Giornata parigina di Corrado Alvaro

Giornata parigina Giornata parigina Parigi, novembre. Tutte le mattine, un rivolo d'acqua dalle bocchette aperte corre dove la strada s'incurva e fa canale presso il marciapiede, trascinando le foglie e le cartacce che la scopa dello spazzino va raccogliendo. I passerotti scendono dagli alberi e vi si tuffano. E1 freddo. Certo l'acqua è più calda dell'aria, perchè i passerotti vi fanno il bagno, si rivoltolano nell'acqua, vi sguazzano, scherzano fra loro come monelli, si scrollano di dosso l'acqua sull'orlo del marciapiede, con le piume del capino irte. Il traffico non li disturba, non temono l'uomo. A proposito di animali a Parigi, non voglio dimenticare i cavalli normanni che la mattina passano col loro carico di verdura, sul Lungosenna. Sono grandissimi, hanno frange di peli lunghi attorno allo zoccolo, e per la loro corporatura e per questo particolare che somiglia a una calzatura, a uno stivaletto, sembrano umani. Tutti gli animali cui non siamo abituati, gli animali esotici, ci sembrano avere qualche cosa di umano, della razza umana. A me sembra che da un momento all' altro potrebbero parlare, ma che non lo facciano come dice quella favola popolare, che gli animali domestici non parlino per evitare fastidi e lavori più pesanti. Credo che in tutta l'Ile-de-France vi sia un solo asino, quello che è in tutte le fotografie del prato intorno all'Abbazia di Port-Royal. Nei campi attorno vi sono i forti cavalli che ho detto, ma l'asino di Port-Royal è là, solo, placido, un animale utile nei paesi del Sud, e che qui, per qualche capriccio o ricordo è come in una favola, privilegiato, nel silenzio soave di questa valletta dove è nata la « Ragione » francese e il pensiero francese. In genere, quelli cui domandate un'informazione sulla strada, giornalaie e venditrici di biglietti delle lotterie, hanno l'aria di scomodarsi. Rispondono perentorie e si capisce che non darebbero una spiegazione di più. Hanno da fare. Leggono un libro, e a certe ore buttano le molliche ai branchi dei passerotti che si spingono fin sul marciapiede tra i piedi dei passanti. Dal baracchino, a volte risponde una con tutta l'aria di signora fine, un po' decaduta, con un segno di eleganza o di gusto nella persona, una fascia attorno ai capelli, un colore che ricorda la pittura francese, Degas o Toulouse-Lautrec. Così a volte capita di temere di disturbare l'auti sta di tassì al posteggio, che" legge un libro, a dovergli chiedere di portarvi in qualche posto. Ma una signora che fa la spesa mattutina, ha i suoi amici nelle botteghe e ai banchi, fa le sue quattro chiacchiere, ha il suo paese nella sua strada. Accompagnando una signora una mattina, questo mondo perentorio e cortesemente brusco mi si è aperto. Dal macellaio, ho ritrovato sotto le spoglie d'un garzone che tagliava le bistecche, uno che avevo veduto la sera precedente in un ritrovo notturno, travestito da soldato di fanteria d'un tempo, e che cantava certe canzoni del primo Novecento. Il padrone della bottega non sa di queste evasioni notturne del suo garzone, altrimenti lo espellerebbe, non essendo degno del mestiere di macellaio fare il canzonettista in un caffè nottur no. La categoria dei macellai è la sola, pare, che serbi un gergo. Esso consiste nello scomporre la parola rovesciandola e aggiungendovi in principio la lettera /, e alla fine una qualunque terminazione, come em, es: uche. Per esempio, Dame, diventa Lomedè; Boucher, Loucherbem. Questo gergo serve per comunicarsi le proprie impressioni sui clienti, e per dirsi come vanno serviti, per definirli scocciatori o persone di riguardo. Un altro garzone . ha un debole per la letteratura, compra libri come può, ha una piccola biblioteca, ama fa letteratura onesta e di grandi sentimenti. Mi dice che