Difesi o liberati? di Luigi Salvatorelli

Difesi o liberati? Difesi o liberati? A tutt'oggi, le valutazio ni del comunicato di duerni» la parole a termine.del convegno Attlee-Truman, méntre rimangono incerte, o addirittura discordi per la politica asiatica, appaiono unanimi riguardo alla politica europea-: mantenimento della sua importanza eminente, e quindi nuovo impulso al programma di riarmo difensivo. ) Pure essendo d'accordo, In massima, con questo apprezzamento, mi pare che non si sia avvertito abbastanza fra noi che l'accento tonico — se possiamo dir così — dèi comunicato non cadeva tanto sulla priorità europea, «Europe First», la quale anzi non era espressamente nominata, quanto sul pieno accordo angloamericano nelle direttive generali. Per questo rispetto si è data troppa importanza, almeno in un primo momento, alle divergènze particolari non celate, o anche esplicitamente confermate del comunicato, e troppo poca a quell'accento fondamentale. Passando i giorni, la comprensione di quest'ultimo punto si fa più adeguata: e spunta addirittura nei giornali la frase «Asse Washington-Londra». H termine « asse » di trista memoria sarebbe meglio evitarlo. Ma la sostanza rimane, e non la intacca l'annunzio odierno della sospensione per gli aiuti Marshall all'Inghilterra, ma anzi la consolida, accompagnato com'è dall'avvertenza che detta sospensione non pregiudicherà l'equa distribuzione del peso finanziario del riarmo. Noi crediamo precisamente che il risultato più positivo e più importante, della visita di Attlee a Washington, sia stato un rafforzamento dell'accordo anglo-sassone. Notiamo due circostanze: Attlee, partendo da Washington, non ha volato direttamente su Landra, ma ha fatto una deviazione per il Canada, recandosi a Ottawa, e, di ritorno a Londra, non ha sentito il bisogno di restituire a Parigi la visita che Pleven gli aveva fatto prima ch'egli salisse in aereo per Washington. H rafforzamento dell'Intesa anglo-americana presenta due aspetti: uno generale di consolidamento del sistema atlantico, e uno speciale di particolare intimità fra il membro più potente del sistema e quello che viene, in ordine di potenza, immediatamente dopo, ed è legato a lui da vincoli particolari di lingua, di mentalità, di tradizioni. Il primo aspetto è senz' altro rassicurante, e altamente soddisfacente. IL secondo potrebbe destare qualche perplessità per chi si interessa all'equilibrio interno del sistema atlantico, e più precisamente alla posizione in esso degli Stati europei continentali. Dovrebbe essere ormai una nozione di possesso comune che l'alleanza atlantica è un sistema — prendendo in prestito un termine della dommatica cristiana — trinitario: uno e triplice. Vi sono gli Stati Uniti e il Canada, gruppo americano, vi sono la Gran Bretagna e l'Impero (il Canada fa da passaggio), vengono poi gli Stati dell'Europa continentale. Nei primi due casi, si può parlare di un sistema parziale incluso in quello generale, nel terzo caso, no. Gli Stati dell'Europa continentale si presentano, nel sistema atlantico, ciascuno per sè e ciò è anche più vero in questo momento in cui l'alleanza'militare di Bruxelles è formalmente assorbita in quella atlantica. Converrà notare inoltre una tendenza dei due membri scandinavi a gravitare verso il gruppo britannico, mentre i tentativi e gli accenni ad una particolare unione fra gli altri membri continentali, o sono falliti (come è stato per la Unione doganale francoitaliana) di cui nessuno parla più), o non hanno importanza politica, -come è il caso del Benelux, o procedono faticosamente, con più di una incertezza sull'esito finale, come vedia mo per il Piano Schuman di un cartello carbone-acciaio. Accanto a questi episodi, sta un perdurante contrasto tra Germania occidentale e Francia — e possiamo aggiungere, tra Francia e alleati atlantici — circa il riarmo tedesco. Sarebbe in fatti un errore credere che 1' adesione condizionata del Gabinetto francese al cosid détto compromesso Spofford Eresenti un superamento de nitivo delle diflìcoltà in proposito: siamo invece tuttora di fronte alla difficoltà principale, e cioè al dilemma fra un trattamento discriminatorio della Germania ■— a cui naturalmente si oppone il Governo di Bonn, e più ancora l'opinione unanime della Germania occiden tale — e una organizzazione sminuzzata e frammentaria dell' esercito « integrato » che ne comprometterebbe la efficienza. Qui non si tratta di discussioni teoriche e di simpatie ideologiche prò. o contro il federalismo: e tanto meno di costruire contrasti Attizzi e seminar diffidenze. Si tratta invece della semplicissima verità — ben nota al don Abbondio di Manzoni — che vasi di coccio viaggiano male in compagnia di vasi di ferro. Finché gli Stati dell' Europa continentale non faranno qualcosa per associare le loro forze — chiamino quest'associazione come vogliono e la organizzino come possono — la loro posizione rispetto agli altri due gruppi atlantici sarà precisamente quella che abbiamo indicata. E nessuna buona volontà di questi ultimi —; dato pure che ci sia nel gruppo britannico così pieria e schietta erme negli Stati Uniti — potrebbe cambiare un simile dato elementare. L'esperienza di questi ultimi anni dimostra due cose : le sempre rinascenti divergenze fra Europa continentale e Gran Bretagna, e'la sempre riaffermantesi tendenza di Stati Uniti e Gran Bretagna a tenersi stretti fra loro. Nel comunicato TrumanAttlee si dà un particolare rilievo alla questione delle materie prime, con riferimento alle esigènze del riarmo. Ecco uno di quei casi in cui è press'a poco impossibile che la relazione di forze degli interessati non influisca sulla equa distribuzione dei pesi. Più in generale, l'aspetto economico dell' inevitabile riarmo — aspetto gravissimo, sia per la stabilità monetaria, sia per la politica sociale — non può non cambiare fisionomia secondo la capacità delle diverse parti di farsi più o meno sentire. Al di là dell'aspetto economico, sarà bene tener presente che la stessa questione politico-militare fondamentale può essere, ad un certo punto, rimessa in gioco. Alludiamo naturalmente alla cosiddetta linea dell'Elba al posto di quella del Reno: questione dietro la quale ci si ritrova innanzi al dilemma: Europa da difendere o da liberare? La posizione di fatto dei tre gruppi atlantici — al di là di ogni dichiarazione e buona intenzione — è assai diversa di fronte ad un dilemma simile. E' solo il terzo gruppo quello che sente la questione come di vita o di morte. Ed è proprio questo terzo gruppo quello che, fino adesso, consiste in un semplice elenco di stati anziché in un'organizzata solidarietà interstatale. Luigi Salvatorelli r i ; 1111111111 e l 1111 ! 111111 i 11 ! i j i i 11 i t 1111 m 111 i r r 111 « t

Persone citate: Attlee, Attlee-truman, Landra, Manzoni, Pleven, Schuman