Il vero pericolo di Panfilo Gentile

Il vero pericolo Il vero pericolo 11 monito rivolto al M.S.I. dall'ori. Sceiba nel suo di. scorso di Torino, stando ad un comunicato ufficioso, dovrebbe avere la sua sollecita prosecuzione in un provvedimento di rigore già esaminato e in massima approvato dal Consiglio dei Ministri dell'altro ieri. Da un punto di vista strettamente giuridico i termini della questione sono i seguenti. Come tutti sanno una disposizione transitoria della Costituzione faceva divieto della ricostituzione del partito fascista. Successivamente, in attuazione di tale disposizione, veniva promulgata la legge 3 dicembre 1947, la quale definiva e gli elementi costitutivi del reato di cui trattasi e le sanzioni penali correlative. Veniva così ad intendersi per ricostituzione del partito fascista qualsiasi associazione la quale: 1) fosse accompagnata da un'organizzazione militare o paramilitare; 2) fosse diretta all'uso e alla esaltazione di mezzi violenti per le finalità proprie del disciolto partito fascista. Se non che oggi questa legge non sembra più sufficiente, in quanto essa lascia senza repressione quelle intemperanti e arroganti manifestazioni fasciste sulle quali l'on. Sceiba nel suo discorso si è particolarmente intrattenuto, e perciò si sarebbe pensato ad una più ampia incriminazione dalla quale andrebbe colpita anche l'apologia di figure, fatti e istituti del fascismo, in qualsiasi forma essa venga fatta. Associazione illecita quindi diventerebbe qualsiasi associazione che, anche senza organizzazione militare o paramilitare, anche senza proporsi o esaltare mezzi violenti di lotta, anche senza avere finalità politiche, professasse una pubblica approvazione « delle figure, fatti e istituti del fascismo ». Come tale potreobe essere sciolta e i promotori o i suoi iscritti sarebbero passibili di pena Dobbiamo dire subito che tale progetto legittima numerose perplessità. H regi' me democratico deve difendersi. La democrazia deve essere protetta. E sta bene, Ma fino a che punto la difesa e la protezione possono estendersi senza che la democrazia cessi di essere tale e venga meno ai suoi stessi principi? Questo è un problema di misura assai delicato, sul quale per altro crediamo possa essere tro vato un criterio di decisione abbastanza preciso. La dife sa democratica, infatti, può, a nostro avviso, reprimere solo chi si proponga la sov versione violenta degli isti tuti democratici. Non può reprimere qualsiasi altra manifestazione di pensiero, di azione, quale che essa sia, che nelle parole e nei fatti si mostri rispettosa del me todo e degli istituti democratici. Se la repressione oltrepassa questo limite, essa è senz'altro illiberale e antidemocratica. Ora, mentre nella legge 3 dicembre 1947 il limite era rispettato perchè la illiceità dell'associazione do veva risultare dagli estremi sopra ricordati, nel progetto di cui oggi si discorre il limite è oltrepassato. Si di rà che la coscienza pubbli ca, ancora sensibile al ricordo dell'infausto regime fa' scista, dei suoi crimini e delle sventure che esso ha al tirato sulla Patria, non tollera certe impudenti mani festazioni. Ma l'odiosità di una opinione, secondo i prin cipi liberali, non costituisce un motivo sufficiente per che essa possa essere in terdetta. Oltre e accanto a tale motivo di principio, vi sono {)oi apprezzabili motivi portici che fanno dubitare dell'opportunità del provve dimento. Esso oggi può riu scire sospetto e, a torto c a ragione, essere giudicato come influenzato da calcoli interessati. Esso può riusci re parziale perche l'anti-de mocrazia non è solo dalla parte fascista. Esso può riu scire infine appoggiato a una erronea visione dei suoi effetti psicologici, perchè ogni provvedimento persecutorio anche se meritato, ha spes so il risultato di attirare sul le vittime delle simpatie e di rinforzare la loro coesione Ma vi è di più. Il Gover no mostra di preoccuparsi molto del M.S.I., e cioè dei neo-fascisti qualificati e militanti. Il Governo si è pre occupato, invece, troppo poco del filo-fascismo, che fenomeno di gran lunga più degno di considerazione. Noi non abbiamo molta fami liarità con i circoli fascisti Ma, per quello che ci è con cesso di giudicare a distan za, non ci sembra che il neo fascismo militante raccolga adesioni tali da poter esse re considerato come una for za politica organizzata in quietante. In generale ere diamo che si tratti di non molti ostinati, incorreggibili residui delle vecchie gerar¬ chie, circondati da una certa gioventù ignara e sedotta, almeno fino a ieri, da un malinteso patriottismo. Ma il movimento è diviso in innumerevoli frazioni e i suoi programmi sono anacronistici e inconsistenti. Assai più grave, dicevamo, è il fenomeno dei fiancheggiatori: di coloro che, senza partecipare al movimento, lo coadiuvano più o meno apertamente. Vi è, cioè, ancora una destra che intende avere come sua riserva un movimento a tipo fascista, una destra disposta a restare nel gioco democratico solo fino ad un certo punto e prónta a superarlo non appena una qualsiasi situazione di pericolo lo richiedesse. Per questa destra il M.S.I. è una specie di ausiliario da tenere in riserva, e perciò da non sciupare, anzi da coltivare. E' questo il fatto più melanconico e rischioso, del discorso: il latente sovversivismo delle destre. Nè il Governo nè il partito di maggioranza hanno fino ad oggi mostrato di accorgersi molto di questo pericolo, nè hanno speso la loro influenza per correggere queste tendenze degenerative di una parte dell'opinione del Paese. Noi crediamo che, al fine di consolidare la nostra democrazia, bisognerebbe, prima di tutto, rivolgere ogni sforzo a disintossicare appunto questa parte dell'opinione che ancora è affetta dalle tendenze anti democratiche pregiudicate forse oggi anche impudenti. Mettere mano ai meccanismi repressivi è una. facile risorsa. Ma noi avremo contribuito al risanamento del nostro clima politico non tanto quando avremo sciolto il M.S.I., ma quando, guar dandoci attorno, potremo di re che gli atteggiamenti e le posizioni del M.S.I. non trovano più nel Paese nè simpatizzanti nè complici aperti o segreti. Panfilo Gentile

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