TEATRI

TEATRITEATRI « Ciao, nonno ! » di G. Giannini al Carignano Sarebbe complicato e difficile seguire minutamente il movimento e la concatenazione dei casi Inverosimili e burleschi di questa novità di Guglielmo Giannini: Ciao, nonno.' Ad ogni modo l'argomento della farsa che moltiplica i dialoghi e le scenette concitatamente e artificiosamente buffe su di uno sfendo vagamente sentimentale, è press'a poco questo. Il grande ufficiale Massimo Gandolfi è consigliere delegato della <Dolcifera»; non più un giovinotto, anzi alle soglie della vecchiezza, ma svelto, piacevole e galante; le donne, più che gli affari, sono la sua costante preoccupazione. Sono, o erano, perchè ormai gli anni sono passati, non è bene sprecare la salute, e il consigliere delegato incomincia a sentire la noia, un certo vuoto della vita... Suo figlio Edoardo è tutt'altra cosa; lunga barba, trasandato, sempre attorno a cifre e bilanci, non ha mal guardato una ragazza in faccia, unica passione frenetica la musica, alla quale però è « costituzionalmente > negato. Alla c Dolcifera » capita una bella giovane, Albertina, appena as sunta come impiegata, e per un equivoco addetta alla pulizia. Albertina, povera affamata e illibata, accetta di scopare e spolverare, ma poi vede una doccia, non resiste alla tentazione, ci si caccia sotto, naturalmente in abito più che succinto, è vista cosi da Edoardo, il quale rimane con gli occhi sbarrati. Ma non soffermiamoci sui particolari... Albertina è Invitata da Pietro, autista di Massimo, ad una corsa in automobile; la ragazza ingenuamente accetta Pietro 3i fa aggressivo, e poiché Albertina non intende di lasciarsi, diciamo cosi, manomettere, il villano l'abbandona sulla strada a molti chilometri dalla città. Passa di 11 Edoardo, che ha intravista l'automobile paterna, e la raccoglie Piccolo spuntino in una trattoria di campagna e ritorno. Ma prima del ritorno ecco quello che è successo. Una zingara disperatissima, per togliere il suo piccino a quell'esistenza randagia, si è avvicinata alla macchina di Edoardo, e ve lo ha cacciato dentro, avvolgendolo nel soprabito di Albertina. Quando poi il piccino è scoperto, ad Edoardo vien fatto di pensare che sia figlio di Albertina, ad Albertina che sia figlio di Edoardo. E costui ha soprattutto un dubbio, anzi un'appena contrastata certezza: che il padre del piccino sia suo padre stesso, il galante, l'intraprendente, lo spensierato Massimo Gandolfi. A un certo punto ad Albertina conviene di lasciarsi credere la madre di Puppi; eviterà 11 licenziamento dalla «Dolcifera», avrà un trattamento speciale. Le cose si complicano. E poi si risolvono lepidamente e sentimentalmente. Puppi è l'unico che ascolti la musica di Edoardo senza proteste o strilli. E* già un bel passo ; Edoardo se na sente rimescolato e commosso. Poi, anche Albertina si Interessa alla musica di Edoardo; altro gran passo. Nel frattempo Massimo è indotto a credere che Puppi sia veramente Aglio di suo figlio; sicché egli sarebbe diventato nonno. Questo ci voleva! Ora che le donnette non sono più pane pei suoi denti, diventar nonno, che bellezza! che felicità! che entusiasmo! Immaginate come Massimo ci si butta. Non perde tempo; Edoardo deve sposare Albertina, subito. Albertina ed Edoardo sono in fiero imbarazzo. O meglio sarebbero; perchè intanto l'amore è nato tra loro, sicché il matrimonio si farà, e il bimbo caduto dal cielo è accettato come un onesto anticipo delle future gioie familiari. L'autore ha definito questa farsa « soggetto per film », e l'ha tagliata in una serie di quadretti che rapidamente si susseguono e dissolvono, e contribuiscono a rendere più esteriormente briosa la rappresentazione, che è poi affidata, oltreché all'andante e facilona buffoneria delle situazioni, alla ben nota vivacità verbale, e spesso verbosa, del Giannini. Da dialoghi svelti e grottesche situazioni sono scaturite le molte risate che hanno rallegrato la serata. Bisogna dire che la recitazione della Compagnia Ganduslo-Besozzi-Solari è stata precisa, sicurissima, scattante; sicché ogni possibile effetto è stato ricercato o ottenuto con ingegnosa bravura. Antonio Gandusio è sempre l'attor comico irresistibile e impeccabile, e bastano due parole dette da lui perchè il pubblico sia toccato. Lepido il Besozzi, graziosamente amena la Solari, e tutti Intonati al carattere del tre atti, la Orlowa, il Collino, la Paoli, la Borgonovo e via dicendo. Vivaci e rinnovati i lieti applausi più e più volte, a scena aperta, e ad ogni fine d'atto, con numerosissime chiamate agli attori. f Jj

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