Drammatico dialogo tra i due dimissionari e la direzione del partito comunista

Drammatico dialogo tra i due dimissionari e la direzione del partito comunista Clamorosa vicenda dogli on.li Magnani o Cucchi Drammatico dialogo tra i due dimissionari e la direzione del partito comunista Un messaggio dei deputati dissidenti: "Bisogna dichiararsi contro le aggressioni da qualunque parte vengano,, • Concitato incontro con Secchia - Una scena movimentata alla stazione di Roma per impedire la partenza dei "reprobi,, - L'intervento e la protezione della polizia - Reazioni e commenti Reggio Emilia, 29 gennaio. Gli on.li Valdo Magnani ed Aldo Cucchi che, com'è noto, si sono dimessi dal partito comunista, questa sera hanno diramato alla stampa il seguente messaggio: < Ai compagni, ai partigiani e ai lavoratori, « Molte sono le voci che si diffondono. Al di fuori dei previsti insulti, nessuno è però entrato nel merito della questione da noi sollevata. Noi siamo sempre contro la politica del governo in tutti i campai, siamo cortfr&'HrF'atto Atlantico lesivo dell'indipendenza nazionale. Sosteniamo, però, che i 'comunisti debbono incondizionatamente e senza sottintesi dichiararsi per la difesa del territorio nazionale contro eventuali aggressioni, da qualsiasi parte venissero Questa sola è una conseguente polixica di neutralità e di pace. Gli attuali alti funzionari che dirigono il partito comwnista italiano, ed ai cui insulti non vale la pena di rispon¬ 11111 ! 1311T111 ! f 11 ■ IM ] I i l 11111T11111 i I f 11M ! 111 ! MIM ! dere, si pronuncino su queste nostre tesi. Nell'ambito delle nostre modeste forze non abbandoneremo mai i lavoratori nella lotta per il miglioramento delle loro condizioni e per l'avvento del socialismo. I compagni, i partigiani e i lavoratori siano cauti nell'emettere giudizi: nè la stampa borghese nè quella di partito sono interessate a dire la verità. Dalla provinola viene segnalata la defezione di alcuni intellettuali che si trovano sulla linea politica dei due deputati emiliani. costanza ora per ora, si può ricostruire la vicenda dei due uomini protagonisti dell'abiura cominformista. dal momento in cui Magnani fece le note dichiarazioni al congresso di Reggio Emilia. La sera stessa, nella sede della locale federazione comunista, egli venne invitato da un gruppo di compagni attivisti a ritrattare lo proprie affermazioni. Le ritrattò in parte, fece molte riserve, e Terracini a un certo punto si intromise dichiarando che la questione era di. competenza della direzione del partito e che solo a Roma, in via Botteghe Oscure, la si poteva definire.. Partisse, dunque, per Roma, l'on. Magnani; lo stesso Terracini ve lo avrebbe accompagnato. A Reggio Emilia Terracini si trovava per caso, essendo stato designato in qualità di membro della direzione a pre senziare a quel congresso provinciale. La sera di domenica 21 partì per Roma con Magnani. A Roma Terracini riferi a Secchia, arrivato da poco dalla Russia. Sécchia fissò un'udienza per la sera di gio vedi 25; nel frattempo l'on. Magnani si incontrava con Cucchi. Cucchi era a Roma da pochi giorni ed alloggiava in una pensione di via Ferrari Veniva da Firenze, dove si era trattenuto circa tre settimane senza prendere alcun contatto con gli ambienti comunisti di quella città. Anzi, può dirsi che sin dal giorno del suo ritornò da un viaggio in Russia (compiuto insieme ad un grup po di intellettuali comunisti) Cucchi aveva evitato di fre quentare i compagni e si era disinteressato di cose politiche. Rimproverato per il suo assenteismo. minacciato di sanzioni, aveva preferito al lontanarsi dall'Emilia, proprio mentre ferveva la preparazio ne dei congressi provinciali della regione. Era in sospetto presso i puri, e Magnani lo sapeva, due si consultarono nei giorni dell'attesa dell'udienza presso Secchia e, quando venne 11 giovedì, Magnani andò da solo in via Botteghe Oscure, depo sitarlo, tuttavia, di una delega morale da parte di Cucchi. Il colloquio fu brusco, probabilmente: comunque il risultato fu negativo ed infatti Secchia, prima di notte, si vide reca pitare, in una sola busta, le lettere di dimissioni di Magnani e di Cucchi: sia dal partito sia dall'Incarico parlamentare. La reazione nella D.C. Il giorno dopo, venerdì. Ma gnani e Cucchi sì recarono al la stazione per tornare a Bologna. VI si trovava, mosso da uno scrupolo, un vecchio ami co di Magnani, già comunista, quindi passato nelle fine del P.S.U. Si trasse In disparte quando vide arrivare due noti comunisti, uno dei quali deputato. I sopraggiunti intima rono ai partenti di abbandonare il progetto di viaggio e di recarsi immediatamente in via Botteghe Oscure per conferire nuovamente con Secchia. Magnani e Cucchi rifiutarono, gli altri insìstevano, il tono delle voci divenne minaccioso, pareva che la disputa stesse degenerando in un alterco. Allora 11 terzo uomo, l'amico di Ma gnani, chiese a due agenti che intervenissero; gli emissari di Secchia furono allontanati ed i due dimissionari presero po sto In treno. Discesero a Firenze, dove la polizia li prese sotto la propria protezione. Intanto il terzo uomo