La Iugoslavia non ha scelte di Piero Martinotti

La Iugoslavia non ha scelte VX A l> H E 1> 1 Z M O \1J Bt nOSTOIEVSKM La Iugoslavia non ha scelte L'autore dei "Fratelli Karamazof,, aveva intuito che la Russia si sarebbe un giorno trovati di fronte gli slavi Intanto per salvare il paese dalla fame (uno straniero per viverci spende 15.000 lire al giorno) Tito ha una sola risorsa, l'aiuto americano - In questo fatto è sottintesa e implicita la sua politica atlantica (Dal nostro inviato speciale) Ppggloreale, novembre. «Dica che noi vogliamo solo la pace con tutti — m'è stato più volte ripetuto durante il mio soggiorno in Jugoslavia — e le accuse del Cominform non sono che menzogne ». . Contro chi dovrebbe fare la guerra Tito? Ovunque si volga trova lo schieramento dei due blocchi; tuttavia la propaganda avversaria addita nel maresciallo un irriducibile guerrafondaio che aizza i vicini con azioni di pattuglie lungo i confini orientali. Un fronte spezzato « Offensiva del nervi » è stata definita a Belgrado la martellante campagna scatenata dai satelliti attraverso la radio ed i fogli clandestini, ma i risultati non sembrano incoraggianti; anche le speranze in torbidi interni per la tremenda crisi alimentare stanno venendo meno per l'ormai deciso aiuto americano. Vorrà la Russia rischiare una guerra per costringere all'obbedienza il ribelle un tempo prediletto? La posta per il Cremlino è importante; 10 scacco subito il 28 giugno 1948 non è stato ancora cancellato. Prima di quella, data la cortina orientale correva compatta dal Baltico all'Adriatico e controllava nel Mediterràneo 1200 chilometri di costa. Trieste appariva agli occhi di Mosca una facile preda destinata a diventare il grande porto dell'Europa danubiana e le mire si spingevano già oltre i Dardanelli, aggirati, fino alle rive africane (si ricordi l'interesse sovietico alla sorte della Libia). Tito ha spezzato questo fronte; oggi Trieste è incorporata all'Occidente, la Grecia pacificata, l'Albania isolata, le porte del Mediterraneo chiuse alla flotta orientale. Il titoismo inoltre ha costituito un precedente pericoloso per i nazionalismi dei satelliti, sopiti ma non spenti, e Gomulka, Rajk, Kostov e Crementis sono nomi rivelatori. Negli' stessi paesi occidentali la prospettiva di conciliare l'indipendenza coi principi marxisti può essere un efficace allettamento. Giungono a Belgrado delegazioni di «simpatizzanti» dalla Francia, dall'Italia, dall'Austria. Prima di andarsene fanno la solita dichiarazione ai giornali di aver trovato in Jugoslavia il «paese del véro socialismo»; esagerazioni forse ma che possono far breccia. La Russia non ignora queste insidie ma sa altresì che un intervento, sia pure attraverso i satelliti, significherebbe fare i conti con l'America. Il segretario di Stato Acheson non ha lasciato dubbi in proposito anche se la Jugoslavia non ha ancora aderito ufficialmente a nessuna alleanza occidentale. Malgrado il gran chiasso, è dunque quasi certo che Mosca non s'impegnerà, almeno per 11 momento, in un'azione diretta contro il maresciallo. «Il contrasto era fatale — mi diceva un professore — poiché la politica russa ha sempre visto nella penisola balcanica unicamente la ' via per gli Stretti, una carta da giocare nella grande partita europea. Già altre volte abbiamo fatto le spese: lo zar Alessandro I cedette agli austriaci le Bocche di Cattaro per una notte d'amore con la bella signora di Metternich, senza dire poi dell'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina. Dostoievski aveva predetto che la Russia si sarebbe, un giorno trovati di fronte gli slayi quando questi fossero stati liberi; anzi allora avrebbero chiesto all'Europa la garanzia della loro libertà». Tutto troppo caro Tito è già su questa strada. Il genio del grande scrittore russo non poteva prevedere che i confini politici dell'Europa 1950 sarebbero stati oltreoceano, ma è proprio dall'America che partono in questi giorni le navi cariche dei primi 200 mila quintali di grano, 50 mila di uova in polvere, 10 mila di carne congelata per il popolo jugoslavo. Abbandonato dall'oriente, il maresciallo chiede garanzie all'occidente e la sua recente dichiarazione che il governo di Belgrado « prenderà posizione contro qualsiasi aggressore dichiarato tale dalle Nazioni Unite » può essere interpretata come un prudente eufemismo per sottintendere l'adesione alla politica atlantica. La Jugoslavia non ha altra scelta: solo gli aiuti americani potranno salvare il paese dalla fame. Tutti gli stranieri