Le indagini in corso a Torino

Le indagini in corso a Torino Le indagini in corso a Torino Anche la Questura di Torino è staila interessata alla tragica vicenda dell'assalito al Banco di Sicilia in Roma e alla sanguinosa sparatoria di Bologna. Dalla Capitale giungeva nella giornata di ieri il dott. Morlacchi, commissario della Mobile romana che s'affiancava ai funzionari torinesi. Sin dal primo momento si aveva avuto l'impressione negli ambienti della nostra Questura che i rapinatori del Banco di Sicilia fossero gli stessi che avevano effettuato un «colpo », un « colpo » clamoroso, alla succursale della Cassa di Risparmi di via Stradella il 23 novembre scorso. Le macchine erano diverse — qua una « 1100 », là una « 1400 », — ma le targhe (false) erano press'a poco eguali: a Torino 102272, a Roma 102277; la tat tica era stata identica: i tipi corrispondevano grosso modo ai banditi di via Stradella. 1 sospetti diven vano certezza — sicura certezza — allorchè da Bologna arrivavano dalle prime ore del pomeriggio sino a tarda sera notizie dei gravissimi fatti. Uno degli arrestati, Paolo Casolari, confessava di aver compiuto numerose altre rapine: di recente, anche a Torino, in una banca. Allo stesso « colpo » ai danni di una banca in Torino risultava pure aver partecipato il bandito che si è ucciso con un colpo di pistola, Daniele Farris. I funzionari stabilivano che 1 due avevano dormito a Torino la notte precedente al colpo di via Stradella, in un albergo del centro. Il giorno dopo avveniva la rapina alla agenzia della Cassa di Risparmio. Come i lebtori ricorderanno, 11 23 novembre, poco prima di mezzogiorno, 'tre banditi, uno dei quali armato di mitragliatore (un mitragliatore è stato rinvenuto in casa di uno dei banditi uccisi, il Renuzzi), gli altri due di pistola, spianando le armi riducevano all'impotenza gli Impiegati e due clienti, poi si impossessavano del denaro, una somma relativamente modesta consistente in non più di 600 mila lire. Fuori li aspettava un quarto individuo al volante di una «1100» nera. Era stato rilevato allora che i banditi parlavano con un accento settentrionale largo, un poco cadenzato, proba¬ btsngTccelsnsCsttzsssvvi bilmente emiliano. Nessuno dei tre aveva maschera sul v.so nè si curavano di nascondere i lineamenti del volto, chiaro segno che nessuno dei tre temeva di essere riconosciuto in Torino. La Squadra Mobile attende comunque una più dettagliata confessione. E' probabile che entro oggi un funzionario della nostra Questura si rechi a Bologna

Persone citate: Daniele Farris, Morlacchi, Paolo Casolari