La nostalgia dell'Austria risale ai tempi imperiali

La nostalgia dell'Austria risale ai tempi imperialiLa nostalgia dell'Austria risale ai tempi imperiali (Dopo più ói (cent'anni, óopo il crollo, e la miseria, e il giogo ói 2F€itler e il óominio straniero, corone ói crisantemi e rami ó 'abete ricoprono la tomba óel monarca, alta nella cripta óei Cappuccini (Dal nostro Inviato speciale) Salisburgo, dicembre. In un salotto della buona nobiltà viennese, che nutre di chokoladecremetorte e di rimpianti la sua < causerie », la baronessina Kropotzek mi ha detto gravemente che, se l'anima austriaca' ha un simbolo, questo simbolo è il conte Egone Corti della Franziskaneplatz. Il libro che sta scrivendo su Francesco Giuseppe lo inchioda sedici ore su ventiquattro al tavolo da lavoro, Francesco Giuseppe bambino Egone Corti è un gentil- r uomo sui 60 anni, estremamente amabile, che usa compiacersi di se stesso affermando: <In fondo non sono che il mantenuto di una dama>; e non allude (sarebbe indelicato e inesatto) alla consorte, figlia di un ricchisr simo birraio, ma, nientemeno, all'imperatrice Elisabetta. Il suo libro su Elisabetta d'Absburgo, tradotto in diciannove lingue, resta uno dei < best-seller » del periodo fra le due guerre. Inoltre, il conte ha sfornato, con. minore fortuna ma con devozione immutabile alla causa della monarchia, due grossi volumi su Metternich, e sta preparando, appunto, una < trilogia » su Francesco Giuseppe, di cui è uscita in questi giorni la prima parte: seicento pagine fitte, dedicate all'infanzia e all'adolescenza dell'imperatore. E' presumibile che se un. editore straniero lanciasse la llllllllltlllllllllllltilllllllllllllllllllllllllllllliltl traduzione del « Francesco Giuseppe », farebbe 'un cattivo affare: il libro, che si attarda per interi capitoli in un'analisi apologetica dei compiti di scuola dell'imperatore bambino è, come l'ha definito il foglio criptocomunista Abend, « insopportabilmente tedioso ». Ma, per un buon viennese, quale adorabile tedio! Egone Corti < codifica » il flusso amaro e soave dei ricordi; è il Proust dell'Austria perduta. Nei salotti le signore parlano del tempo in cui erano allieve del < Sacro Cuore », gli uomini parlano del tempo in cui studiavano al Ginnasio Scozzese; poi, uomini e donne, insieme, parlano dell'Imperatore e di Egone Corti. Il fatto che il conte, proprio come accadde a Francesco Giuseppe per il suo Rodolfo, abbia perduto di morte violenta l'unico figlio, « riveste, dice la baronessina Kropotzek, un valore di parabola ». E il nuovo libro va a ruba nelle famiglie borghesi; e nel popolo. Ormai non mi stupisco più quando mi rivelano che in moltissime case umili pende a capo del letto l'immagine delle Loro Maestà; quasi vien fatto di credere che l'ideologia degli austriaci, vecchi e giovani, sia l'illusionismo. L'altro giorno, in un crocchio di uomini tutti al di sotto dei quarantanni, la conversazione è durata tre ore di fila sulle lettere d'amore dì Caterina Schratt. Al teatro, • ieri sera, qui a Sa¬ dllllllliilliiilliliiiiiiilliiilllllllllllllllllltlllllllllilllll lisburgo, sfilavano sul palcoscenico, nel finale di un'operetta, le bandiere di paesi che non ci sono più, e il pubblico ha salutato il vessillo absburgico con un applauso che non si rassegnava a finire. Tutto questo rimpianto si traducesse almeno in una volontà folle di restaurazione. Ma no; ciascuno sa che sarebbe inutile osare. Il ricordo ditenta fine a se stesso, e Otto d'Absburgo non ha paladini. « Che cosa saremmo senza il ricordo f », mi chiede pensosa Erika Kinnitzer, giornalista salisburghese, ventisettenne, membro del V.D.U., il partito degli indipendenti. A dire il vero, io credevo (e temevo) che la gioventù austriaca si orientasse verso il nazismo: cinque anni di occupazione quadripartita non possono essere buoni consiglieri. E non si allude al V.D.U.; che ha la sua roccaforte a Salisburgo nella tollerante zona americana, come a un partito di < neonazisti* t E il duro viso leggiadro di Erika non ha la determinazione fanatica dell'orgoglio di razzat L'unione coi tedeschi Eppure il V.D.U., che costituì un po' la sorpresa delle ultime elezioni politiche nel novembre 1949 strappando sedici seggi alla maggioranza social-popolare, non è « nazista » se non nella misura in cui tende a una stretta unione del popolo austriaco col popolo germa- llltlilllllllllllltltllltltlllllllllllllllllilliiliitiili nico, a una sorta di Grossdeutschland (Anschluss è pa-' rola ripudiata) ; ma si tratta di un'aspirazione comune a molti austriaci, dal momento che l'econemia e la cultura della loro patria languiscono entro gli angusti. confini. Gli americani, favorevoli a tutto quanto faccia il gioco di una Europa federale, vedono di buon occhio quest'aspirazione; il V.D.U. accentua, se mai, la < politica di pietà » nei riguardi dei Volksdeutsch, i gruppi etnici tedeschi cacciati dalla Germania e raminghi nei « D. P. camps » dell'Europa occidentale. Trecentomila Volksdeutsch vivono nella sola Austria, privi dei diritti politici come del diritto