I sogni del piccolo francese di Filippo Sacchi

I sogni del piccolo francese VILLAGGIO E CUCINA NELLE MOSTRE DI PARIGI I sogni del piccolo francese "Concours Agricole,, alla Porta di Versailles • Bestie stupende dai nomi aristocratici, meravigliosa varietà di razze - Il Robo. che pela le patate e il "piatto volante,, per cuocere le uova ■ Un po' di letteratura: le dimore degli eroi di romanzi (Dal nostro Inviato speciale) Parigi, 3 marzo. Madre di esposizioni nell'Ottocento, Parigi ne ha conservato il gusto. E' difficile che, in qualunque momento ci capitiate, non ve ne sia almeno una aperta. Prendete l'anno scorso. Ci fu l'esposizione dei tesori di Vienna, poi quella del jazz, poi quella dei francobolli, poi quella dei Pittori di mezzo secolo, poi la soli*" Fiera, poi i due grandi Salons. poi l'automobile, la radio, l'aeronautica, eccetera. Sicché vedete che a sommarle alla fine dell'anno, viene fuori quasi quasi una specie di Esposizione Universale... Esemplari monumentali I parigini, che sono sempre curiosissimi, vanno a vederle tutte. Però si può star certi che poche sono dilette al loro cuore come due: il Salone delle Arti casalinghe, e il cosidetto Concours Agricole, che si tengono ogni anno a questa stagione. Giusto adesso sono aperti insieme. L'uno, il Salon des Arts ménagers, è allogato in quel gigantesco baraccone del Grand Palais, residuo appunto della grande esposizione del 1900, che sembra un incrocio tra la galleria di Milano ed il monumento di Vittorio Emanuele a Roma; l'altro, il Concours Agricole, è alla Porta di Versailles, nell'incolto recinto e negli informi smisurati capannoni della Fiera di Parigi. E' naturale che vengano insieme: i due si completano. Perchè alla Porta di Versailles trovate in questi giorni una infinità di cose. Trovate migliaia e migliaia di macchine agricole, trattori, aratri, erpici, seminatrici, fertilizzatrìci, mungitrici, coglitrici di patate e di barbawMiiiiiiMiHiiiiiiiiiniiiMiiiiniiiiiiniiiiiiiiiin mimitimnuiiiiimiiiiiitiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiim bietole, e tutti gli ordigni e gli accessori per la campagna, dalle sementi alle pompe, dagli estintori d'incendi ai badili, dalle scale allo spago. E troverete piantagioni di frutteti modello, e giardini, e grano, e uva, e mele, e aranci, e tulipani, e insomma un campionario completo di tutto ciò che produce la terra di Francia. Ma l'attrazione principale, culminante è il Concours Agricole. Ogni anno alla Porta di Versailles si decide mia cosa importantissima, una cosa che senza dubbio per molti milioni di francesi è, almeno per qualche giorno, infinitamente più emozionante della crisi ministeriale o della Conferenza dei sostituti: si decide quale è il più bel toro, la più bella vacca, il più bel porco, la più bella gallina, la più bella pecora di tutta la Francia. A sentirlo cosi uno pensa: he, uno dei soliti concorsi di bestiame. Invece è un affare enormemente serio. Perchè davvero, per una settimana, si concentrano a Parigi da ogni provincia, anche dalle più lontane, tutti i capi che in quel momento rappresentano il fiore dell'allevamento nazionale. Non ci si azzarderebbe mai a mandare un prodotto che non rientri in quella superclasse. Stupende bestie, esemplari monumentali, si allineano per chilometri e chilometri, negli immensi ca> pannoni, in attesa di sfilare davanti alle commissioni che, nei recinti della giuria, guardano, palpano, gravemente si consultano, sotto la vigilanza rispettosa di allevatori, mediatori, contadini i quali, col catalogo alla mano, fanno ressa attorno allo steccato. E' un'incredibile varietà di razze e di pelami diversi dalle piccole tarentaises montanine d'un bel colore nocciola, alle normanne chiazzate di rosso scuro bruciato con gli strani musi corti e quadrati come i buoi delle sculture assire, dai tenebrosi tori armoricani bruni e arricciati come orsi^ alle guascone bianche sfumate in grigio ferro e lisce come seta. Sono bestie araldiche, con tanto di nome e di discendenza scritti sul loro box: nomi graziosi di vaccherelle, come Muguette, Dunette, Prière, Valse, o scherzosi come quel toro Salers che si chiama Rigolo, o aristocratici nomi di maiali che hanno delle cadenze da Gotha, come Thelème de Saint Vincent, o Alerte de la Haie Monteire. E ad ogni momento, passando davanti alla sfilata delle gabbie senza fine dove strilla e starnazza la pollerìa, in capita di trovare il cartello « venduto », come sui quadri delle esposizioni. Ebbene, che cos'è il Salone delle Arti casalinghe f E' di tante cose anch'esso. C'è una esposizione di vini e spiritosi (duecento stands). C'è un'esposizione di mobili, c'è un'esposizione < della vita collettiva >, ossia tutta l'attrezzatura per enti, ospedali 0 collegi. Ci sono anche li concorsi: proprio oggi 113 finaliste per il titolo di tfata della casa 1951 » (finaliste sulle centomila allieve dei ■vari