Violento tumulto alla Camera per un discorso dell'on. Geuna

Violento tumulto alla Camera per un discorso dell'on. Geuna Violento tumulto alla Camera per un discorso dell'on. Geuna La versione di un episodio partigiano - I socialcomunisti si precipitano al centro dell'aula ma sono fermati dai pacieri - La seduta sospesa - Alla ripresa il deputato torinese chiarisce Roma, 21 febbraio. La cronaca parlamentare odierna si apre con una notizia che sarà accolta con disappunto da quella parte del pubblico che ha cominciato a disertare le tribune della camera « visto che a Montecitorio non succede più nulla». C'è stato stasera un vivacissimo incidente che non ha degenerato nella vera zuffa di antica memoria per l'energico intervento dei questori, ma soprattutto non ha degenerato per la prudente decisione del vice presidente Chiostergi che ha sospeso in tempo la seduta. Parlava sul riarmo l'on. GEUNA (d. e). Parlava con la consueta foga e fin dalle prime frasi aveva impostato il suo intervento a vivace polemica con i comunisti. Il riarmo — dice iniziando — costituisce oggi un dovere pieno perchè ai tratta di difendere non solo la vita di ogni cittadino, ma anche, perle venture generazioni, il patrimonio di civiltà e di cultura dell'Occidente. La discussione con i comunisti è vana perchè l'opposizione, negandosi per principio ogni libertà di scelta, bolla automaticamente se stessa di stoltezza (proteste all'estrema). I socialcomunisti si oppongono al riarmo in nome di una pretesa volontà di pace ben sapendo di secondare cosi soltanto una manovra propagandistica russa E' dimostrato che l'Unione Sovietica non fa che sabotare la vera pace (nuove proteste) e nell'U.R.S.S. i giovani sono tenuti sotto la pressione di propaganda militarista e bellicista come in tutte le dittature (clamori). PAJETTA — Smetti di dire menzogne e sciocchezze. GEUNA — Ho ricevuto, nella mia qualità di deputato di Torino, copie di circolari, tutte con la stessa data e con firme illeggibili, nelle quali mi si Invita a votare contro il riarmo e si esalta la pace in nome delle maestranze delle più grandi aziende torinesi (applausi vivissimi a sinistra) BOLDRIN — Gli operai vo gliono la pace. GEUNA — Si tratta soltanto di falsa propaganda e questa falsa propaganda è mostruosa perchè sono quelle stesse maestranze le respon sabili degli arsenali clandestini di armi. E' la stessa storia: come l'Unione sovietica che parla di p~.ee e dal suo sorgere non ha condotto che una politica di aggressioni e repressioni sanguinose (urla a dei comunisti; Pajetta grida: «Basta.'-». Altri colleghi gli fanno coro. Intervento del Presidente). GEUNA — E' la stessa storia: cosi quando i comunisti parlano di pace non si può crederli in buona fede. E sono proprio i comunisti a parlare di pace e di patria. Essi che al Senato, per bocca del senatotore D'Onofrio, hanno insultato e vilipeso i soldati italiani combattenti in Rusisa... (Qu sorgono proteste e interruzioni ancora più vive, n Presidente interviene per ricordare che non vanno chiamati in causa membri dell'altra Camera). GEUNA — Bene, sono proprio i comunisti a parlare di patria, loro che hanno invitato i soldati a disertare e i cittadini a non rispondere all'appello dei Distretti. Questo è amor di patria! Amor di patria è quello che hanno dimostrato i partigiani democristiani nella lotta di Liberazione, quei partigiani che voi avete insultato (nuove interruzioni e proteste). PAJETTA — Che dice? GEUNA — Un deputato del vostro settore che non sono riuscito a identificare ha detto giorni fa che i partigiani d. c. furono degli « imboscati ». Testimoniano il contrario le nostre medaglie d'oro. E noi vi possiamo