Non provoca più incidenti l'ombra di Giordano Bruno di Vittorio Gorresio

Non provoca più incidenti l'ombra di Giordano Bruno ti LA SEI GIORNI,, DEI LIBERI PENSATORI Non provoca più incidenti l'ombra di Giordano Bruno Tre date polemiche nel mese di febbraio - Un messaggio senza veleno del ministro Pacciardi - Il supplizio di "Campo dei Fiori,, e il braccio secolare - Effetti distensivi e gradevoli di un'intera libertà (Nostro servizio speciale) Roma, febbraio. Nel giro di otto giorni in Questo mese il calendario segna tre date che tutti gli anni portano polemiche, perchè ff 9 febbraio è anniversario della proclamazione della Repubblica romana; VII della conciliazione tra la Chiesa e lo Stato, e il 17 del supplizio di Giordano Bruno, bruciato vivo l'anno 1600 piazza di Santa Fiora, oggi Campo dei Fiori. Nel fatale ottavario, puntualmente, ogni anno i polemisti più vivaci della Voce repubblicana, dell'Osservatore romano e della Associazione nazionale dei liberi pensatori si affrontano in battaglia. Vecchio astio Qeneralmente accade questo: per il 9 febbraio La voce repubblicana dedica pagine ai ritratti di Mazzini, Saffi, Armellini, Garibaldi, alle stampe che ricordano l'atto della proclamazione della repubblica nel Palazzo della Cancelleria apostolica (poco distante dal Campo dei Fiori). Gli articoli a corredo del'le illustrazioni sono di vecchi repubblicani: Aldo Spallicci, Franco Simoncini, Giuseppe Tramarono, Vittorio Parmentola. Nella medesima occasione Pacciardi onora la Repubblica romana e tutte le repubbliche del mondo in un messaggio che la sera egli legge alla R.A.I. Però essendo ministro di un governo democristiano di unione nazionale, egli naturalmente non ricorda le controverse vicende di Pio IX, non volendo attizzare malumori tra gli italiani di altre opinioni. Quest'anno ha detto, per esempio: « Se il popolo italiano può persino, non dico tollerare, ma onorare tradizioni diverse da quella repubblicana, lo si deve al fatto che il regime repubblicano è tradizione viva della storia italiana, sangue del iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii suo sangue, gloria ed orgoglio della gente sua ». Questa è una saggia moderazione, è accortezza politica; ma si direbbe che non basti a disarmare la diffidenza dei redattori del giornale vaticano. Costoro infatti lasciano passare qualche giorno, e quando viene l'anniversario della Conciliazione scrivono che tale ricorrenza « ha la virtù di rinfocolare le croniche stizzosità dei laicisti, i quali su per le colonne di certi fogli salgono alla riscossa con prosette di circostanza in cui il vecchio astio tenta di rispolverarsi a nuovo... Un ricordo a parte — si legge poi ne/Z'Osservatore — merita La voce repubblicana, la quale, a testimonianza della sua cristallina fedeltà alle proprie tradizioni, commemorava, sabato sera, la Repubblica Romana. Non occorre dire che tutto questo non ci offende, e ci offenderebbe ancor meno il giorno in cui si rinunzlasse alla mitologia per attenersi alla storia ». Generalmente accade che a questi apprezzamenti La voce repubblicana non risponda, ed è nuova saggezza da parte sua: ma di rincalzo vengono le schiere dei liberi pensatori, i quali appunto si ridestano fra le due ricorrenze della Conciliazione e del supplizio di Giordano Bruno. Tra VII e il 17 febbraio abbiamo sempre la classicissima «sei jriorni» dei liberi pensatori, annuale manifestazione che fa mobilitare la Celere, innervosire i commissariati di polizia, preoccupare il Governo, desideroso di evitare che qualche screzio con la Santa Sede nasca da qualche occasionale mancanza di riguardo verso la religione e i suoi ministri. Avvenne per esempio, l'anno scorso, che il questore vietasse