Grave lettera di accusa delFex-federale di Trento

Grave lettera di accusa delFex-federale di Trento Il col. Alberto Bechi COLPO GROSSO AL PROCESSO DELLA NEMBO Grave lettera di accusa delFex-federale di Trento II cerchio si stringe attorno al capitano Alvino Chi era l'uomo con la barba? - Un altro che sa (Nostro servizio speciale) Napoli, 10 novembre. Il processo della «Nembo»., che per il numero degli imputati, il tempo trascorso e tutte le altre circostanze si presentava assai oscuro, ha visto sparire improvvisamente tutte le ombre per due sensazionali colpi di scena accaduti in questa quinta udienza. E la luce viene nell'aula non dall'annosa istruttori!!, dall'emozionante dibattito,, ma di fuori, dalle lettere. La prima è una lettera dell'ex-federale di Trento, prof. Rodolfo Andreatti, preside della scuola media di Levico (Trento). L'ex-federale fascista ha compiuto, spinto dalla coscienza, un'azirne altamente meritevole. Egli era In servizio in Sardegna, nel settembre 1943. Per comprendere tutta la decisiva importanza della lettera è necessario precisare che — come ha Informato il Procuratore militare, col. Ugo Foscolo — l'Alvino fu arrestato nel 1947, ma per anni, dal 1943, tutte le affannose indagini giudiziarie, si sono svolte non sul nome del capitano Corrado Alvino, ma su quello che in tutti gli Incartamenti giudiziari era solo e sempre « luomo con la barba ». Ed è provato che l'Alvino, allora, aveva una lunga barba. Nel più emozionante silenzio, il generale Umberto Broccoli, ha letto il testo della lettera che si può dire ha ormai definito il processo. Essa dice: « Egregio Presidente, leggo del processo per la morte del colonnello Bechi, già Capo di S. M. della "Nembo". Credo mio, dovere esporle quanto segue: il 9 settembre 1943 e i giorni successivi mi trovavo in Sardegna quale capitano addetto al Comando Base del 41» con sede in Palau, luogo in cui si imbarcavano le truppe tedesche in ritirata. Avevo in consegna enormi depositi di materiali che si trovavano in aperta campagna lungo la strada Palau-Olbia. In quei giorni giunse presso . depositi un camion carico di soldati vestiti da tedeschi. Mi trovavo presso la casetta dove era sfollato il parroco di Palau, don Andrea usai. JJ camion avanzò fino a me e al bloccò davanti: i soldati in divisa tedesca tenevano 1 mitra puntati contro di me. Non erano tedeschi, ma paracadutisti della "Nembo". Li guidava un uomo tarchiato con la barba e dai modi violenti, che si diceva capitano senza portare i distintivi del grado. Disse che volevano materiali e precisamente sigarette. Negai loro ogni consegna perchè non erano autorizzati a prelevare non li conoscevo In quella divisa. Intorno a me si erano UlllllMIIIIIIIIMMIIIIIIllllllMIIIIIMllllllllllllllll radunati alcuni miei soldati (non ricordo se c'erano anche ufficiali) e il prete don Usai. Quell'uomo balzò su un muretto 11 presso e cominciò ad arringare i miei soldati perchè disertassero. I suoi uomini erano sempre con i mitra spianati. Egli urlò testualmente: Imparate da noi, io ho ucciso il mio. colonnello! Io ho ordinato il fuoco contro i miei soldati tradì'ori, lo... io...!*. L'Andreatti allora gli balzò accanto ed ebbe con lui un concitato colloquio in cui gli rivelò di essere il segretario federale di Trento, dopo di che si allontanò nauseato da quell'individuo che si vantava di aver ucciso il col. Bechi. La lettera conclude testualmente: « Non oso giurare di ricordare il nome del capitano, ma ne riconosco per molti motivi le fattezze. Se crede sono a sua disposizione. • Devotissimo Andreatti Rodolfo ». Quando il generale termina la lettura non si ode più una sola voce nell'aula. Alvino rimane al suo posto, pallido, Immobile, come impietrito. Il prof. Andreatti è stato citato per il giorno 23 per essere posto a confronto con il capitano. Il secondo colpo di scena si è avuto a fine udienza con un telegramma. E' del dottor Cirla di San Rocchetto In Verona. Anch'esso è stato letto In udienza. Dice: « Apprendo stampa dibattimento omicidio colonnello Bechi stop Conoscendo elementi utili eventuale identificazione colpevoli prego attendere espresso ». Nell'udienza è stato anche interrogato a lungo il capitano di artiglierìa Ferdinando llllllllllllllllllllllllHlllllllllllllllllllllllllllllllllll Sebastiani, imputato di rivolta e diserzione. Egli comandava la batteria del « Raggruppamento tattico Rizzanti » che si ribellò. Le sue di chiarazioni hanno aumentato la convinzione della complessa truccatura che fu elaborata dell'Alvino dopo il delitto c. g.

Luoghi citati: Napoli, Palau, San Rocchetto, Sardegna, Trento, Verona