lasciava Roma In automobile, raggi un geva a Firenze i suoi amici e Ieri, finalmente, li prendeva a bordo per accompagnarli a Reggio Emilia, dove i tre sono arrivati la sera di domenica. Questa la cronaca del fatti personali. Noi frattempo, come caso politico, si è avuta oggi la prima reazione governativa all'episodio da parte dell'onorevole Gonella, che ne ha parlato al convegno dei dirigenti della SPES, l'organizzazione degli attivisti democristiani. c Alcuni mesi fa — ha detto l'on. Gonella — ho polemizzato con l'on. Togliatti. In quell'occasione lo invitai a precisare se 1 comunisti avrebbero difesa l'Italia in caso di aggressione dalla Russia. Togliatti non rispose. L'opinione pubblica comprese la gravità di quel silenzio, ma la questio- ne sembrò chiusa con la fine della polemica. Invece cosi non era. Le idee camminano nella mente degli uomini, e le idee camminano bene. A mesi dì distanza assistiamo ad una crisi interna del partito comunista, imperniata proprio su quel tema. Due deputati comunisti si dimettono dal partito perchè intenderebbero porre gli Interessi dell'Italia innanzi agli interessi dell'Unione Sovietica Ciò significa che vi sono problemi che, se bene impostati pongono del dubbi nella coscienza degli stessi avversari e determinano la maturazione di crisi di coscienza. Negli uomini onesti la buona causa fi nisce per far strada, pur esi gendo del tempo. Bisogna dunque insistere sulla buona causa ragionando e persuadendo: a queste armi non resiste neppure il ferreo dogmatismo comunista ». La «Voce repubblicana» Più o meno sulla stessa linea di Gonella bì tiene la Voce Repubblicana, che echeggiando un concetto già altre volte espresso da Pacciardi, distingue tra la massa degli appartenenti al P.C.I. e l'apparato vero e proprio, denunciando quest'ultimo come il solo vero pericolo per il Paese. Oltre alla base degli ignari e degli illusi, scrive l'organo repubblicano, < vi sono anche dei quadri nazionali, formatisi in patria e nella lotta partigiana, che si distinguono dall'apparato vero e proprio di provenienza bolscevica e, si potrebbe dire, di cittadinanza sovietica ». Questo apparato bolscevico, secondo la Voce, consterebbe « di qualche migliaio di persone che costituiscono il partito dei tradito¬ ri, l'autentica quinta colonna Questa è la vera minaccia alle spalle della Nazione; contro costoro sarà necessario, senza troppe esitazioni e ritardi, condurre a fondo quella azione che la Costituzione e la legge penale consentono largamente di compiere ». Come si vede, la differenza sta nel fatto che Gonella propende per il metodo persuasivo (non bì dimentichi, del resto, che parlava ad un convegno di professionisti della propaganda) mentre 1 repubblicani reclamano la maniera forte. D'altro canto, anche nel campo dell'opposizione, due sono gli atteggiamenti determinatisi dopo le dimissioni del due deputati. I Roaslo, 1 Tarozzi ed altri esponenti del comunismo emiliano, hanno gridato al tradimento, hanno parlato di ' pugnalata alle spalle, di vera • propria stilettata proditoria. Altri, più cauti, come Dozza, sindaco di Bologna, hanno cercato di minimizzare, parlando di questioni personali, invece che ideologiche. La tesi è indubbiamente più prudente e conveniente, ma è difficile da sostenere data l'estrema chiarezza della professione di fede fatta pubblicamente dall'on. Magnani la settimana scorsa. Molto correttamente, d'altra parte. Magnani e Cucchi insieme alle dimissioni dal partito hanno inviato alla direzione del P.C.I. anche le dimissioni da deputati: spetta ora alla Camera decidere se accettarle o respingerle. Il direttivo del P.C.I. La direzione del PCI ha detto la sua parola in un comunicato diramato questa sera e che comparirà domattina su l'Unità sotto il titolo < Due traditori ». Il comunicato, com'era da prevedere, condanna i due deputati dopo la cronistoria degli avvenimenti succedutisi al congresso di Reggio Emilia. « Il rifiuto di discutere con gli organismi dirigenti locali e centrali — conclude 11 comunicato — le dimissioni date senza neppure il tentativo di una approfondita discussione e giustificazione polìtica confermano 1 sospetti precedenti e costituiscono il primo passo sulla via del tradimento dichiarato. Le ragioni addotte, evidentemente tendenziose e menzognere e tratte dall'Arsenale delle più volgari centrali di propaganda anticomunista e antlsovietica, 11 comportamento nel confronti degli organismi di Partito, sia locali che centrali, lo stile stesso in cui sono redatte le lettere di dimissioni indicano che si tratta di individui che hanno reciso da tempo ogni legame col Partito e con la classe operaia e smascherano Valdo Magnani e Aldo Cucchi come rinnegati senza principi, nemici della classe operaia e del Partito e strumento dei nemici del comunismo, dell' Unione Sovietica e di tutti gli onesti difensori della pace, della libertà e Indipendenza del nostro Paese. Spetta ora alle organizzazioni locali del Partito, presso le quali questi due traditori sono stati iscritti, prendere nei loro riguardi le necessarei misure disciplinari ». V. g Magnani (in alto) e Cucchi n bò hi l fi