Chirurgia del cuore di Giovanni Artieri

Chirurgia del cuore TRE CREATURE TOCCATE DA UN. MIRACOLO Chirurgia del cuore La cauta mano dell'operatore ghermisce l'organo vivente, e vi penetra • Il dito indice o un'acutissima lama disgiungono i due petali della valvola mitrale, che si erano congiunti con pericolo di morte - Una frazione di secondo: il più lieve errore nel taglio uccide il paziente • Questa avventura, grande e drammatica, si è svolta il Policlinico di Roma (Nostro servizio particolare) Roma, dicembre. Sera. Policlinico. Il lungo Viale della Regina, l'isola degli edifici universitari e, in fondo, i cipressi del Campo Verano. Perchè gli ospedali trovano posto accanto ai cimiteri t Dev'essere un uso antico. Qui, però, un gruppo dà sulla via del Testaccio, dal lato delle caserme militari. Tratto tratto s'odono squilli e segnali di tromba. Il suono della cornetta è forse tònico a chi giace ammalato o morente; forse disperde i lenti, vischiosi sogni di cui son grevi, al mattino, i corridoi degli ospedali. Pulsando lieve Vado a vedere in un padiglione del reparto di Patologia chirurgica tre creature umane che non conosco e non conoscerò. Dovrò guardarle, rivolgere loro qualche parola di augurio e di conforto, andarmene. Vedrò — mi hanno detto — tre esseri toccati da un miracolo. Non si tratta di miracolo al modo logoro che si intende oggi. Si iratta di una particolare operazione chirurgica: un intervento sul cuore. Un « taglio > all'interno del cuore. Un assurdo. Nella camera di pochi letti, son queste tre: una donna, uno" giovinetta e una bambina. Il loro aspetto non tradisce alcuna particolare sofferenza e neppure l'aria svagata e molle dei convalescenti Appaiono appena sveglie, quasi sul punto di mettere le gambe fuori e ghermire le calze. Soltanto la donna, già in età, mostra un qualche compiacimento ; i reduci da grandi operazioni di chirurgia.— è noto — acquistano una comprensibile < fierezza > di vecchi combattenti. La bambina è la ragazza s'annoiano, invece, e sarebbe stato opportuno recar loro qualche giocattolo o passatempo. Sotto le coltri, però, nascondono imponenti fasciature. A tutte e tre, pochi giorni fa, hanno aperto il torace, verso il lato sinistro. Anzi alla donna s'è dovuto staccare uno dei seni, ribaltandolo all'insù, come una bretella. Sotto la fascia muscolare s'è scoperta la gabbia delle costone e la mano del chirurgo, intromettendovisi, ha spostato di lato un polmone, quello di sinistra. Il iiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii polmone s'è afflosciato, inerte e umiliato, povero pallone vuoto; s'è fatto pìccolo, si sarebbe detto, per lasciare un più comodo àdito alla mano dell'uomo bianco curvo sul marmo, sotto la lampada senz'ombra. ' Cauto, furtiva quella mano è arrivata là dove doveva: al cuore. L'ha ghermito e ha tagliato la tonaca in cui, simile a un falso frate, ogni cuore umano si nasconde. L'ha tagliata e ha messo a nudo la forma triangolare del muscolo. A questo punto la tube metafisica della lampada operatoria ha illuminar to un cuore vivente, un cuore pulsante col suo leggeroaffanno di marèa, con la sua aèrea leggerezza di riflesso sull'acqua. S'è visto il suo colore rosso rutilante e s'è avvertito che esso, questo misterioso individuo che ci abita dentro, nel momento che il chirurgo l'ha raggiunto e ghermito e le dita ne hanno tentata delicatamente la superficie, come per trovare una difficile strada, era addormentato. Dormiva, battendo placido come la gola di un bambino';jtenz'avvedersi di quel che avveniva dentro e fuori di lui. Oggi si addormenta il cuore con una sostanza chiamata novocaina, uno stupefacente, al quale, lui, per inquieto e restìo possa apparire, finisce col cedere. Gli iniettano la novocaina direttamente nella tonaca che lo avvolge (il pericardio) o gliela fanno arrivare mediante iniezioni endovenose o gliene applicano un tampone sulla faccia (proprio come i ladri per cloroformizzare i miliardari nelle camere di albergo). Il filo dei lembi Lui, il cuore, s'addormenta e, quel che più importa, smette la sua costante irritabilità, la sua incoercibile nevrastenia., il suo capriccioso volubile umore. Il cuore, lasciatemelo dire, è un individuo fegatoso, capace di balzare dalla velocità normale a una altissima con scarto di cinquanta, cento pulsazioni per il cadere d'una sedia sul pavimento, per un improvviso sbattere di porta, per una notizia inattesa. Non dico poi se il dito del chirurgo toeba incautamente la sua superficie: si mette a caprioleggiare come un'acròbata impazzito, svariando tra vibrazioni lentissime (a volte si ferma) e velocità pazze. Immaginate di possedere in mezzo al petto un motore di automobile il cui acceleratore se lo comanda il motore medesimo. Solo nel somio della novocaina resta tranquillo e tiene — come un metronomo — il ritmo regolare -dei suoi colpi. Perciò nell'operazione di tagliarlo aZI'interno come ho detto è sommamente importante spingere dolcemente il cuore in una lunga e tranquilla dormita e permettere, pompando ossigeno in uno dei polmoni, di inutilizzare temporaneamente, l'altro (quello da scostare e porre in disparte). Perchè, poi, tutto questo pericoloso armeggio attorno al cuore? Cosa vuol dire: «un taglio all'interno »t Cercherò di spiegarmi in soldoni. Molte decine di migliaia di persone