Le richieste del P.G. al "triangolo della morte,.

Le richieste del P.G. al "triangolo della morte,. Le richieste del P.G. al "triangolo della morte,. Due condanne all'ergastolo, dieci a 30 anni e pena dai 15 ai 27 armi ad altri sei imputati a e n e à e ò i Modena, 27 marzo. Due condanne all'ergastolo, dieci a trent'anni di reclusione, cinque a pene dai quindici ai ventisette anni sono stati richiesti questa sera dal Procuratore generale ai processo per i delitti del triangolo della morte, ripreso oggi in Corte d'Assise dopo quattro giorni di sospensione. Nel corso delle due udienze di oggi hanno parlato prima l'aw. Cervioni, parte civile per i familiari dell'orefice bolognese Alessandro De Stefani, ucciso a scopo di rapina nel maggio 1945; quindi il Procuratore generale. La parte civile sosteneva non doversi considerare l'omicidio del De Stefani come delitto politico, e condannarsi pertanto esemplarmente tutti gli esecutori. Prendeva successivamente la parola il Procuratore generale avv. De Paolis. Il pubblico accusatore esordiva col dichiarare che le quindici udienze di questo processo, oltre alle precedenti indagini processuali, sono state sufficienti a prospettare agli occhi e alle coscienze dei giudici e della pubblica opinione l'atmosfera in cui i delitti si svolsero, e a delineare perfettamente la figura degli imputati. «La mia requisitoria — egli ha dichiarato — si ispirerà quindi a criteri di sintesi e e prenderà in esame solo i punti fondamentali del processo: la questione delle prove e quella dei moventi dei delitti ». Circa il primo punto il P. G. ha esaminato il comportamento degli imputati, alcuni dei quali negarono sempre, ad oltranza, mentre altri ammisero in un primo tempo ritrattando poi in udienza. Sulla posizione di questi ultimi l'aw. De Paolis si soffermava particolarmente per approfondire anche il contenuto delle accuse che costoro rivolsero al maresciallo dei carabinieri Cau, reo, a loro dire, di averli sottoposti a torture e sevizie pei farli confessare. « Questa tesi — ha detto il P. G. — è semplicemente assurda. Se noi la accettassimo, dovremmo condannare il maresciallo Cau quale calunniatore, compilatore di falsi verbali e falso testimone e insieme con Cau dovremmo ritenere nel falso il capitano Massaccesi, i marescialli che collaborarono con lui e altri nu merosi testi. Quello delle sevizie di Cau è uno slogan non di questo solo processo; ma qui. per fortuna, ci troviamo di fronte a risultanze di una indagine scrupolosissima dello stesso comando dell'Arma, il quale, per parare la solita manovra, ordinò, a suo tempo, a un alto funzionario, il capitano Massaccesi, di sorvegliare l'operato del Cau, e redigere un verbale. Il capitano si è assunto cosi la responsabilità diretta delle indagini e nessuno ha osato accusarlo di falso >. H P. G. prendeva poi in esame i singoli delitti: dall'omicidio del De Stefani a quello dell'Aldavini, dello Za. nasi, di Bianca Rosi, del cscadgEtfFNRdBezgcsllMs canonico don Tarozzi e dei sei giovani sconosciuti, uccisi in una sola notte. Egli affermava la responsabilità diretta, in questi crimini, degli imputati Rino Govoni ed Ermes Varami quali capeggiatori, e di Dante Natalini, dei fratelli Armano e Roberto Fiorini, di Renato Cotti, di Novello Corraóini, di Lauro Roli, di Giuseppe Stippazzini, dei fratelli Dante e Guido Bottazzi, di Alfonso Po quali esecutori materiali, e chiedeva per il Govoni e il Vanzini la pena dell'ergastolo; per gli altri dieci 30 anni di reclusione. Il P. G. riteneva inoltre responsabili di concorso nei delitti gli imputati Renato Melotti, Primo Verdelli, Walter Montefiori, Ivaldi Lelli, Ernesto Ralugani, Nello Zanasi e chiedeva per il Melotti 27 anni, per il Montefiori 18, per il Lelli e il Balugani 15 anni ciascuno, per lo Zanasi 1 anno. Per gli altri 11 imputati chiedeva l'assoluzione per insufficienza di prove e amnistia. Gli imputati hanno ascoltato impassibili la lettura delle richieste di condanna. Prima che l'udiienza fosse tolta, si è alzato a parlare l'aw. Bonini, difensore dell'imputato Severino Zuffi, per il quale il P. G. aveva chiesto l'assoluzione e, rendendo omaggio all' imparzialità dell'accusatore, se ne associava nella conclusione, rinunciando a pronunciare la sua arringa. Gli altri awocati inizieranno a parlare domani mattina.

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