Condizioni cinesi per una tregua e controproposte dei tredici asiatici di Gino Tomajuoli

Condizioni cinesi per una tregua e controproposte dei tredici asiatici PROSPETTIVE DI UNA SOLUZIONE PACIFICA Condizioni cinesi per una tregua e controproposte dei tredici asiatici In America fronte unico tra repubblicani e democratici per proclamare lo stato di emergenza (Dal nostro corrispondente) Washington, 11 dicembre. n salvataggio delle truppe alleate accerchiate nella Corea settentrionale e le tranquillizzanti dichiarazioni di Mac Arthur dopo la sua ispezione alla nuova linea provvisoria a nord del 88° parallelo ed alla testa di ponte di Hamsung, hanno un poco rasserenato l'atmosfera e migliorato le prospettive per l'immediato avvenire. Una settimana fa sembrava temerario sperare di guadagnare due o tre settimane di tregua; oggi la prospettiva è sicura e già si riparla di tenere indefinitamente sia la linea del 38° parallelo sia una o due teste di ponte. Situazione migliorata Le perdite alleate sono state forti, alcuni reggimenti sono stati praticamente distrutti, due divisioni hanno perduto quasi interamente l'armamento pesante, ma il grosso del corpo di spedizione, la ottava armata americana e la brigata inglese, hanno ripiegato in ordine guadagnando U tempo necessario per sistemare nuove posizioni difensive. Se i cinesi riprenderanno l'offensiva verso ed oltre il 38° parallelo, le prospettive di resistenza manovrata sono buone. Il miglioramento della situazione militare si riflette su quella diplomatica. Se la Cina desidera davvero negoziare un accordo, la porta è ora aperta e gli Stati Uniti, se Pekino non porrà condizioni inaccetta bili, sono pronti a trattare con maggiore tranquillità e senza sentirsi in condizioni d'inferio rità. Da una parte e dall'altra, quindi, le possibilità di negoziato sembrano maggiori. Il fatto nuovo avvenuto durante la fine di settimana, è la precisazione delle condizioni cinesi. Il governo di Pekino ha riconfermato all'ambasciatore indiano Pannikar e et. air Benegal Rau di voler discutere la possibilità d'un armistizio e di un accordo, ma di non voler rispondere ufficialmente all'appello dei tredici stati arabi e mediorientali « per non indebolire la nostra posizione morale ». In compenso, ha precisato per la prima volta a quali condizioni la Cina è disposta a mantenere le sue truppe a nord del 38" parallelo e ad iniziare un negoziato. Esse sono dure: 1) impegno delle truppe dell'UNO a non ripassare il parallelo. Ciò significa che Pekino chiede all'UNO di rimangiarsi la dichiarazione solenne d'un mese fa per la creazione di una Corea libera ed unita sotto gli auspici delle N.U.; 2) partecipazione della Cina su piede d'assoluta eguaglianza ad una conferenza fra Stati Uniti, Inghilterra ed Unione Sovietica. Ciò presuppone il riconoscimento apnencano del regime di Mao, che proprio ieri Acheson s'è impegnato al Senato a non dare, e inoltre V autosconfessione da parte dell'UNO della propria azione; 3) discussione, prima di quelli coreani, di tutti gli altri problemi asiatici. La reazione americana è per ora assai cauta: si riconferma che gli S.U. non « possono » aderire alla richiesta della conferenza perchè le truppe americane sono in Corea per ordine dell'UNO e non già perchè abbiano « aggredito » i nord-coreani; comunque la richiesta eguaglianza al tavolo della conferenza è una questione che va ancora studiata. L'impressione prevaiente ai Dipartimento di Stato è che i cinosovietici abbiano ora realizzato tutti i possibili vantaggi propagandistici e tattici impliciti nella accettazione della proposta asiatica. - La Gran Bretagna è favorevole a non respingere l'offerta ma gli S. U. sono in difficoltà per accettarla prima che Pechino non riconosca di essere intervenuto in Corea e che la soluzione pacifica della questione coreana non deve essere abbinata a quella degli altri problemi asiatici. . , Formosa in primo piano . Inoltre si teme che se gli Stati Uniti accettassero di discutere su Formosa, di rinunciare tacitamente alla liberazione delia Corea del Nord e di consacrare la Cina come la maggiore potenza asiatica riconoscendone il governo e ammettendola all' U.N.O., il prestigio americano in Giappone precipiterebbe ed i rinascenti partiti giapponesi si orienterebbero verso un accofUo colla Russia, Che le condizioni cinesi siano proprio quelle indicate da Mao a Pannikar e da Wu a Rau è stato confermato stamane da Viscinski in persona, che sviluppando la manovra sovietica per sfruttare a fondo i timori occidentali e le divergenze anglo-americane sulla Gina (che si ripercuotono inevitabilmente in tutta l'Assemblea generale) ha detto al presidente del comitato politico, il columbiano Urbaneta, che la Cina è pronta a ritirarsi se ... v l'I Ulti ti Uf OD gli Stati Uniti le riionosceran- no eguaglianza dUautortìà nel negoziato per. Formosa. « For- mosa e