muoiono ogni anno per malattia di cuore. Sebbene il cuore non si ammali facilmente ed appaia quasi tetragono ai grandi morbi dell'umanità, la sifilide, la tubercolosi e il cancro, è suscettibile di subire dei guasti. S'intende guasto proprio nel senso meccanico, nel senso automobilistico. Cause banali come i reumatismi, i raffreddori, certe invasioni batteriche lo raggiungono nel punto più delicato della sua struttura, nelle valvole. Queste sue delicate serrande dalle quali, proprio come nel motore di auto, il cuore aspira (diàstole) il sangue e lo pompa (sìstole), possono tendere, per le cause già dette, a perdere la perfetta tenuta di chiusura. Una di esse, quella chiamata mitrale perchè rassomiglia alla mitria d'un vescovo, è fatta, grosso modo, come due petali di rosa contrapposti dalla parte concava. Va bene finché s'apre e chiude liberamente; va male se i due petali cominciano a saldarsi per i lembi esterni assumendo a poco a poco l'aspetto di un sacchetto, in fondo al quale resta una fessura troppo esigua al flusso del sangue. Questo flusso continua e non può passare e refluisce e si accalca e si pigia e si convelle disordinatamente nelle cavità del cuore. Pensate alla folla, alle porte d'uscita di un teatro incendiato. Adesso il cuore non è più che una cosa pesante, una volgare organizzazione di cellule percossa dalla corrente impazzita del sangue che non sa trovare la sua strada. Il muscolo divino che suggerì, traverso le misteriose concordanze dell'essere, la cantica di Paolo e Francesca, l'< Infinito » di Leopardi e l'< Ode al vento occidentale » di Shelley, è solo una asmatica pompa intasata. Che farei Occorre che la mano del chirurgo arrivi al cuore'~e penetri, munita di un coltello, dentro il cuore. Quei due petali della valvola mitralica riuniti per gli orli (è ciò che si chiama stenosi: chiusura) vanno separati; occorre che il taglio segua esattamente 11 filo dei lembi e non incida altrove. Si tratta (per dare un esempio accessibile) d'un mouimento uguale a quello di sfogliare il lato maggiore delle pagine intonse di un libro. Anche a noi ■ capita spesso di sfogliare le pagine d'un libro interessante col dito indice, senza tagliacarte, specialmente se la carta è tenera. Nell'interno della cavità del cuore il dito del chirurgo, . in/i/afosi per l'auricola, tappandola in modo che non perda sangue, tenta di disgiungere i due foglietti della valvola mitrale, e spesso poiché la saldatura patologica è ancora fiacca e fresca, riesce. Molto spesso il dito indice deve armarsi di una acutissima lama d'acciaio oppure s'usa una complicata cesoja fatta apposta (si chiama il valvolòtomo). Il dilemma di-vita o di morte è affidato ormai al moto d'un dito e al filo d'un minuscolo rasoio chirurgico, non dura più del. tempo di abbassare il tasto d'un pianoforte. La «riparazione» Tutto ciò che sin adesso s'è fatto sul corpo inerte sul marmo operatorio: l'imponente incisione delle masse muscolari del torace, lo scostamento .del seno e poi il delicato scarto del polmone inutilizzato e poi il viaggio della mano al di là del canèstro delle costole e poi la iniezione al sacco del cuore e poi la sua apertura con il coltello (qualcosa come mettere a nudo una mandorla fresca) e poi l'introduzione dell'indice nell'auricola che ^difende l'ingresso alla cavità mitrale e poi, infine, il riconoscimento al tatto della saldatura patologica, — tutto questo — risolto in uno frazione di secondo è dominato dal medesima istinto che guida le dita di Paganini sulle corde del violino o l'occhio del pittore nel cogliere, come dice Leonardo, il trèmito della luce. Ho cercato di .raccontare un fatto straordinarie avvenuto qualche giorno fa al Policlinico di Roma: l'operazione di stenòsi mitralica effettuata sui tre casi già detti, dal prof. Pietro Valdoni assistito dal prof. Luciano Provenzale e, ' per l'anestesia, dal dott. Pietro Mazzoni. Se può valere qualche analogìa dirò che questa drammatica avventura chi|» rurgica (se ne saranno effettuate una cinquantina in tutto il mondo) come novità scientifica vale la prima comunicazione radio ottenuta da Marconi tra le due sponde della Manica o l'arrivo del capitano Peary al Polo Nord. Non che essa non sia stata tentata prima: nel 'SS e nel 'SS, in America Cutler e Alien e in Inghilterra Souttar, tentarono di < allargare » la valvola ammalata. Due soli successi di fronte a dozzine di morti. Non si era ancora scoperto il segreto della « riparazione » da effettuare: quel dover tagliare esattamente i lembi della commessura, pena di guastare senza rimedio il meccanismo del cuore e uccidere il paziente. ^Adesso s'è fatto e, per la prima volta in Europa, al Policlinico di Roma. (Dirò dentro parentesi quanta perplessità proviamo dinnanzi a quei fa incredibile operazione chirurgica. Lo strano muscolo che ci abita dentro e non s'avverte e può persino sopravviverci di qualche ora, pareva sino a ieri inaccessibile e intoccabile. Oggi si lascia maneggiare, incidere, ubbriacare di .novocaina. Non vorrà un giorno o l'altro, capriccioso com'è, uscirci dal petto, emigrare altrove, vedere un po' di mondo t Come faremo senza cuoret). Giovanni Artieri

Persone citate: Alien, America Cutler, Luciano Provenzale, Marconi, Paganini, Peary, Pietro Mazzoni, Pietro Valdoni

Luoghi citati: Europa, Inghilterra, Roma