l'affissione di un manifesto della « Giordano Bruno » in cui si dichiarava che la politica vaticana non era estranea ai lutti della Nazione e si esortavano gli italiani tutti < a pretendere del clero e dai suoi prosseneti politici il rispetto all'unità, alla libertà, all'indipendenza della Repubblicay. Proibito il manifesto con l'allusione ai prosseneti, i liberi pensatori avrebbero voluto commemorare Giordano Bruno nell'Aula Magna del Collegio romano. Chiesero quindi, e ottennero, dal Preside di quel Liceo la disponibilità della casa, ma alla vigilia della celebrazione, quando già erano stati diramati gli inviti ed i comunicati con l'annunzio, il Preside del Collegio romano fece sapere agli organizzatori che era spiacente di dover revocare l'autorizzazione per ordine avutone dal Provve ditore agli studi, il quale probabilmente lo aveva ricevuto dal ministro Gonfila. « Dove il rogo arse » Oratore designato dai liberi pensatori era il senatore Ugo Della Seta, repubblicano storico, maissimo uomo di studio. Non avendo potuto parlare al Collegio romano parlò in Senato due mesi dopo per accusare De Gaspe ri d'essere « un laico vinco lato dalla disciplina ecclesiastica » e Gonella di preparare la controriforma della scuola: « La verità è — proclamò a un certo punto che dopo tre secoli l'ombra di Bruno vi intimorisce ancora*. Timori o no, la discussione ebbe lunghi strascichi: Giordano Brunn fu commemorato alla Casa della cultura di via Santo Stefano del Cocco dal consigliere comunale professor Ettore Mazzoni. Poi ebbe ad occuparsene Togliatti -u Rinascita in un corsivo intitolato c Giordano Bruno • noi», nei quale si leggeva: < Celebriamolo, dunque; egli è uno dei nostri padri, • ogni volta che a lui ritorneremo, più forte e meglio sentiremo quanto gli dobbiamo*. Nè tacquero i cattolici. Su V Osservatore romano apri la serie delle ritorsioni mons. Francesco Olgìati, accademico onorario dell'Accademia di San Tommaso, la quale ha sede proprio nel palazzo della Cancelleria apostolica, adiacente a Campo dei Fiori, e anzi da qualche finestra dell'Accademia si può forse vedere di scorcio il monumento a Giordano Bruno, inaugurato il giorno di Pentecoste del 1888, « dove il rogo arse ». Dall'Osservatore la polemica si estese ai fogli cattolici minori, quotidiani o periodici, arrivando ai bollettini parrocchiali e alla minuta stampa delle congregazioni religiose. Fu saccheggiato e messo a frutto l'undicesimo volume della « Storia dei Papi » d'i von Pastor, per i copiosi riferimenti bibliografici che vi si trovano: < I frammassoni e liberi pensatori, in più gran parte ebrei, non sanno nulla del disprezzo ed odio che nutriva il loro eroe per tutta la loro razza che egli ha definito una nazione sempre spregevole, schiava, interessata, misantropo, ributtante a tutte le altre razze, e sprezzata con pieno diritto ». Barbe elettriche Perciò i lettori della stampa cattolica venivano iticitati a farsi quattro buone risate alle spalle di ' senatore Della Seta. Che poi Bruno sia stato denunciato all'inquisizione da chi lo aveva accolto in casa e quindi assunto verso di lui tutti i sacri doveri dell'ospitalità, è un altro fatto che i polemisti di parte superano con disinvoltura, sulla fede di Francesco Albanese, il quale ha raccontato nella sua storia dell'inquisizione a Venezia che l'ospite di Bruno, Giovanni Mocenigo, lo tradì perchè un giorno si accorse che il filosofo, il quale gli aveva promesso di insegnargli la mnemotecnica e l'arte d'indovinare i pensieri si interessava invece troppo alla signora Mocenigo, sua bellissima moglie. Nello scritto d'accusa contro Bruno si trova infatti anche il rimprovero « che egli abbia molto goduto con donne come se non ritenesse