non la Corea — ha detto Viscinski nella conversar zione privata con Urbaneta — è il vero -punto cruciale della situazione». Tutte le energie-'dei « pacificatori » di Lake Success sono in azione per indurre gli S. U. ad accettare di sedersi accanto alla Cina allo stesso tavolo. Le tredici potenze hanno escogitato un mezzo per girare l'ostacolo: convocare una tiuova conferenza. Il nuoVo piano è una variante di quello indiano la cui clausola principale è quella della creazione di una zona smiutanzzaXa a cavallo aei 38° parallelo mentre Stati Uniti e Cina, assistiti dalle Nazioni asiatiche, elaborerebbero un accordo per il ritiro dell truppe e la creazione di wwo Stato Coreano unito. L'avversione americana ad accettarlo (perclve metterebbe sullo stesso piano gli aggressori e gU esecutori degli ordini delL.UJXU) e l'insistenza cinese aa allargare il campo aelle trattative a tutte le questioni asiaUCZe {ostacolo che po trebbe essere aggirato se l'UNO venisse sostituito dagli Stati Uniti e le trattative venissero condotte su base multilaterale anziché fra Cina, Russia e Stati Uniti) avrebbero convinto alcune nazioni, specie il Pakistan, a prò porre di modificarlo suggerendo che, ottenuta la cessazione delVostilìtà l'Assemblea Generale incaricasse Francia, Stati Uniti, Inghilterra, Russia, India, Egitto, e la Cina comunista a ' riunirsi in conferenza «.col compito di sottoporre all'Assemblea i ter- wj,", «O Ul» aoaOHWWU t t I 'mini dfuna possibile soluzione pacifica détte attuali questìo- ni, in armonia cogli scopi ed i principii dell'UNO ». Non si conosce ancora Vat- teggiamento americano sulla nuova proposta. Nei giorni scorsi però i delegati degli Stati Uniti hanno dichiarato a Rau che, d'accordo coll'Inghilterra, ogni proposta di pacificazione doveva essere fatta nell'ambito e sotto l'egida delVU.N.O-. L'iniziativa del Pakistan, che non parla di zona smilitarizzata e che mantiene all'U.N.O. l'iniziativa del negoziato può forse modificare l'ostilità americana a discutere . contemporaneamente la questione coreana e di Formosa. Le prospettive d'una sistemazione pacifica e forse di un armistizio sono aumentate. Per ora. l'unico armistizio che si può registrare è quello sul fronte interno fra repubblicani e democratici. Ambedue sono d'accordo nel discutere assieme le ormai imminenti proposte di Truman per la proclamazione dello stato di emergenza che porterà con sè la mobilitazióne generale delle risorse industriali delia nazione, la concessione al Presidente di poteri straordinari per la reintroduzione del sistema delle assegnazioni di materie prime e del blocco dei prezzi e salari. Truman e i repubblicani Truman ha convocato per mercoledì alla Casa Bianca due conferenze straordinarie: una degli esperti e dei capi dei dicasteri economia e la seconda dei leaders dei due partiti. Fra essi è stato invitato, per la prima volta, il senatore Taft che dovrà incontrarsi quindi con Truman e Acheson contro i quali ha condotto sino a ieri una campagna senza tregw La proclamazione dello stato d'emergenza è desiderata da ogni settore dell' opinione pubblica americana non solo per dare agli Stati Uniti ed al mondo la prova più eloquente che l'America non accetta la politica di « appeasement » ma soprattutto per mettere dav vero in moto U programma di riarmo che, come rivela una tempestiva inchiesta d'un organo governativo, è ben lontano dall'aver raggiunto gli obiettivi fissati mesi fa. La necessità di riguadagnare il tempo perduto induce democratici e repubblicani a ricostituire quel fronte unito che Roosevelt aveva saputo creare durante la guerra ed anzi spinge proprio i campioni dell'iniziativa privata a chiedere l'immediata introduzione di misure eccezionali per coordinare tut to lo sforzo produttivo americano. L'editoriale della « Herald Tribune » scrive anzi che- anche le misure che Truman si appresta a prendere saranno inutili se non saranno precedute da due decisioni fondamentali: stabilire subito in ba se alla capacità produttiva dell'industria americana quale sarà la consistenza delle forze armate americane il primo luglio '51 e, secondo, nominare un direttore dei piani di mobilitazione ed economici. Solo così gli Stati Uniti saranno in condizione di sapere quali impegni possono prendere e quali sacrifici sono necessari per mantenerli. In altri termini, la revisione della politica estera americana, chiesta dai repubblicani come strumento di lotta contro Truman ed Acheson, viene ora proposta come programma per il patto di unità fra i due partiti. C'è ogni motivo di credere che dopo le solenni promesse fatte sabato sera da Acheson al Senato di non subire più passivamente le sfide sovietiche e comuniste, questa base costituirà proprio il minimo comun denominatore dell'accordo fra repubblicani e democratici. Gino Tomajuoli

Persone citate: Acheson, Benegal, Mac Arthur, Mao, Roosevelt, Taft