La Spagna al buio di Virgilio Lilli

La Spagna al buio La Spagna al buio Manca l'energia elettrica e a sera, una grave mestizia stagna nelle campagne - I pochi lumi delle città rivelano una povertà che si tien su per decoro • Officine ferme, laboratori inattivi (Dal nostro inviato speciale) Madrid, gennaio. La Spagna, poverina, sta al buio. Ecco tramonta il sole; ecco scende la sera; ecco si accende una stellina all'orizzonte, in cielo: ecco il buio. Buio a San Sebastiano come ad Alicante, buio a Badajoz come a Santander, buio a Saragozza come a Cadice e cosi via. Buio, buio anche a Madrid, la capitale. Il più delle volte girare la chiavetta dell'interruttore della luce elettrica è una vana fatica: la lampadina non s'accende, penduta dal lampadario, ha l'apparenza d'una bolla di sapone. Occorre servirsi di una vela, d'una candela cioè. Perchè tanto buiot No hay fluido. A piccole dosi Fluido, con l'accento sull'i, vuol dire corrente, in questo caso corrente elettrica. Non c'è corrente, dunque. O, meglio, la corrente c'è, ma in quantità così esigua che è necessario erogarla a piccole dosi e a turni, oggi a me, domani a te, dopodomani a lui, eccetera. La carestia spagnuola investe gli occhi prima che lo stomaco. L'intero paese ha fame di luce più di quanto non abbia fame di cibo. Se la luce elettrica fosse qualcosa di spicciolo come il danaro, da potere essere giusto distribuita manualmente cosi come si possoyio distribuire delle monete, con assai grande probabilità si vedrebbero per le strade bizzarri mendicanti tendere la mano chiedendo con grazia e accorgimento: < Fate la carità d'un mezzo hilowatt... >. Se la corrente elettrica si potesse commerciare cosi come si commerciano derrate minute, non mancherebbero nelle strade delle città spagnuole mercanti neri ^di luce elettrica, donnine che venderebbero clandestinamente energia elettrica traendosela dal petto, o di sotto le sottane, con circospezione, coinè sigarette di contrabbando; nè mancherebbero gli accaparratori di energia elettrica. E forse, di quando in quando, accadrebbe di leggere sui giornali notizie di tono bislacco: < Ignoti ladri, penetrati nell'appartamento del signor tal dei tali, ne asportavano grande quatitità di luce elettrica >... < Distribuzione straordinaria di luce ai poveri del rione tale >, e simili. Fame di luce, in Spagna. Spagna al buio. L'automobilista che percorre la Spagna dopo il tramonto — sieno le quattro o le cinque o le sette pomeridiarie — ha la sensazione essa dorma un sonno profondo. Per decine e decine e decine di chilometri egli naviga in un mare d'ombra deìisa e compatta che gli ri¬ llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllIMllllllllllll corda i suoi viaggi in terre desertiche. Il fiabesco c lumicino lontano lontano lontano », conforto del viandante solitario, in Spagna, no, non c'è. Quel palpito di lumi all'orizzonte, sia pure fiochi, i quali annunciano una borgata, un villaggio, un paese, in Spagna, no, non c'è. Quelle finestre delle case di campagna dalle quali filtra il chiarore d'una stanza illuminata, e dicono a chi passa dentro la sera: « Non sei solo, non sentirti solo, qui c'è una lampada attorno alla quale si raccoglie gente viva che veglia, che parla, che lavora >, no, neanche quelle umili finestre illuminate ci sono in Spagna. I fari dell'automobile scoprono case, borghi, e paesi brutalmente, al momento nel quale i fasci di raggi ci cozzano contro, precisamente come in certe fantomatiche scene teatrali quando il proiettore del macchinista con il cono fulgente della lampada ad arco irrora d'un colpo la ribalta immersa nella, tenebra. In quei borghi, in quei villaggi, la popolazione si muove nello strade come dentro un oscuramento di guerra, al passaggio dell'auto batte le palpebre abbagliata, l'auto trascorre, si lascia dietro un buio ancora più fondo. Spagna al buio, Spagna sonnolenta al calar del sole, in campagna. Constimata la frugale cena, il vecchio campesino si butta a giacere sul letto, s'addormenta sospirando il chiarore dell'alba. Parlottando di malavoglia sulla soglia di casa al lume della brace della sigaretta, i giovani resistono alla melanconia delle tenebre qualche poco: non c'è neppure un fanale per guardarsi in viso. Che farei A letto; al lume della candela o della lanternina a olio. Una silente, grave mestizia stagna sulle campagne spagnuole,a sera; e allarga nell'animo dello straniero la sensazione d'alta solitudine che la contrada, mezzo desertica, già gli ha messo nel cuore alla luce del giorno. Qualcosa nell'aria La piccola città ha i suoi pochi lumi, fievoli. La tensione del fluido è pnrsimoniosfi, avara, non invoglia a pensieri allegri, dà alla gente quel certo atteggiamento spirituale, ritenuto e gravido di contrizione, che la opaca luce delle chiese, sotto le navate, suole infondere nell'umore della beghina. La grande città è illuminata a mezza lune, per le strade, si sforza d'esser viva