Una fotografìa di Mallarmé

Una fotografìa di Mallarmé Una fotografìa di Mallarmé La credo inedita o almeno po-|sco conosciuta^ Non figura nel j nvolume di « Documcnts iconographiques» dell'editore Caillet e nemmeno nell'elenco posto alla fine delle « Opere complete » (Gallimard, Parigi) in cui, del resto, è tenuto soltanto conto di alcune delle più note fotografie di Mallarmé. Da quella giovanile del '62, minutamente descritta da Henri de Rcgnier in Nos rencontres, a quella del 1806, con il « plaid » scozzese sulle spalle, che porta la firma di Nadar, lo stravagante amico e fotografo di Baudelaire. Bellissima, quest'ultima, e non si capisce il perchè non l'abbiano scelta per la copertina delle « Opere complete » invece di un'altra dello stesso Nadar do ve Mallarmé, con i lunghi baffi spioventi e il pizzo folto, assomiglia al ritratto che gli fece Renoir, non bello, e nel quale Mallarmé si riconosceva l'aspetto di un « financier cossu ». La fotografia che ho davanti a me ritrae l'angolo d'un salotto arredato con quel gusto fine Ottocento che consisteva soprattutto nel mettere invece di togliere e ncll'ammucchiare in poco spazio mobili e oggetti disparati. Alla parete, incorniciata da stucchi a sbalzo, e che fa angolo con una ampia finestra, scminascosta da lunghe tende bianche ricamate, sono appesi sei o sette quadri: uno, il più grande, e il solo che si veda distintamente, è « La fucilazione dell'imperatore Massimiliano » di Manet. Sul davanti, a sinistra di chi guarda, un pianoforte a coda e, seduta al pianoforte una signora in abito bianco, da sera, la cui gonna, lunghissima, ricade in ampie pieghe su un tappeto rabescato. Poco discosto da lei, sotto un grande specchio che riflette i globi di due lumi a petrolio, si vede Edouard Manet, di profilo, seduto a cavalcioni di una sedia, i capelli ben lisciati, la barba folta, tagliata a pizzo, le braccia incrociate sulla spalliera della seggiola. Elegantissimo, Manet è in « tight », con i pantaloni a righe e le scarpe verniciate. In piedi, fra la signora, e Manet, un po' inchinato verso la signora, sulla cui sedia appoggia un braccio, Mallarmé sembra accennare un passo di ballo. Porta un'ampia e lunga giacchetta nera e una cravatta pure nera, a fiocco, con le punte che ricadono sui risvolti della giacchetta. Dietro di lui, che la nasconde quasi tutta c'è una palma e le foglie alte e stecchite compongono una specie di raggiera intomo alla .sua testa, già canuta. Ma chi è la donna che siede al pianoforte? Nella fotografia, nitidissima in tutti gli altri parti colari, il viso di lei è un po' sfo cato e non si riesce a vederne bene i tratti. Da quel poco che si vede la si giudica bionda bella carnosa. .Tuttavia il quadro di Manet alla parete (anche gli al tri, più piccoli, è probabile siano dello stesso pittore) ci porta ad identificarla, con una certa sicu rezza, in quella Mery Laurent che i mallarmeiani ben conosco no. Arrivata molto giovane Parigi dalla campagna dov'era nata di famiglia contadina, Mery Laurent ebbe quasi subito gran de successo nel mondo dell'alta galanteria. Bellissima, bionda, fat ta a pennello, trovò amanti quat trinai che spogliava con grazia profitto degli amici poveri e una sua piccola corte di pittori c poeti, fra i quali sceglieva gì amanti del cuore. Ella continuò in un certo senso, la tradizione delle grandi « cocottes » o irre golari che si facevano un vanto di contrapporsi, per amor dell'arte e della letteratura, alle grandi dame e, qualche volta, di vincerle nel disputarsi amicizie famose. Fu l'emula di quella Madame Sabatier, che piacque Baudelaire e per la quale Gautier scrisse alcune lettere non pubblicabili che sottofascia; o di quella Nina de Villars, ricca di suo, la quale ebbe il grande merito di sfamare per molto tempo il po vero e tragico Villiers de Pisi Adam