anche gridare in faccia che le medaglie d'oro Filippo Beltrami e i fratelli DI Dio caddero perchè ì comunisti 11 abbandonarono di fronte ai tedeschi lasciandoli scoperti alle spalle. Qui nasce il tumulto. Le grida dal settore comunista si fanno assordanti e il gruppo di attacco va all'assalto. L'azione fulminea è condotta da Pajetta. Lo seguono nell'emiciclo gli onorevoli Cocchiatti Boldrln Cremaschi e altri. Qui av. viene lo scontro ma non con gli avversari ma con i pacieri Per il momento l'urto è evitato e l'on. Geuna riprende a gridare verso i comunisti: — Vi contesto il diritto di parlare di patria quando ii vostro capo è a Mosca e parla contro il go verno italiano. E' un reato. BOLDRTNI — Dacci querela. PAJETTA — Intanto ritira quello che hai detto. H vice presidente Chioster gi — On. Geuna cerchi di chiarire le sue parole. GEUNA — Lo farò quando sarà ritirata l'offesa di imboscati lanciata contro i parti giani cattolici. CHIOSTERGI — Dia un chiarimento. GEUNA — Io non ho mai offeso nè intendo offendere i partigiani di qualunque partito però il fatto che Beltrami e i fratelli Di Dio morirono perchè furono lasciati scoperti di fronte ai tedeschi è vero. PAJETTA — E' falso; mio fratello è morto a 18 anni combattendo accanto a Beltrami e ai Di Dio. (Un minuto di sospensione poi il tumulto riprende più violento; i comunisti sono quasi tutti fuori dei banchi). Irene COCCOLA comunista — E mio figlio è caduto per salvare i partigiani d. c. A questo punto si è riaccesa la grande rissa. Per qualche istante l'aula sembrava in ebollizione. Nell'emiciclo la massa ondeggiava e i comunisti cercavano di aprirsi un varco, n socialfusioriista Faralli, giunto, chissà come, al banco della presidenza, batteva i pugni gridando: < Basta, fuori! ». La seduta è stata sospesa in tempo ad evitare il peggio, i deputati lentamente hanno sfollato per continuare le urla nei corridoi, ma ormai la minaccia dei pugni era superata. La sospensione è durata un'ora. Alla ripresa, siede alla presidenza GRONCHI. Egli dà la parola a GEUNA. GEUNA: La mia frase riferentesi a un episodio di guerra è stata pronunciata nella concitazione del discorso, quando reagivo a numerose violente interruzioni e sentivo ancora bruciarmi nel sangue l'offesa della ingenerosa qualifica di « imboscati » che fu lanciata nei giorni scorsi genericamente contro i partigiani cattolici. Riconosco che la mia frase poteva essere interpretata come accusa di viltà e tradimento contro reparti che combatterono nei settori dell'Ossola accanto ai nostri. Affermo che questo non era nè il significato, nè l'intenzione della mia citazione dei fatti, e ciò tanto più che io, del ripiegamento effettuato in queir occasione, ebbi ed ho conoscenza attraverso il racconto di altri. Prendo atto lealmente della testimonianza dell'on. Pajetta circa la morte di suo fratello accanto ai Di Dio e credo con queste mie parole di avere ristabilito U significato della mia frase, che non voleva offendere alcun combattente, nè alcun reparto della resistenza, Questa la cronaca dell'incidente. Per il resto va riferito che il dibattito sul riarmo è proseguito oggi alla Camera con gli interventi dell'on. Giavi (PSU) contrario alle spese e degli on. Bettinotti (PÉLI) e Giannini, sostanzialmente favorevoli sia pure con qualche personale riserva ognuno dei due. Ma oltre a questa discussione sul riarmo un'altra assai interessante se ne è aperta oggi a Montecitorio. Quella sulla legge per il referendum che è stata messa all'ordine del giorno nella seduta mattutina. E' stato un inizio tranquillo ed elevato di dibattito.

Luoghi citati: Mosca, Ossola, Roma, Torino, U.r.s.s., Unione, Unione Sovietica