Le chiari del mistero nelle mani d'una donna di Ercole Moggi

Le chiari del mistero nelle mani d'una donna Domani riprende il processo di Sanremo Le chiari del mistero nelle mani d'una donna Le confidenze in carcere dell'amante del Quartino (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 3 marzo. Lunedi sarà di scena in udienza Teresa Martini, dichiaratasi ammalata sin dalla vigilia del processo. Il Presidente le ha dato una settimana per ristabilirsi, ma posdomani se non sarà a Sanremo andranno i carabin.eri a prenderla. Essa è attesa insomma da tutti e lo stesso magistrato ha detto che non se ne può fare a meno. E' attesa, ripeto, come la prima donna di teatro. Martini Teresa è di Sampierdarena e quando conobbe il ccntumace Quart.no aveva 30 anni ed era commessa in un noto bar di Porta Soprana. Lo conobbe durante i primi giorni della Liberazione nello stesso bar e l'assiduità del giovanotto dall' aria spavalda, in divisa di partigiano col grado di tenente, non le spiacque. « Sorse una simpatia — ha raccontato nel primo dei suoi interrogatori — e diventammo fidanzati; aggiungo che non appena si iniziò tra noi una relazione intima, John (che era il nome da partigiano del Quartino) non si fece più vedere nel bar per evitare chiacchiere e sospetti da parte del padrone. Questi poteva pensare che io approfittassi della cassa per aiutare il mie fidanzato il quale non aveva alcuna occupazione. Nulla sapevo del suo passato. Mi raccontò una volta ch'era rientrato dalla Francia nel '35 per partecipare alla guerra d'Africa e successivamente a quella di Spagna coi legionari di Mussolini. Dopo l'è settembre era andato in montagna. Per quanto smobilitato come partigiano egli conservò la qualifica di comandante della polizia di Tortiglia. Mi disse che lavorava cerne manovale, ma in realtà non ha mai esplicato alcuna attività e io stessa con il mio commercio di borsa nera dovevo mantenerlo e vestirlo. Ciò facevo anche per evitare che facesse cattive azioni, come ho sempre temuto ». Temperamenti di fuoco La Martini infatti lo aveva vislo in compagnia di Murcellini, Stalla e Belloso e altri .nuiviclui sospetti cue si radunavano in una bottiglieria giorno e sera. Stalla si taceva chiamare « Tredici » e Belloso « Wanier ». Tra Quartino e Marcellini due temperamene di fuoco, si accese presto un aspro dissidio, cosicché il primo consigliò la Martini di dire che non conviveva con lui; le raccontò che siccome si era rifiutalo di partecipare a una certa spedizione erano venuti alle man'., picchiandosi di san ta ragione. « Non so cosa facessero — continua la Marti ni — tino al 15 maggio '47. Verso le 12 del 15 maggio rientrò m casa tutto sconvolte e mettendosi le mani nei capslli disse queste parole: "Quei due per vendetta mi metteranno nei past cci ". Avendo insistito perchè si spiegasse, egli aggiunse che i due erano Marcellini e " Testa Grigia ", pseudonimo dello Scopi, i quali per vendetta lo avrebbero fatto figurare nell'omicidio della Zaroudska perchè fi era rifiutato di parteciparvi. Dopo qualche giorno parti affermando che avrei dovuto dire che i gin. - i del delitto era rimasto sempre a casa ». Effettivamente a casa non rimase e solo nei success .vi interrogatori la Martini, quando seppe che l'amante era stato arrestato ritrattò per la paura tutte o quasi le sue dichiarazioni. « Per la verità de-, vo dire — aggiunse nel primo interregatorio — che precedentemente al nostro ultimo colloquio, mi confessò di avere partecipato a una prece dente estorsione contro la con tessa insieme al Marcellini e a Stalla, ncnch' all'inglese e o avere avuto per quell'operazlo ne un compenso di sole 200 mi la lire; per tale ragione si era adirato col Marcellini e gli altri e perciò s! era rifiutato d partecipare all' ultima spedizione, cioè quella tragica della notte del 15 maggio. In causa di tale rifiuto era venuto nuovamente alle mani col Marcellini ». L'obiettivo dei malfattori Più tardi la donna confessò che il Quartino aveva narrato con aria preoccupata di essere stato invece assieme agli altri a Diano anche la sera del de litto, ma aveva spiegato di non essere penetrato in casa e che scopo della spedizione era esclusivamente quello di rubare i gioielli e le monete d'oro della russa con un al tro ricatto. L'obiettivo dei malfattori non sarebbe stato precisamente quello di sopprimere le due donne. Al delitto giunsero per ragioni che la Martini non seppe mai spiegarsi, tfia che non avessero pensato al duplice omicidio lo si può arguire dal fatto che non usarono armi portate seco; la contessa fu uccisa con un paletto da stufa e la cameriera con un coltello da cucina appartenente alla Zaroudzka. Si domanderà; come 1 cara binieri riuscirono a far cantare la Martini nei primi interrogatori ? Essa aveva già can tato precedentemente; era stata messa nella cella con tale Pierina Carlissi amante del Marcellini. Questo sarebbe un altro romanzetto molto lungo da raccontare a base di gozzoviglie, lauti pranzi e cene in cui pagava il Marcellini, e schiaffi e altre violenze di stribuite dallo stesso con bel la prodigalità. La Carlissi lo aveva conosciuto ad Acqui sempre squattrinato, ma poi lo vide largamente provvisto di quattrini e di banconote estere. La Carlissi era stata arrestata, quando si seppe che era amante del Marcellini. Ed ebbe dalla Martini le sue confidenze che riferi all'autorità giudiziaria dicendo: « La signora che io conoscevo cercava di tirare fuori dal delitto il proprio amante e cioè il Quartino. Raccontò che ad uccidere la contessa fu il Marcellini, mentre lo Scopi uccise la cameriera ». La Carlissi non ritrattò nessuna delle sue dichiarazioni; riferi il racconto della Martini incurante della posizione del Marcellini col quale del resto aveva rotto ogni rapporto, forse contenta di essersene liberata. Dalle deposizioni delle due donne che vissero con Quartino e Marcellini le ore desolate come quelle dello spreco si ha conferma che non solo questi due imputati ma anche gli altri erano degli squattrinati senza mestiere. Ercole Moggi

Luoghi citati: Acqui, Africa, Francia, Quart, Sanremo, Spagna