che, a chi lo rimproverava di avere accettato una troppo ge nerosa ospitalità, rispondeva, sde gnoso : « Quante storie per qual che cotoletta ». Un dentista americano, il dot tor Evans (quello stesso che eb he molta parte nella romanzesca fuga dell'imperatrice Eugenia d; Parigi a Londra) passava a Mery cinquantamila lire P anno. Altre cinquantamile lire glie le dava un secondo amante. Ricca di cotesta rendita, a quei tempi notabile Mery, brava donna, allegra, piena di vita e di ardor sensuale, scapricciava a suo talento. Dico no si innamorasse di Coppée do po aver letto il sonetto Le Lys che lo piantasse quando egli mise a scrivere poemi realisti L Nourrice o Le petit épicier de Montrouge «qui lcnt, casse son sucre avec mélancolie » Queste cose le racconta Geor ge Moore in Memoirs of my dead life. Moore racconta anch alcuni tiri birboni che Mery gio cò al suo dentista. Come quand invitatolo a cena, finse un'im prowisa emicrania per riman darlo via. Appena uscito Evans ella si tolse la vestaglia che nascondeva l'abito da ballo, corse alla finestra e col fazzoletto fece un cenno a Manet, il qua aspettava all'angolo della strad Stavano scendendo le scale in sieme ed ecco s'imbattono nel dentista che tornava a riprend re un suo taccuino. Moore chiese, un giorno, perchè mai non lasciasse Evans. Gli rispose « Sarebbe brutto. Mi contento ingannarlo ». Erano nel giard netto della sua casa di Passy, om breggiata da folti lilla. « Non so no una donna — disse a un tratto Mery — cui si fa corte in giardino ». E lo invitò a vedere casa. « Fntrammo — continua Moore — e ci mettemmo a di scorrere nella sua camera. Ma secdmpmmsc'aMcNcnusrsr1t sapevo che ella era, in quei gior ni, l'amante di Mallarmé e quel capriccio letterario" non ebbe seguito. Pensavo al caro uomo che scendeva allegramente le scadella sua modesta casa di rue de Rome. E quel pensiero mi metteva in imbarazzo. Egli stava per arrivare e io l'avrei tradito». E' inutile, credo, — disse Mery che si resti ancora in camera mia ». A coteste parole il cuore mi battè forte e mi sentii molto sciocco. Tuttavia, non l'abbracciai. Tornammo in giardino. Par'avamo vagamente quando arrivò Mallarmé, con un dolce. Mi accompagnarono fino alla stazione. Non rinunciai a quella magnifica creatura senza rammarico. L'anno seguente ella s'innamorò di un giovane musicista, al quale lasciò tutto il denaro che le aveva ato Evans ». Moore chiamava Mery Laurent « tutta la lira » per via dei suoi amori e la paragonava a una rosa-tea. L'ultima volta che la ide parlarono di Manet ed ella "i disse che ogni anno portava primi lilla sulla sua tomba. Que 1 primi lilla sulla sua tomba. Que-I Adotto t ranci I sto fa ricordare che il 25 marzo del 1883, vigilia di Pasqua, Mery mandò un fascio di fiori a Manet, infermo e prossimo a morire. Glie li mandò per Elisa, la sua cameriera, della quale Manet, dal letto dove giaceva paralizzato, ritrasse col pastello il viso sorridente. Ed è l'ultima opera di lui Il ritratto di Mery fatto da Manet è color biondo, con la macchia nera del cappellino a foggia di berretta e i caldi riflessi opalini del filo di perle intorno al collo... Tornando alla fotografia che ho sotto gli occhi, essa non è soltanto un documento importante Mallarmé, Manet e Mery Laurent lì riuniti, nell'angolo di quel salotto ovattato di stoffe e gingilli preziosi, le danno un che di piccante, un lume quasi di piccolo scandalo. Se non si sapesse che la signora seduta al piano non era donna da essere imbarazzata pel solo fatto di aver vicino a sè, a contatto di gomito, due uomini che l'avevano intimamente conosciuta. Adolfo Frane! Paesaggio fantastico: lè cascate del Nlagara, pel rigido inverno, in gran parte congelate ' lillliiiimiliiiliililllllllllilliiiiiiiililliiliiiiiiiiiililliiiiilimiiiililim^

Luoghi citati: Londra, Parigi