo all'altro della « Piccola Budapest », servendo personalmente il giUyus affocato di pepe ai clienti di riguardo, lutti « ex » anche loro, diplomatici, commercianti e magnati del tempo che fu. Ma in questo locale, che apre un usciolo coi vetri istoriati sulle bige prospettive d'un vicolo percorso da gatti e cenciosi, dietro piazza di Trevi, il tempo sembra fermo da tempo: da cinque, o dieci, o più anni, secondo le peripezie degli avventori, ciascuno del quali sopravvive a un'epoca o a un regime. L'irraggiungibile patria Sono in gran parte profughi danubiani; ieri portavano la feluca o il diadema nei ricevimenti di gala, oggi non si sa come sbarchino il lunario e i più, infatti, vivon di ripieghi. Ma una volta seduti sulle panche di legno della taverna, nell'odore biondo del Tokai, rldiventan nobildonne o illustrissimi; e appena si leva il pianto dei violini, sotto l'archetto degli tzigani (sono tzigani usati, con la faccia piena di rughe e il farsetto rosso pieno di rammendi), e una voce nostalgica intona un canto della puszta, questi stranieri dal capelli grigi o dallo stanco décolleté si ritrovano « a casa >, in qualche parte della loro irraggiungibile patria. Un amico che è con me fa dei nomi e mi racconta delle storie, indicando un gruppo di uomini dignitosi e di dame in abito nero con cappellino a mezza veletta, secondo lo stile mondano in uso per il cocktail: contessa Esterhazy, baronessa Bcdimer, principes¬ sa Festertlch. Quel signore pallido e anziano è l'ex-presidente del Consiglio Kalay, stabilito a Castel Gandolfo; quello accanto è il barone Gabor Apor, capo politico dei duemila magiari rifugiati in Italia, un omino olivastro dagli zigomi tartari, che sorride sempre e grida « Czarda! » ai suonatori, con un tono elettrizzante. Sino al '44 il barone fu ministro plenipotenziario d'Ungheria presso la Santa Sede; ma allorché i nazisti internarono l'ammiraglio Horty, installando a Budapest un governo quisJtn<7, Apor diede le dimissioni per telegramma e la cura degl'interessi magiari a Roma passò alla Legazione svedese. Tuttavia, per lunghi anni, questo ministro privo di credenziali fece da intermediario fra il Vaticano e 1 conservatori ungheresi che spedivano frequenti messi nella capitale; l'ultimo fu il padre gesuita Mocsy, relegato in un campo di concentramento subito dopo la condanna del cardinale Mindszenty. Ma se gli esuli ungheresi hanno un ex-ministro, quelli polacchi e lituani dispongono tutt'oggi di un ambasciatore, regolarmente accreditato in Vaticano. In un mondo come il nostro tutto è logico e tutto è assurdo: perchè dunque il signor Ladislao Papée non dovrebbe seguitare a rappresentare la Polonia, questo statofantasma < che ha il suo primo ministro a Washington, il suo esercito in Inghilterra, il suo governo a Mosca e il suo popolo in Siberia » come ha scritto un crudele umorista? Papée non rappresenta la Polonia ufficiale, ma quell'altra, segreta e indomabile, che affolla sempre più le chiese perchè sono l'unico luogo in cui la colomba dello Spirito Santo non porti la firma di Picasso. Ma se Papée è rimasto a Ro.ia in qualità di ministro plenipotenziario, lo deve a una evista del governo di Varsavia, ohe dimenticò d'inviargli le lettere di richiamo, subito dopo la denuncia del Concordato. E se può campar da ministro, è grazie alla piccola flotta polacca che, sfuggita alla cattura nazista, si pose fin dai primi tempi di guerra al servizio della marina britannica; 1 noli, puntualmente pagati da questa, si accumularono in una banca londinese, dalla quale attinge la Legazione, che alloggia in un modestissimo edificio di Trastevere. Più fortunato del collega polacco, il ministro di Lituania presso la Santa Sede, Gidvainis continua a esercitare le sue funzioni tra i mobili antichi, gli specchi e i tappeti di un suntuoso villino dei Parloli, che ospita anche il signor Stasys Lozoraltis, già ministro degli esteti e poi ambasciatore di Lituania al Quirinale fino al 15 giugno 1940, giorno in cui le truppe sovietiche cancellarono dalla carta d'Europa le giovani repubbliche baltiche. Come vivono I lituani e i lettoni, popoli democratici e battaglieri iniziatisi alla lotta clandestina sotto il dominio dello zar, non si piegarono senza resistenza all'occupazione russa; tale resistenza venne esplicata soprattutto attraverso i corpi diplomatici all'estero, nessuno dei quali obbedì all'ingiunzione del governo comunista, di rientrare in patria. A Berlino, le missioni baltiche vennero chiuse con la forza dai nazisti. Roma, invece, lasciò che i sovietici se la sbrigassero da soli in via Gorelli e in vii Nomentana, sedi rispettive della legazione lettone capeggiata dal ministro Arnold Spekke e di quella lituana del ministro Lozoraitis. II professore Spekke — che, al tempo in cui il suo piccolo paese di foreste e d'acque era una provincia dello zar, ave¬ va insegnato letteratura romanza nel collegio dei nobili di Mosca e, più tardi, all'Università di Riga — fece prontamente le « consegne » alla ambasciata sovietica di Roma. Meno remissivo, Lozoraitis mise alla porta i funziona ri dalla stella rossa e continuò a fare il ministro di Li tuania, malgrado le minacce e gli ultimatum dei sovietici, che tentarono persino di occupar la Legazione con ima manovra di accerchiamento. Ed il governo fascista, zittoQuando i diplomatici lituani si barricarono nella loro sede, giunsero rinforzi di polizia, non si seppe se per appoggiare i russi o difendere i baltici Solo dopo alcuni giorni Palazzo Chigi intervenne e pregò Lozoraitis di cedere, dandogli un termine onorevole per la capitolazione. Ma 1 lituani fecero le cose alla svelta, bruciando parte dei documenti caricandone altri su un camion e sgombrando il palazzo prima della scadenza dei termini. Al loro arrivo, i sovietici trovarono una bandiera a mezz'asta fuor dell'edificio e nell'interno, stanze deserte. Il parco era devastato. Uno di essi domandò al guardiano perchè tutte le piante fossero state recise ed ebbe in risposta che si trattava di un'usanza baltica: fiori agli amici e terra bruciata ai nemici. E come tira avanti, oggi, la Legazione lituana presso la Santa Sede? Con gli aiuti di quest'ultima, con le sottoscrizioni dei compatriotti rifugia ti in America e con certi vecchi depositi lituani all'estero, i quali permettono di sussistere anche alle ambasciate di Parigi, Londra e Washington, dove i ministri senza paese continuano ad esser ricevuti in udienza da Aurlol o Tru-| man, benché il protocollo li' confini, ormai, ali ultimo gradino della gerarchia diplomatica. Clara Grifoni I

Persone citate: Alfredo Csikszentminatyi, Arnold Spekke, Esterhazy, Gabor Apor, Ladislao Papée, Lozoraitis, Mindszenty, Picasso