Parlano i difensori al processo Zaroudzka di Ercole Moggi

Parlano i difensori al processo Zaroudzka Parlano i difensori al processo Zaroudzka Nessuna novità da Marsiglia - Attacco a fondo contro le lacune e gli errori delle prime indagini - Un'accusa contro lo Smith (Dnl nostro inviato speciale) Sanremo, 15 marzo. Oggi udienza esclusivamente di arringhe defensionali. Novità esterne o colpi di scena zero. L'episodio del detentore marsigliese dei titoli, ancora da chiarire. Pubblico enorme nell'aula, in gran parte composto da signore attente e raccolte. Sangue sulle scale L' avvocato Piccinino parla in difesa dell'imputato Belloso, e inizia con un attacco a fondo contro le lacune e gli errori delle prime indagini istruttorie. L'avvocato deplora anche il capitano Colla, examministratore e segretario della contessa, perchè a suo tempo non si è preoccupato di difenderla da quel viluppo di raggili e di pressioni sui quali è venuto poi a deporre, ma in ritardo, all'udienza. A proposito dei deboli indizi a carico del Bolloso, il difensore lamenta che non si siano seguiti sospetti ben più gravi, come quelli a carico di quei due giovani di Diano Marina, uno dei quali abitava con la famiglia proprio nell'alloggio attiguo a quello della contessa, della quale conosceva le abitudini e che inoltre era amico perfino di quel cane ringhioso che nell'ora del delitto non si mosse neppure. Quel giovane discolo che aveva sedici anni e già qualche rattristante precedente penale, — continua l'avvocato Piccinino — è fratello di quella signorina che, uscendo di casa alla mattina seguente il delitto — come poi testimoniò — aveva visto alcune macchie di sangue sul primo gradino della scala che doveva discendere e si affrettò a toglierla con uno straccio, mentre non si avvide o finse di non accorgersi di quella grossa macchia di sangue sulla porta vicina cioè quella dell'alloggio della Zaroudzka, e dell'impronta di mano insanguinata sulla parete accanto. In sostanza il difensore si è proposto di dimostrare che si è fatto leva soltanto su indizi insufficienti e vaghi contro il suo difeso, indizi che non possono assicurare la tranquillità alla coscienza dei giudici. Comunque ritiene assurdo sia stato commesso un reato di estorsione, ma tutt'al più di circonvenzione di incapace, mentre altri difensori hanno però prospettato un reato di furto oppure di truffa. Poiché all'aw. Piccinino è pure affidata la difesa del contumace Quartino, il patrono ritiene che possa attribuirsi a costui un concorso in tentato furto e non del reato di omicidio. Circa il Belloso ne invoca l'assoluzione con formula piena e, in subordine, per in sufficienza di prove, come del resto aveva già chiesto in un primo tempo alla sezione istruttoria il procuratore ge nerale Defenu. Ha fatto seguito l'arringa dell'aw. Nino Bobba del Foro di Sanremo, che difende il Cantini, il falso colonnello. L'avv. Bobba ha ironizzato sulla figura dell'imputato spiegandone i precedenti e l'attività durante la guerra di Liberazione e successivamente ad essa e documenta come al Cantini non si sia potuto fare un addebito grave, tale da consentire su di lui un sospetto di partecipazione ad una cenerata impresa quale la estorsione in danno della Zaroudzka. L'oratore precisa con calda parola come nè la sentenza di rinvio a giudizio nè la requisitoria del Procuratore Generale, abbiano potuto portare un elemento preciso di colpevolezza del suo cliente per il reato di concorso in estorsione e in sequestro di persona. Vittime dei « maquis » L'aw. Bobba svolge una brillante analisi delle accuse che sono state proposte contro il Santini dallo Smith e dallo Scopi e dimostra come le predette accuse siano state frutto di un tentativo di difesa fatto dai due imputati che, intanto, sono latitanti e che non hanno mai avuto la possibilità di esprimersi in contraddittorio col Cantini. Sotto linea ancora la fallacia delle accuse portate contro il suo cliente, indicato quale possessore di titoli azionari appartenenti al patrimonio dei coniugi Melchiorre, perchè ha vo luto il caso che un arresto av venuto a Marsiglia con conse guente sequestro di titoli azionari e ulteriori indagini volute dalla difesa del Cantini abbiano potuto fornire le prove che il Cantini era estraneo alla negoziazione dei titoli stessi. Sulle minori imputazioni che sono state fatte al Canti¬ nleptigtidboanFSr1dcvqscmrdctttatcdmrlcceqIcdctbnGnIIIIIIIIIIIIMIII1IIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIMIIIII1IIIIIIIII1 ni ha chiesto infine la benevolenza della Corte facendo però presente che gli stessi addebiti sono la spiegazione psicologica della leggerezza del Cantini il quale non si attende dalla Corte riconoscenza nè benevolenza, ma un giudizio obiettivo e preciso, cioè una assoluzione. Ultimo oratore della giornata è stato l'avv. Sbisà del Foro di Milano, in difesa di Scopi. Egli ha fatto un vigoroso quadro xiel periodo 19401945 in cui si sono compiuti delitti orribili ed azioni eroiche. Dal 1945 al '47 questo povero nostro Paese non sapeva quale fosse ancora la via giusta, mentre l'umanità era ancora in uno stato di carenza morale. Il Melchiorre e la Zaroudzka furono subito vittime di alcuni « maquis » francesi calati in Italia con scopi tutt'altro che patriottici. La contessa era qui rifugiata accanto al marito il quale, affarista abile e avveduto, veniva a transazioni per le sue colpe collaborazionistlche, sborsando i primi milioni. Da quel momento continuò a transigere purtroppo anche con italiani, ma senza che di fitto i coniugi subissero violenta alcuna. Quindi niente reato di estorsione. Tuttavia anche in questa ipotesi e anche nella Ipotesi che lo Scopi abbia ucciso, dove sono le prove? — domanda l'avv. Sbisà. Il procuratore generale ha affermato che si può condannare in base a indizi. E' vero. Ma sol¬ ctniiiiiMHiHHiiiiHiiimimiiimiimiiiiiiiiiiiiiiii tanto quando questi indizi vengono a creare una convinzione certa e sicura a carico dell'indiziato. Non è con le confessioni e i pettegolezzi delle due donne di malaffare che i giudici potranno crearsi una tale convinzione. Smith nei suoi memoriali ha accusato Scopi ma questi si è difeso accusando Smith. Era naturale. L'oratore rincara la dose contro l'inglese affermando che se ci fu del bottino costui si prese la parte maggiore, perchè era un lestofante di primo grado che la contessa chiamava, con soggezione o timore, « Monsieur le Comandant ». Anche questo difensore, signore di un'abile e impressionante dialettica, sostiene nelle varie azioni qualificate estorsioni, l'inesistenza di un tale reato. Quanto all'imputazione tremenda di omicidio riafferma che con semplici indizi o illazioni o presunzioni non si manda all'ergastolo un uomo. Egli non fu autore del delitto nè vi partecipò in alcun modo perchè non poteva esserlo. Ma altri lo furono. Vennero lasciati liberi durante le indagini individuali colpiti da ben maggiori indizi e che presentarono alibi familiari meno probanti di quello di Amato Scopi. Si è fatta intanto sera tar da e il difensore ha rinviato la prosecuzione della sua arringa a domattina. Ercole Moggi iM

Persone citate: Amato Scopi, Bobba, Cantini, Piccinino, Santini, Sbisà

Luoghi citati: Diano Marina, Italia, Marsiglia, Milano, Sanremo