I commeti americani all'intervista di Stalin di Gino Tomajuoli

I commeti americani all'intervista di Stalin I commeti americani all'intervista di Stalin Un duro articolo del New York Times - Il sen. Lodge ha proposto ad Acheson la revisione del trattato di pace con l'Italia (Dal nostro corrispondente) Washington, 19 febbraio L'annuncio dato oggi che le tre Potenze occidentali offrono alla Russia di aprire le conversazioni dei sostituti a Parigi il 5 marzo, non è caduto in un'atmosfera di particolare ottimismo per l'esito di tali conversazioni e quindi anche per i risultati concreti della conferenza dei quattro grandi che a quegli incontri preliminari dovrebbe far seguito. L'intervista di Stalin alla Pravda ha gettato un fitto velo di preoccupazione in questi amb'enti. Sull' intervista stessa si sono fatte in questi giorni le più svariate Interpretazioni e erli esperti di cose russe stanno ancora studiandola con la massima attenzione per riuscire a capire a quali scopi essa miri e perchè sia stata fatta in questo momento, ma tutti concordano nel constatarne il tono non tranquillante. Un giornale afferma che Stalin ha parlato con la netta intenzione di influenzare con le minacce e le calunnie il maggior numero possibile di popoli: un altro definisce il documento addirittura un appello alla rivoluzione mondiale: un altro infine scrive che Staliq ha dimostrato nel modo più chiaro l'amaro odio del Cremano per il monde libero. TI commento più severo lo fa editorialmente il New York Times, il anale cosi si esprime: la fruerra non è inevitabile, ma se la Russia continua a compare avventure come alleile effettuate sino ad ffpl. nuiS venire il mompnto In cui la sola risposta sarà la STiei-ra. Da un punto di vista della dottrina marxista la euerra è inevitabile. La tesi che il comunismo e l'Imperialismo sovietico possano essere separati e che ci si possa opporre a auell'imperial'smo senza opporsi allo stalinismo è una delle più pericolose lllu- sioni dei nostri tempi Lo stalinismo è uno strumento dell'imperialishio sovietico ed ambedue devono essere fermati. Essi non si fermeranno da se stessi. In altre parole la guerra diverrebbe inevitabile se l'Occidente non costruisse una organizzazione difensiva adeguata per arginare l'inondazione. Vi sono due soli modi coi quali la corsa alla guerra può essere arrestata: il primo è un mutamenti? della politica sovietica, cosa che non vi è motivo di attendersi; il secondo è di rendere l'Occidente così forte da far desistere la Russia da nuove aggressioni. Sul rafforzamento dell'Occidente, con la partecipazione per ora di quattro divisioni americane, sono continuate le discussioni di fronte al comitato di politica estera del Senato. Al tavolo degli interrogati dal consesso senatoriale si sono alternate le più alte cariche militari americane. Dopo Marshall e Bradley è stata la volta del generale Collins, capo di stato maggiore dell'esercito e dell'ammiraglio Sherman, capo dì stato maggiore della marina. La tesi di questi militari ha seguito la falsariga indicata dal loro capo Marshall e cioè l'impossibilità di affidare le sorti di un eventuale conflitto soltanto alla marina ed all'aviazione e quindi la necessità di inserire nell'apparato difensivo atlantico anche un contingente di truppe di terra americane. Che tale contingente debba essere limitato questi militari hanno nuovamente ripetuto con l'auspicio che intorno al nuoleo americano si raggruppino sempre più forti reparti europei, ma nessuno di questi capi delle forze armate è caduto negli agguati spesso tesi dai senatori dell'opposizione §er farli impegnare ad una eterminata cooperazione nel futuro e cioè ad un mantenimento costante di tale limita¬ zione o ad una promessa che il Congresso dovrà essere sempre interpellato tutte le volte che una variazione degli effettivi dovesse essere effettuata La discussione prosegue e continuerà per vari giorni fino al momento in cui, per esaurimento di oratori e di testimoni, si giungerà a votare o sulla risoluzione proposta dal senatore democratico Connally formulata sulla base di una generica appro vazione del Congresso del principio dell'invio di truppe in Europa, o sulla risoluzione, che ha un carattere di compromesso, introdotta dal senatore Lodge, volta ad esprimere il consenso parlamentare a tale invio quando i capi di stato maggiore ga rantìscano che è essenziale alla sicurezza americana e che gli alleati atlantici hanno preso un impegno definitivo di mantenere e sviluppare la loro capacità di resistere ad un attacco. Il senatore Lodge non si è limitato a proporre questa risoluzione di compromesso ma è intervenuto anche e decisamente nella questione del trattato di pace con l'Italia. Nella sua lettera inviata ad Acheson e riassunta con un certo rilievo dai giornali, egli domanda quali passi il governo americano intenda compiere per mettere fine all'attuale * gravemente sfortunata ed ingiusta situazione » causata dall'esistenza del trattato di pace con l'Italia le cui clausole militari, nuocendo all'efficienza della difesa italiana, vengono anche di riflesso a contrastare con l'interesse militare americano. Un giornale della capitale dice che il senatore sarebbe stato incoraggiato a indirizzare tale lettera dagli ambienti del Dipartimento di Stato, ma tale interpretazioni per ora non trova conferma. Gino Tomajuoli

Persone citate: Acheson, Connally, Lodge, Stalin

Luoghi citati: Europa, Italia, Parigi, Russia, Washington