Madame De Custine di Panfilo Gentile

Madame De Custine Madame De Custine Luisa Eleonora Melania De Sabran, chiamata in famiglia Delfina, sposata al marchese Armando De Custine, fu una di quelle amabili peccatrici, che per la propria gloria prendono la precauzione di peccare con uomini gloriosi. Il nome di Delfina infatti sarebbe certamente scomparso nell'oblio, se essa non avesse avuto e la fortuna e l'abilità di legarlo a quello di Chateaubriand e di inoltrarlo così nella memoria dei posteri. I « Mémoires d'Outre-Tombe » composero a Delfina un'epigrafe non meno immortale di quella che io stesso poeta aveva fatto incidere a San Luigi dei Francesi a Roma sulla tomba della sua rivale Paolina de Beaumont. In due momenti i « Mémoires » ricordalo pateticamente Delfina; quando essa fece il suo ingresso nel castello di Fervacques, ed egli Chateaubriand ebbe l'onore di essere suo ospite e di dormire nel letto in cui aveva dormito Enrico IV. Il poeta non ce lo dice, ma noi sappiamo che fu quella l'occasione in cui l'« erede dei lunghi capelli di Margherita di Provenza » ebbe il modo di mostrarsi generosa verso l'autore di « Atala ». Sappiamo anzi, per confessione della stessa Delfina, che in quell'amore vi fu più un'offerta che una richiesta. Anni dopo, essa mostrava a Chènedollé la stanza, in cui era solita conversare con Chateaubriand. E' dunque qua che Chateaubriand è caduto alle vostre ginocchia? » chiese Chènedollé. c Sono stata io — rispose arditamente Delfina — a cadere alle sue ». E i « Mémoires » la ricordano poi negli ultimi giorni della sua vita: «Io l'ho vista più bianca di una parca, vestita di nero, il corpo assottigliato dalla morte, la testa ornata solo della sua chioma di seta, io l'ho vista sorridermi con le labbra pallide e i suoi bei denti, quando abbandonava Sccheron, presso Ginevra, per andare a spirare a Bex, all'ingresso del Valais; io ho sentito il suo feretro passare per le vie solitarie di Losanna, per avviarsi verso il suo posto eterno a Fervacques; essa si affrettava ad andare a nascondersi in una terra che aveva posseduto solo un momento, come la sua vita ». Ed è cosi che la fragile immagine di Delfina, portata sull'ala della poesia iniziava il suo viag gio nella posterità, immagine gentile, romantica e mesta, in un cielo di teneri musicali rimpianti. * * Ma chi fu veramente la marchesa De Custine? Ce lo hanno già detto i suoi numerosi bio grafi: A. Bardoux, Gaston Mau gras e il conte de Croze-Lemer cier. Ma forse più crudamente ce lo dice oggi C. Parrà Perez, che si è incontrato con la marchesa De Custine, occupandosi del suo eroe franco-venezuelano il generale Sebastiano Francesco Miranda (Miranda et Madame De Custine, editore Bernard Grasset). Curioso tipo questo Miranda che, nonostante gli sforzi benevoli di Parrà Perez, difficilmente può sfuggire al sospetto di essere stato un fior di avventuriero Nato nel Venezuela, ufficiale nell'esercito spagnuolo, combattente in Algeria, a Cuba, alla Avana e a Yorktown, abbandona il servizio ed inizia una singolare carriera di giramondo, attraverso l'America del Nord, l'Inghil terra, la Germania, la Russia, la Svizzera, l'Italia; fin tanto che approda in Francia, entra al servizio nell'esercito francese col grado di generale, partecipa alla campagna nel Belgio agli ordini di Dumouriez; è processato ed assolto dal Tribunale rivoluzionario per l'esito sfortunato della battaglia di Mecrwinden, resta a Parigi ad intrigare e a cospirare contro il Direttorio, viene espulso, ritorna dopo il 18 Brumaio, e viene nuovamente espulso; finalmente riesce a mettersi a capo di una spedizione per solle vare la sua patria contro il Re Cattolico; tradito, e consegnato alla Spagna, finisce miseramente i suoi giorni in una prigione di Cadice. Avventuriero tuttavia di gran rango, soldato valoroso, spirito colto, intenditore e collezionista d'arte, uomo di mondo, mirò alto nelle sue