I vecchi più poveri di Roma a convito nelle sale del Quirinale di Delio Mariotti

I vecchi più poveri di Roma a convito nelle sale del Quirinale I vecchi più poveri di Roma a convito nelle sale del Quirinale Erano acciaccati, timorosi, con abiti rimediati dalla carità pubblica; e camminarono su un tappeto di fiori Occhi pieni di lacrime e sorrisi - Della frutta e del panettone fecero un fagottino per il pranzo della sera Roma, 28 dicembre. Mancava De sica oggi ai Quirinale al pranzo offerto da Luigi Einaudi e donna Ida a trecentododici poveri di Roma, uomini e donne, quasi lutti vecchi. Erano poveri dei vecchi rioni, di Ponte e di Borgo, di Trevi e di Colonna, di Parione e ■Trastevere; gente che abita in tuguri a Porta Portese ed a Tor di Nona in grotte alla passeggiata archeo. logica, in baracche cadenti nelle borgate di Qicarticciolo e Torpignattara, di Tormarancio e della Garbatella; in letti accattati nei dormitori pubblici o negli scantinati o addirittura sotto i ponti del Tevere. Una giornata di soie La coorte dei poveri è giunta sulla piazza del Quirinale verso mezzogiorno, trasportata da torpedoni messi a disposizione dalla presidenza della Repubblica, un tiepido sole, il primo sole dopo SS giorni di pioggia, illuminava la fontana dei dioscuri, il rossigno palazzo di Paolo V sede di Papi e di re. il grìgio travertino della consulta: illuminava i volti rugosi dei trecento poveri, i loro occhi stanchi; splendeva sugli elmi aei corazzieri che attendevano ai? iiiiiiiiiiiiniiiiiiniiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiin in e a n o o a i i n , e o a 4 i oo o a ospiti nei posti di guardia lungo l'atrio, nel cortile ael Belvedere; ai ripiani dello scalone d'onore, nella sala degli arazzi. I poveri sono saliti lentamente per le scale, vecchi, acciaccati, timorosi. Posavano appena i piedi sui soffici tappeti, sui levigati marmi, sui lucidi parquets; alzavano appena gii occhi sugU arazzi, sugli affreschi, sui quadri dei maestri del Cinquecento e del Seicento, sui vasi cinesi, sulle porcellane di Sèvres, sui damaschi dei divani, sulle « consolles » di squisita fattura, sulle marmoree tavole e sui fiori che donna Ida aveva fatto deporre lungo il fatato cammino degli ospiti, un lungo cammino attraverso dodici sale fino alla grande sala degli specchi e alla sala da ballo dove erano state allestite le tavole con porcellane, argenti, cristalli e fiori. Mai queste sale, che avevano visto il fasto delle Corti pontificie e regali, le porpore dei cardinali e le gemme di nobili dame, avevano accolto tanta aristocrazia della miseria, tanta dignitosa povertà. Sedevano gli ospiti appena mormorando, i loro poveri vestiti illuminati dagli alti lampadari: vecchie in scialletto, in gonne rappezzate, in cuffie di lana infrmzellata, in giacche sbiadite e logore, in cappotti troppo grandi o troppo piccoli; uomini con scarponi motosi, slabbrati, con calzoni e giacche e pastrani e sciarpe di ogni tino e fogqia, tutta roba rimediata dalla carità. II commovente convito di poveri voluto dal presidente della Repubblica, è stato ornanizzato dalla contessa Lisa Salvadori, colei che nella «corte dei miracoli » della wiseria romana è conosciuta come «Za mammina». E' una dolce signora che dal giorno in cui un figlio le morì sul Carso, ha dedicato la sua vita alla carità. Ella, aiutata dalla figlia Mariella, è la animatrice di quella « Casa del povero » che ha sede nella chiesa dei Ss. Nereo e Achilleo sulla Passeggiata archeologica, in quella chiesa dove ogni domenica mattina convengono samaritani di ogni ceto per lavare, fare la barba: pettinare e servire a tavola alcune centinaia di derelitti che confluiscono da ogni, parte della città. La contessa Salvado: i ha portato di persona l'invito ad ognuno dei poveri, li ha raccolti stamane di buonora nella chiesa di Nereo e Achilleo; e, aiutata da uomini e donne caritatevoli, ha lavato facce rugose, ha tagliato unghie, ha ravviato ispidi capelli. « Evviva il Presidente! » Quando a mezzogiorno e un quarto Luigi Einaudi e donna Ida sono comparsi al limitare della sala degli specchi, il sommesso brusìo è cessato e nell'alto silenzio