peccato di seguire gli stimoli della natura*. Quindi altre risate, ed una "onclusione sbrigativa: « Nessuno al mondo fu meno libero pensatore di quest'uomo, che ''infinita beozia dei politicanti innalzò a simbolo sovrano del cosiddetto libero pensiero ». Si può anche essere d'accordo: Giordano Bruno è appunto un simbolo. Quando fu inaugurato quarant'anni fa il circolo dei liberi pensatori romani (in via di Porta Angelica, proprio di fianco al Vaticano, come vicina al Vaticano * anche la strada che ha il suo nome), Barzilai avverti che per la democrazia anticlericale Giordano Bruno è un nome di battaglia, ciò che non implica che le sue idee vengano prese in considerazione. Togliatti è stato del medesimo parere rispondendo ai cattolici: « La parte avanzata del popolo lo ha fatto suo conoscendo il martirio che voi gli avete inflitto ». E l'onorevole Tomaso Smith, che l'altro giorno lo ha commemorato in una piccola sala di Roma, alla presenza di un centinaio di liberi pensatori, tutti di età molto avanzata, saggiamente ha premesso che non avrebbe fatto cenno alla filosofia del grande atleta del libero pensiero, ma soltanto evocato l'esempio di eroismo che egli ci ha lasciato in eredità. I cento vecchi liberi pensatori che ascoltavano Smith non riuscivano a stare fermi sulle sedie. Tra un ondeggiare di cravatte nere e farfallone, un picchiettare di bastoni d'ebano, un fremere di barbe tutte percorse da influssi elettrici, si levò a un tratto un grido molto ovvio, dato l'ambiente: «Viva Giordano Bruno!*. Un altro rimbeccò: « Afa vivo anche Savonarola.'*. Un vecohio dis¬ se scattando in piedi: « Sono un anarchico: evviva l'anarchia!*, e si mise a sedere. Un uomo grasso e freddoloso attaccò i preti. Ebbe il suo applauso e fu contento, ed è dovere riconoscere che lasciando completa libertà di esprimere il pensiero ai nostri liberi pensatori il Governo non ha niente da temere. Se ne vuole una prova t La polizia, quest'anno, non ha impedito la celebrazione, non ha neppure ostacolato la deposizione di una corona ai piedi del monumento a Giordano Bruno, il 17 febbraio; bene, la sola conseguenza è stata il disappunto dei cronisti del Paese e dell'Unità. Sul Paese, difatti, è stato scritto nel resoconto delle cerimonie: « Gli agenti non tardavano a stabilire un vero e proprio cordone per disperdere i popolani... d'altra parte nessuno opponeva resistenza alle intimazioni dei poliziotti, anche perchè queste venivano formulate, occorre dirlo, con urbanità inconsueta ». Ancora più evidente il rammarico del cronista dell'Unità: « La polizia ha tentato di disturbare la manifestazione, senza peraltro provocare incidenti di rilievo ». La polizia, in ciò fare, è stata consigliata molto bene. Avendo evitato di provocare incidenti non ci saranno a Palazzo Madama interpellanze del senatore Della Seta, forse non più polemiche tra la stampa cattolica e ■iiiiiiiiMiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiii Rinascita, e cosi l'ombra di Giordano Bruno potrà cessare dopo tre secoli e mezzo di intimorire U braccio secolare cattolico. Naturalmente, tutto questo potrà avvenire a patto che i fedeli del filosofo godano intera libertà, una libertà che non è punto pericolosa. Quest'anno la vigilia dell'anniversario del supplizio, Il Paese difatti pubblicava il rituale messaggio dell'associazione nazionale del libero pensiero nella sua pagina di cronaca, strettamente conchiuso tra due notizie d'altro genere: sopra, a ridosso, stava l'annuncio della quarantanovesima tradizionale carciofolata del pupazzetto; e sotto al manifesto seguiva subito una breve informazione intitolata: « Precipita nella tromba delle scale ». Vittorio Gorresio

Luoghi citati: Bruno, Roma, Venezia