che vi giungono non per ragioni ufficiali si pongono Ja stessa domanda: « Come fa la gente a tirare avanti ? ». Nema (non c'è) è la parola che si sente ripetere all'infinito nei negozi, nei bar, nel ristoranti. Non c'è filo, non c'è sapone, non c'è caffè, non c'è carne, non c'è burro, non c'è stoffa, non ci sono scarpe. Nelle vetrine sono in mostra oggetti che nessuno può comprare. Chi ha 30 mila dinari per una modesta pelliccia di coniglio ? La paga media di un operaio è di 3 mila dinari mensili, un ingegnere ne guadagna 6 mila, qualche lavoratore d'as. salto (stakanovista) può toccare 1 10 mila, ma il costo del la vita assorbe interamente an che queste punte; solo 11 fitto si prende un terzo della paga. Vi sono ì buoni per acquisti a basso prezzo, ma occorrono 1 punti di un intero anno per un paio di scarpe a 450 dinari (al mercato libero 5-©- mila). La differenza tra il corso ufficiale della moneta e il suo potere di acquisto è una delle cause di questo spaventoso squilibrio; i salari sono aumentati nemmeno di due volte dall'anteguerra, i generi di consumo razionati persino di quattro; ne è seguito un appiattimento generale del tenore di vita — già molto basso prima del '40 — aggravato dal fatto che le razioni non bastano e i prezzi liberi toccano vertici irraggiungibili. Alle soglie di un inverno che si annuncia sotto 1 peggiori auspici, ciascuno cerca di provvedersi qualche chilo di patate, un po' di grasso, un sacchetto di farina ed offre in cambio una vècchia giacca, un paio di pantaloni, una camicia usata ai contadini che sono senza tessere. La polizia ha vietato fino a pochi giorni fa questi baratti nei mercati, ma ha finito per cedere. Come potrebbe altrimenti mangiare chi non usufruisce di una mensa di fabbrica? Per chi lavora, infatti, c'è l'immenso vantaggio di procurarsi i pasti con un migliaio di dinari mensili presso l'azienda da cui dipende. Il porta-vivande è l'oggetto più ricercato in tutto il paese e, all'ora di uscita dai cantieri e dagli uffici, per le strade si vede la gente avviarsi a casa con il pasto serale nel pentolini di alluminio infilati in una staffa. Bisogna però essere di bocca buona. Parla un inglese Voci di aumenti di salario e di svalutazione sono state prontamente smentite e il cambio ufficiale è rigidamente mantenuto. Vivere ' in Jugoslavia costa a uno straniero 15 mila lire al giorno (un pasto 5 mila lire) ed anche se il turista può provvedersi di speciali buoni per cui le spese di vitto e alloggio vengono ridotte alla metà, la sproporzione rimane sempre enorme. Un dinaro è calcolato 10 lire, ma a Trieste si cambiano alla pari e anche a meno. Non sono molti però gli stranieri che vanno in Jugoslavia, e meno ancora i turisti. Il"'treno che mi riportava in patria, man mano che si avvicinava alla frontiera si alleggeriva di vagoni e..passeggeri. Dopo Lubiana, nel mio scompartimento rimasero solamente un uomo d'affari inglese e un emigrato Jugoslavo, ormai cittadino americano, che era tornato a rivedere i suoi vecchi dopo trent'anni di assenza. Era pensieroso e non staccava lo aguardo dal finestrino; una campagna già •iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii MIKIIIIIItlI llllIItlllllllllllIIIIMMIl lllllIstinta e intirizzita, sparsa di piccoli villaggi, ricordava più l'Austria che la Serbia. L'inglese mi diceva le sue Impressioni. « Malgrado tutto — affermava — è un popolo che farà la sua strada. Si lavora sodo, qui, e le difficoltà, per quanto grandi, saranno superate ». « Ma — intervenne l'emigrato — con quali sacrifici? Bisognerebbe chiederlo alla gente ». « E' proprio questo invece che il governo non chiede — soggiunse l'inglese — altrimenti non vi sarebbero piani quinquennali ». li « Simplon » stava ormai per varcare la frontiera. A Poggloreale quasi tutti i viaggiatori, una trentina, si trova¬ rono nel vagone ristorante italiano, lindo e lucido. Non si sentiva più l'odore di cipolla, slivovica e grasso di montone; l camerieri, con gesti abili e rapidi, sbrigavano il servizio senza prestare orecchio alle discussioni che andavano animandosi. Mentre il treno correva verso Trieste pensavo a quanti m'avevano detto piano che avrebbero preso volentieri il mio posto. Piero Martinotti gni di sterline. I lll11IlllniUllIIIIIM19l(IIII11ll(1UIIIIICIIUIIMIIIIItlIOfferto dall'Inghilterra un credito alla Jugoslavia Londra, 14 novembre. Si apprende da fonte ufficiale che la Gran Bretagna ha offerto al governo jugoslavo un credito di tre mllio-

Persone citate: Acheson, Gomulka, Kostov, Rajk