vorrebbe leggere qualche cosa di italiano, di classico Gli indico un'edizione economica di Boccaccio in francese, e mi ringrazia. Dice che difatti ha sentito parlare di Boccaccio, e che lo comprerà coi suoi prossimi risparmi. Il fioraio che tiene il banco presso il marciapiede, questa mattina è imbronciato. La signora gli domanda se ha passato anche la notte scorsa in guardina Risponde: «Sì. Ma non ero ub briaco, questa volta». La slgno ra chiede: « Davvero? ». Rispon de con dignità: «Ve lo assicuro» La giornalaia sul muricciolo del la metropolitana è livida di fred do e batte i piedi in terra per scaldarsi. «Saint-Jules ha chiuso i rubinetti del calorifero», dicr rivolta al cielo, come una prote sta legittima cui le dà diritto la sua condizione umana. Ma poi sottovoce, come per non qdddcgmglttctgsviqèbppdècdruubsfarsisentire dal suo misterioso SaintJules, che io penso debba essere semplicemente il mese di Luglioaggiunge: «Non bisogna pero pr.itcstare troppo. Perche il fred do verrà, oh se verrà! ». Generalmente si vedono podi preti a Parigi, e spesso mescolat al traffico, in bicicletta o in motocicletta. Portano la veste puntata con gli spilli tra le gambein modo da poter inforcare il loro mezzo di locomozione, e un basco sulla testa. Il clero francese, in genere, è povero. Ma se nvedono a volte dalle parti dSaint-Sulpice, e sono rarissimpaiono i preti più neri che sidato incontrare. Forse per bianco rabat che portano maindato sul petto, forse per il voluminoso cappello dalle falde riazate, simile a un cappello a trcorno. Uno, una mattina, lo in contrai avvolto in un mantello dcui teneva il panneggio abbon dante tra le braccia, come unstatua barocca; il viso in estassorridente al cielo, pareva con templare qualcuno ignoto invisbile e. presente Questi inct.mm si fanno proprio nei quartieri p e a in fama di sregolati, a Boulevard Saint-Germain, frequentato dal maggior numero di donne in pantaloni, di giovinetti che si tengono per mano o che stanilo abbracciati sul marciapiede del caffè, presso la panchina dove sosta una povera donna con una gamba di legno e il viso chiuso in uno scialletto nero. I due quartieri, le due strade, le due piazze più opposte sono vicine. Le esposizioni dei libri erotici e ccrcbralissimi sono a pochi passi dalle vetrine degli arredi sacri e dei libri edificanti. Le signore del quartiere di Saint-Sulpicc, con le vesti lunghe fino ai piedi, gli stivaletti alti, i cappelli della moda più vecchia, passano senza guardare, senza accorgersi di nulla. Certi incontri non si dimenticano. Una ragazza malvestita, con un abito consunto fino alla trama, che si direbbe non se lo cavi di dosso neppure la notte, troppo leggero per il freddo che già punge, passa sorridendo a se stessa, rapita, ignara della sua povertà che sembra una nudità, ignara di tutto, meno che di quello che dentro le sorride. Ed è una bella ragazza, e le sue membra sotto la logora veste sono del più grande lusso naturale. Non si potrebbe fare un regalo più grande a un Uomo che si ama, e che è povero. Capita spesso di aiutare qualche vecchio a traversare la strada. Una volta mi capitò un signore vestito con molto decoro, in una foggia lievemente antiquata, una barba ricciuta non del tutto bianca. Lo accompagnai sull'altro marciapiede. Mi ringraziò scusandosi: «Ho ottantatrè anni, ci vedo poco.». Stupiscono, a Parigi, tipi di vecchi in età tanto avanzata. Vecchi vigorosi che fanno pensare alla vecchia Francia, ai personaggi dei romanzi del secolo scorso. Se ne incontrano che fanno la passeggiata serale sul marciapiede dell'isolato in'ciii abitano. Fanno la vera vita di Parigi, una vita di quartiere e di paese, quella che bisogna fare in una città troppo grande, e che molti vecchi romani fanno anche Roma. Mi è capitato di aiutare traversare la