di lavoro: è comprensibile che il V.D.U. sì batta in loro vantaggio., chiedendone la < regolarizzazione », cioè l'assorbimento. Un altro motivo spiega il successo del V.D.U.: e a respingere un'esplicita collusione con l'idea nazista è venuta la € scomunica » di Gordon Gollob, capo della gioventù del partito ed ex-colonnello della Lutwaffe. Gollob era probabilmente un uomo pericoloso. Gli piacevano le mascherate con labari dagli emblemi simili alla svastica, con adolescenti in uniforme, e kermesses alla luce delle fiaccole nelle radure dei boschi; ma sembra che la sua posizione fosse del tutto personale, se il dottor Kraus, presidente del V.D.U., ha voluto romperla con lui. « Non per nulla, ha dichiarato Kraus, molti uomini del partito hanno sofferto i campi di concentramento hitleriani ». Un altro motivo, dunque, è alla base delle fortune del V.D.U., e, come ogni buon motivo austriaco, è un motivò sentimentale. Il governo, del resto, imperniato sulla coalizione social-democristiana, non < tiene » per un fatto di sentimento, per la sua ferma intransigenza contro i sovietici? (Proprio in questi giorni il ministro della giustizia Tschadek ha destato nel paese un brivido di fierezza sfidando i russi dal Parlamento di Vienna: « Una potenza straniera esige il processo contro i lavoratori che avrebbero aggredito i picchetti di sciopero comunisti durante le giornate di ottobre. Ebbene, questo processo non si farà*). Le fortune del V.D.U. crescono perchè le sue critiche ai partiti di maggioranza s'improntano, a « nostalgie » che vanno più lungi deH'Anschluss, ben oltre la prima repubblica: alle stesse nostalgie per cui dopo più di trentanni, dopo il crollo, e la miseria, e il giogo di Hitler e il dominio straniero, corone di crisantemi e rami d'abete ricoprono la tomba dell'Imperatore, alta nella cripta dei Cappuccini. Seìiza dubbio, dicono questi nostalgici, il tempo della ricchezza e dell'orgoglio è 'finito; noi consideriamo irrevocabile la potenza trascorsa. Ma perchè non raccoglierò quella tradizione di serietà, di sincerità, dì onestà che era patrimonio dell'Austriat La stessa coalizione governativa è una prova di mala fede. Social-democratici e democristiani non vanno d'accordo, non possono andare d'accordo; se n'è avuta la prova tangibile di recente, quando, indetta dal ministro democristiano dell'educazione popolare una « settimana della cultura >, il presidente della Repubblica Rentier, che aviebbe dovuto prendere la parola nel primo discorso ufficiale, mancò inopinatamente all'impegno: il suo partito glielo aveva vietato. La prima e più grave conseguenza di questa coabitazione dispettosa fia cattolici e marxisti è la corruzione burocratica. Vige infatti, rilevano ì < nostalgici », una specie di do ut des o < mercato delle vacche >, per cui democristiani e social-demo¬ cratici si spartiscono non solo i posti di governo ma le cariche amministrative: un capo-divisione inscritto ai partito di Figi dev'essere rigidamente controbilanciato da un capo-divisione inscritto al partito di Renner, un usciere socialista da un usciere cattolico. I due gruppi si guardano in cagnesco, e chi ne va di •mezzo sono i funzionari seri e onesti, ai quali vengono preferiti, di regola, i tirapiedi e i politicanti: quello che fu. il vanto dell'Austria, un'efficienza e una incorruttibilità burocratiche uniche al mondo, non è che un'illusione o un ricordo. Come crescerà la gioventù, tarata da questi esempi, pri-ura ormai della possibilità di temprarsi il carattere e il cuore alla grande scuola del-, l'esercito t Senza esercito I/esercito austriaco non esiste più. E vi meravigliate che in una manifestazione di piazza, proseguono gli oppositori, sia stata pubblicamente offesa la memoria del maresciallo Radetzkyt E vi meravigliate se il ministro Krauland ha rubato, e se il capo della gioventù del Volkspartei è stato coinvolto in uno scandalo di assegnazione di mattonit < Austria erit in orbe ultima*, ha inscritto un antico imperatore sullo scudo di Absburgo, intendendo che l'Austria sarà sempre in piedi, solida nel crollo dei mondi e delle civiltà e dei troni; ma gli attuali governanti sembrano far di tutto perchè s'interpreti il motto nel suo senso deteriore: l'Austria cadrà in basso come nessun altro po- • polo. E' un tristo segno dei tempi l'essersi ridotti ad affidare il buon nome del paese alle gesta degli undici ragazzi in maglia bianca che formano la rappresentativa calcistica nazionale. Tutto questo dicono i laudatores temporis actl,' ed hanno Francesco Giuseppe nel cuore. Il governo tira per la sua strada. Io trovo che sta facendo miracoli, dal momento che l'Austria, sconvolta dalla guerra e oppressa dall'occupazione, ha trovato la forza di riprendersi e di ricostruire. E quando parlano di < inefficienza burocratica* bisogna intendersi. Pensate che qui gli assegni delle pensioni arrivano a casa per posta e che una legge stabilisce c il diritto dell'indennizzo del cittadino, nel caso che l'errata informazione di un funzionario statale gli abbia recato danno ». Carlo Laurenzi .