istituti per l'insegnamento domestico) hanno cucinato sotto l'occhio severo delle assistenti e i lampi al magnesio dei fotografi, un budino e una ricetta di indivie. Ma se percorrete la navata centrale del Grand Palais, cosi vasta che serve per 1 concorsi ippici, vedete che praticamente sono tutte cucine. La cucina, si capisce con i suoi complementi (lavapiatti automatici, tritacarne affetta verdure, pentole speciali, eccetera) è il vero scopo, la ragione d'essere del Salon. Una curiosa folla E allora è bell'e spiegato perchè i due si completano. Laggiù, alla Porta di Versailles, si preparano idealmente i cosciotti, le bistecche, i filetti, i pezzi di pollo, le uova che poi verranno ad arrostirsi in queste cucine e in queste pentole. Ecco perchè ogni anno queste due manifestazioni eatraggono, si può dire, da Parigi e dalla provincia circostante, una curiosa folla, che lo straniero, il visitatore di fuori, il quale fa la sua vita nei caffè dei boulevards o negli alberghi e i locali di lusso dei Campi Elisi, non vede mai in massa, perchè essa sta rintanata tutto il giorno nei suoi laboratori ciechi e nelle sue topaie della periferia, e appena esce è per farsi ingoiare nei budelli della metropolitana: la folla del piccolo francese, minore sottospecie biologica del piccolo borghese, una folla incolore, raggrinzita e sedentaria, raffazzonata modestamente con paltò scuri, baschi sgualciti e colletti spelacchiati, che va a coppie, ordinata e paziente, fermandosi meticolosamente davanti a ogni stand, contemplando con occhio affascinato le meraviglie della moderna tecnica casalinga, la cucina termostatica, per esempio, o il Robot che disimpegna automaticamente venti operazioni diverse, dall'impastare all'affilare i coltelli, dal pelar le patate al macinare il caffè, o infine la facezia atomica della mostra, il piatto volante, un piatto d'ottone, tenuto sospeso per aria mediante un gio'o elettromagnetico, e sul qufile, in vista del pubblico, si cuociono uova al burro. I due ideali Ebbene i due poti intorno ai quali rotea la vita del piccolo francese, i due ideali della sua modesta felicità, sono il Villaggio e la Cucina, il Concours agricole è il Villaggio, e il Salone delle Arti casalinghe è la Cucina. Per qualche ora, visitandoli, egli sfiora il sogno di una mitica esistenza, in cui i ni piccolo francese avrà una vacca che dà quaranta chili di latte e due chili di burro al giorno, e un fornello che quando la minestra è cotta si spegne da sè. Però il piccolo francese non guarda soltanto la cucina. C'è un reparto al Grand Palais dove espongono gli antiquari. Essi usano esporre non accumulando alla rinfusa, ma raggruppando, secondo un tema determinato, che ogni anno è variamente proposto dal comitato ordinatore. Quest'anno il tema era: < La dimora di un eroe di romanzo ». Ossia gli antiquari decoratori designati a esporre, dovevano scegliere un romanzo celebre, scegliere nel romanzo un personaggio e ammobiliare la stanza di quel personaggio, secondo l'epoca, lo spirito dello scrittore e la sua atmosfera. E' venuta fuori una serie di quindici ricostruzioni, tutte divertenti e con pezzi i imiiiiiiiiiiiiiiiimiiiii iiiim ragguardevoli: qualcuna anche letterariamente intelligentissima. Cito il salottino di Madame de Merteuil delle Liasons dangereuses, la sala di Bella di Giraudoux, lo studio del Cagliostro di Dumas, i il sa/ottino di Manon Lescaut a Chaillot, col « pirciol desco » imbandito di peltri, la saletta da pranzo di Giulia nella Nouvelle Eloìse, di uno squisito e rigoroso stile (< C'è al primo piano la saletta da pranzo diversa dalla solita: è una stanza piccola ma ornata di tutu, ciò che può farla gradevole e ridente, eco); e soprattutto, coi suoi biondi legni Carlo X, il salottino di Margherita Gauthier, di un prodigioso gusto scenico (le camelie, il libro e il fazzoletto abbandonati sul divano). Ebbene, mentre ero li udii alle mie spalle una esclamazione estatica, aspirata, come chi giunga le mani: Marguerite Gauthier! Mi volsi: era una brava, grassa donna, dal viso itterico e bonario, con un vecchio mantello loden sulla sottana sbiadita, una ruvida sciarpa di lana da soldato al collo, due povere m.ani che hanno lavato piatti tutta la vita. Poco in là, guardavo la camera da letto della duchessa Banseverino della Chartreuse, quando mi capitarono accanto due, marito e moglie, entrambi vecchi, lui con occhiali di metallo bianco, basco frusto e aria patita, lei con un sacco di tela nero per borsetta e una specie di pelliccetta di gatto al collo. « E' proprio così. La vedo » disse lei. B lui: «C'est tout à fait ca >. Perchè per il piccolo francese, tra il Villaggio e la Cucina, ci sarà sempre un posto per la Letteratura. Filippo Sacchi Shakuntala mentre rampogna fotografi e giornalisti (Tel.)

Persone citate: Carlo X, Dumas, Giraudoux, Manon, Margherita Gauthier, Marguerite Gauthier, Nouvelle, Rigolo