strada, anche, una donna del popolo, vestita alla paesana, come tutte le contadine del mondo, con un bastone di ra mo d'albero e uri paniere sotto braccio. Stavo guardando una vetrina che teneva esposto un fa scio di eleganti bastoncini di ve tro di diversi colori. Traversando, la donna si lamentava della città troppo grande che le toccava traversare per chilometri a piedi. Aveva un viso appena segnato nei suoi lineamenti come per un'avarizia della natura, una mela o una patata in cui si potessero leggere sembianze umane. Mi disse che era della Vandea e che aveva fatto la contadina in Bretagna. Ora tornava in Vandea. Le offrii poco denaro perchè mi pareva ne avesse bisogno. Si fermò, i suoi occhi brillarono di un'antica avarizia e mi chiese t « Me lo date veramente di buon cuore? ». Le risposi di sì, di buon cuore. « Se è di buon cuore lo accetto. Di dove siete? », mi chie se. Le dissi di indovinare. Mi studiò e stabilì che dovevo essere basco. Le dissi, italiano, di Roma Mi guardò perplessa e incredula. Volle ricambiarmi il regalo, e mi disse di scegliere tra una medaglina di Santa Teresa e una di San Cristoforo. Cavò dal paniere, di sotto certa biancheria piegata con cura, certe medagline minuscole di smalto con una piccola cornice, un filo, d'argento. « Prendetela, regalatela a una persona cui vogliate bene e le porterà fortuna, giacché siete stato amabile con me ». Ripiegò il biglietto del denaro e lo mise tra la biancheria. « E buon viaggio per quando tornerete al vostro paese ». Rue du Faubourg Saint-Hono ré è breve, ha la pendenza avven turosa di certe strade romane, e forse per questo piace .percorrerla a un italiano. Tutto quello che è collina a Parigi ricorda anche sette colli romani, forma certi paesaggi invariabili e uguali a tutti i. paesaggi di città collinose. Forma spesso una zona di solitudine attorno a- un illustre edificio o a una chiesa, quel senso di non frequentato, di selciato pori trop po calpestato, di muri invecchiati senza consumarsi alla frequentazione umana. Questa è una delle strade più eleganti di Parigi, ma nurmdstqnmffinseUltaarrpfistcvzivcptdvbsUiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiinii non fino al punto che i 1 bar o un tabaccaio dei più modesti non ricordino la convivenza e la familiarità del vecchio e del modesto con la raffinatezza e il lusso. II passeggio è dei più attraenti, vi si incontrano le eleganti quelle che stanno alle altre donne come la zebra al cavallo, come il canguro al gatto, come il fagiano alla colomba. Tra le raf finatezze esposte nelle vetrine, ce n'è una da un calzolaio: una scarpa, tra.molte paia di scarpe e di stivali nuovi, che pare usata. Una scarpa gialla, lievemente scolorita alla punta, un graffio sulla tomaia, un colore ingrommato e annerito al fiosso. E' invecchiata artificialmente, con lustrate periodiche e smacchiature, fatte a regola d'arte perchè sembrino prodotti dall'uso. Anche il graffio è falso. Il calzolaio, per consegnarvi una scarpa così elegante e nuova senza averne l'aria, chiede sei mesi di tempo per l'invecchiamento artificiale, al prezzo di diciannovemila franchi, e informa che la scarpa esposta in vetrina ha quattordici anni. E' come il quadro falso con la sua patina antica, e poiché non è stata mai usata, le tracce artificiali d'uso le danno qualcosa di cadaverico e di imbalsamato, o imbellettato; la mummia di una scarpa. Corrado Alvaro UIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIMIIIIIIIIIIIIIIIIUIIIIIII ti signora Rachele Shlrvant, di 104 anni, è giunta a Gerusalemme, proveniente dalla Cina con altri 714 profughi 11113 ■ 11111111M111311 1 : L1111M11M111 il M111111111111111111111J1111111111M ■ 1111111111E1111 M12 ! 111111

Persone citate: Boucher, Degas, Port, Port-royal, Rachele Shlrvant, Toulouse-lautrec