s'udiva solo il lieve tinnire dei piatti colmi di vivande che alacri staffieri deponevano davanti a ciascun ospite. Il presidente della Repubblica e la consorte sono passati dinanzi ai commensali, hanno salutato, hanno parlato con loro, li hanno incuorati. Allora si sono sentite le prime voci, le prime benedizioni, le esclamazioni di ammirazione e di letizia. Le donne erano tutte in una sala; nell'altra erano gli «omini. Le donne sono state le prime a sorridere a donna Ida, a baciarle la mano, ad accarezzarle la veste, ad offrirle due orchidee comprate con povere lirette scovate in fondo alle tasche delle gonne, tra seccherelli di pane e vecchi- fazzoletti. Donna Ida si chinava su loro, ascoltava commossa le benedizioni, le richieste: un paio di occhiali, una coperta, un aiuto per figli malati, un intervento per evitare uno sfratto, per trovare una casa, un giaciglio, una medicina. Nell'altra sala gli uomini mangiavano le fettuccine, bevevano il inno rosso, si guar davano in ■faccia e sorrìdevano. Einaudi è passato da prima in silenzio; poi un vecchio in una sdrucita giubba di cuoio ha gridato levando il bicchiere: a Viva Einaudi pre¬ sgigruddfcslcgodddeslpfsQzgptctsgs sidente della Repubblica!». Il grido ha raccolto altri echi, i volti si sono levati dai piatti, gli occhi dei vecchi si sono riempiti di lacrime; ed è stato un improvviso riso, un rendere di mani verso il presidente che si ritraeva, era confuso, non voleva permettere che gli ospiti lo baciassero sulle dita, sulla manica della giacca, sui lembi della giacchetta. Tre quarti d'ora sono stati gli anfitrioni tra le tavole: il (.empo necessario perclie gii ospiti mangiassero un piatto di fettuccine al sugo, una porzione di vitella con passato dì patate, innaffiati da un paio di bicchieri di vino: la frutta e un grosso panettone a testa sono scomparsi per lo più nelle saccocce e nelle borse dei poveri; molti hanno fatto un fagottino degli avanzi del pasto e l'hanno tenuto in serbo. Il dono dei sigari Altri hanno preso fiori dalle tavole, se ne sono adornati. Qualcuno ne ha fatto un mazzetto di garofani e dalie e l'ha gelosamente conservato. « Li porterò a mia moglie » ha detto un vecchio ridendo negli occhi azzurri. Un altro vècchio, tcanaiai Augusto, sussurrava ai vicini che lui, cinquantanni fa, era stato in quegli stessi saloni: «'Ero soldato di guardia al Quirinale» diceva; « e il capitano mi portò a visitare il palazzo ». Una vecchia sorrideva nella bocca sdentata: Giuseppina Tommasini, di 92 anni, accanto alla figliola Maddalena di 60 anni. Tra gli. uomini, Antonio Gamba di 82 anni, raccontava di aver fatto il carrozziere e di avere riparato, mezzo secolo fa, la carrozza di un principe. Vicino a lui, Francesco D'Assunta, vantava le sue scoperte; uno squisito surrogato di caffè, un sistema per trasformare l'asfalto in caucciù,, un giocherello a bsmcucpRlndnzalacvcpuacvgfiatczadmdvrGtlSdlsiaqnncndd<I> I<< M tT111111 ; 1111 11 11111 ! li E11 i 111T11 ! 11 I ! 1111 it] M base di carte per riempire la schedina del Totocalcio. Quando il maestro di ceri monia ha chiesto a Einaudi il consenso di distribuire agli uomini certi sipari « Cavour* conservati nella dispensa del palazzo, il Presidente della Repubblica ha sorriso di gioia: le belle scatole di sigari han no fatto il giro dette tavole dei. maschi, e subito essi sono stati accesi e il fumo az zurrino si è perso verso gli affreschi del soffitto. Einaudi e donna Ida hanno lasciato il convito poco prima che ai trecentoaodnct poveri venisse distribuita una busta contenente mille lire, sono passati gli ospiti attraverso una sogna scolpita, in mezzo a aue giganteschi corazzieri con sciabola ed elmo. Con Zie vi inchini, con espressione dignitosa, hanno accettato l'offerta, l'hanno stretta al petto insieme al panettone, ai fiori, al resto del pranzo: sono usci ti lentamente, alti o piccoli, curvi o diritt-t, semicxechx o zoppi, gettando baci e saluti alla « mammina » che li guardava in faccia uno ad uno; e molti ripetevano una frase che da tempo circolava tra le ta vote: « Abbiamo visto il paradiso ». Delio Mariotti

Luoghi citati: Roma, Sèvres, Trevi