ambizioni e circolò in mezzo all' Olimpi mondiale del suo tempo. Avvicinò Washington, Federico, Bo naparte e Caterina, dalla quale fu favorito in maniera particolare Ebbe ai suoi ordini generali come Hoche, Moreau e Bolivar; fu amico del principe di Ligne e del principe di Nassau-Siegen; fu ospite di madame de Kriidencr e assiduo del salotto della Staci, corrispose con Bentham e con Priestley, ebbe rapporti, questi per la verità non molto chiari con Pitt ed altri statisti inglesi. Orbene, è dal carteggio con questo bel tipo di venezuelano, che la De Custine esce documentata in maniera perfetta. E la Margherita di Provenza, poetizzata da Chateaubriand, cede il posto a un profilo femminile più reale, e meno romantico. E' noto che Delfina ebbe un numero di amori difficilmente accertabile, e che in questa contabilità, tuttora aperta per alcuni personaggi rimasti misteriosi, il generale Miranda figura tra predecessori e successori. E non basta, perchè è anche noto che la sua versatilità arrivò anche quasi sempre a tessere più trame contemporanee, e fu questa caratteristica che rese tempestosa la sua relazione col bollente e geloso generale. Ma dal carteggio repertato dal ParràPerez, emerge un aspetto piutto¬ sto inedito, e cioè l'energia, l'abilità, l'insistenza con cui Delfina sapeva pensare ai propri interessi terrestri. Vedova e nuora di due ghigliottinati e figlia di una emigrata. Delfina, negli anni che precedono il 18 Brumaio, ebbe il costante pensiero e si battette come una leonessa, servendosi di tutti i suoi amici, in essi compreso il Miranda, per recuperare il patrimonio del marito e quello materno confiscati dalla Rivoluzione. Non vi e quasi lettera di Delfina al generale Miranda, in cui questi non sia premurato e sollecitato a questo scopo. Per il figlio, con cupida fantasia, non fa che progettare matrimoni doviziosi. Essa stessa pensa di rimaritarsi, passa in rassegna tutti i partiti promettenti •Jal lato finanziario, getta la sua rete a qualcheduno, e, se non fosse la ribellione della madre e del fratello, non esiterebbe un momento a sposare un ex-convenzionale figlio di un calderaio, arricchitosi disonestamente durante la Rivoluzione. Ma la pagina più nera nella vita di Delfina è la sua amicizia con l'orrido Fouché. Non è lecito dubitare nè sulla natura, nè sui motivi interessati di quest' amicizia. Fou che, per dippiù, in tanta avven turosa volubilità, rappresentò il termine fisso e fedele non certo del suo cuòre, ma della sua esistenza. Attraverso Fouché recuperò la sua ricchezza. E durante tutto l'Impero e la Restaurazio ne, Delfina godette di tutte le prerogative connesse alla protezione stabile di un così potente personaggio. Si sbaglierebbe, tuttavia, se in questo ritratto femminile si vedesse l'immagine di una creatura comunemente libertina e venale A correggere quest'impressione, bisogna ricordare che Delfina portò una sincera tenerezza in molte delle sue avventure. Come Georges Sand, ebbe spesso l'anima soccorrevole e materna verso i suoi amici. E nell'essere amante mise gli accenti pietosi llinMMIIMlMinMMllMllll1MMIIMllMMllMMllllUi della suora di carità. Sempre compensò con la grazia, il buon gusto, la discrezione e il tatto signorile, quanto poteva esservi di offensivo nella natura capricciosa e nomade dei suoi affetti. Quando potette, fu generosa e servizievole. A Fouché chiese sempre il bene e mai il male. In definitiva, essa merita l'elogio che ne fece Saintc-Beuve. quando nella De Custine, non meno che in madame Lafayette, in madame d'Epinay, in madame De Beaumont, egli amò e onorò l'amore alla francese, miscugli'> d'attrazione fisica senza dubbi'), ma anche di gusto, di inclinazione morale, di galanteria delicata, di stima, d'entusiasmo, di ragionevolezza infine e di spirito. Panfilo Gentile niiiiiiimiiimiiiiiiiiiimiimimimiiiitiiiiimi Grazioso abito primaverile In cotone grigio con tasche molto ampie ricamate