permettendosi anche il lusso di insegne al neon o di riflettori coloranti, come a Madrid per la statua del Nettuno o della Cibeles. Ma si avverte nell'aria una indi- llllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII genza vaga, una povertà che si tien su per decoro, secondo è l'uso, appunto, della, povertà dignitosa: è l'indigenza del fluido contro la quale lotta strenuamente la generosa vitalità della gente spagnuola, dello spagnuola che si djzsta quando il resto dell'umanità si prepara a dormire, dallo spagnuoto nottambulo che si mette a tavola alle dieci di sera, va a teatro alle undici e mezzo, discute di politica alle tre di notte, passeggia sulla rambla alle quattro del mattino. Madrid, a sera, è una città scintillante, di gente più che di luci. E' la < alegria » spagnuola a farla brillare, una alegria che non vuol spengersi con le lampade, che vuol sopravvivere ad ogni costo al letargo cui il buio amaramente la invita. Al buio, al buio anche in casa, soprattutto in casa, quand'anche la casa si chiami Hotel Ritz o Hotel Palace. Al buio il lusso, al buio la moda, al buio la ricchezza, al buio il comfort come la miseria. Negli uffici, al calar della sera, gli impiegati diventan nervosi, nelle abitazioni ci si spazientisce per un nonnulla, nelle camere degli alberghi gli ospiti imprecano. No hay fluido, ?ion c'è corrente. Inderogabilmente il cielo entra nelle stanze, il ciclo bruno della notte, impasta gli oggetti, i mobili, oscura i pensieri. Comincia, fra lusco e brusco, l'attesa irritante del sospirato momento nel quale verrà dato il via all'erogazione della corrente, sempre che sia la giornata di turno nella quale la corrente vien concessa; e se non è quella tale giornata ecco la avvilente vicenda del fiammifero, del lume a petrolio, della lampadina IIIItlllllllllllllllllllllllllllllllItllllllllllllllllllll tascabile. Quella è l'ora nella quale prendono a vibrare negli alberghi i motori degli autogeneratori di corrente, se ne ode il monotono * trantran> dall'atrio alle soffitte come in una nave dalla stiva al snvrapponte s'ode il fremito della macchina, fabbricata a scatti alterni dai pistoni, la scarsa luce della lampada balla; e dà le traveggole. Corpo senza sangue Buio; e crisi per le industrie, per il lavoro del Paese. Una nazione senza energia elettrica è come un corpo animale senza sangue, un organismo affetto da una anemia perniciosa, costretto a ripieghi dolorosi, a iniezioni avvilenti, a economie distruttive. Lo straniero che si domanda la ragione di una si grave carestia ne ha la risposta vaga della siccità: non piove, i bacini idroelettrici sono in magra, secchi i fiumi. Sono anni che le nuvole giocano questo giuoco sinistro con la Spagìta. Piove in tutta Europa, piove in America, piove in Asia, piove in Africa, in Australia; solo la Spagna è derelitta dalle nubi. Piove in Portogallo, si, a due passi dalla Spagna, piove oltre il ponte di Irun, a venti metri dalla terra spagnuola, piove a Saint Jean de Luz, piove a Biarritz, piove a Hendaye, sulla soglia di Spagna. Non in Spagna. E' proprio vero che la pioggia abbia disertato la Spagna di Francof Che sia fuggita dalla Spagna con Negrin e la Pasionariat Che la «lecito abbici assediato il regime di Franco con la fame di luce e d'energia t Indubbiamente una fatalità ce- leste incombe sulla terra ibe- lHIIIIIIIIIIMH rica, una fatalità meteorologica che è assai più vecchia della dittatura del generalissimo. Ma è anche, indubbio che un'altra sorta di assedio assai meno celeste affama di luce gli spagnuoli, da quando Franco è al potere. Ed è l'assedio economico; per il quale impianti, centrali elettriche, motori, turbine soffrono anch'essi della miseria dell'intero paese, il solo del mondo reciso dal corpo vivente della economia internazionale; per cui potrebbe dirsi che la siccità di Spagna vien più dalla mancanza di materie prime in generale e di carbone in particolare che dalla mancanza di nubi. SI, si, le democrazie hanno un poco assediato la Spagna anche con il buio, hanno attaccato Franco anche attraverso la umile, casta, fredda lampadina elettrica. Quegli scolari che debbono attenersi a orari di fortuna per le loro lezioni nelle aule nelle quali non brilla la luce elettrica; quelle sale operatorie degli ospedali che devono economizzare energia, anche esse, sulla pelle del paziente; quelle officine che devono razionare il lavoro sulla miseria degli operai; quei laboratori scientifici, quelle università, quegli ospedali, quelle biblioteche, insomma tutto quell'apparato ch'è la prima esigenza della collettività umana e che dovrebbe essere estraneo òlle lotte ideologiche, alle oscillazioni politiche, alle contingenti diatribe, ai contrasti, alle antipatie, ai rancori internazionali, soffre di una guerra fredda della quale fino ad oggi il mondo è parso non accorgersi: la guerra fredda contro Franco. Virgilio Lilli

Persone citate: Alicante, Buio, Cadice, Negrin