Dalla crisi comunista ai "volontari della libertà,, di Luigi Salvatorelli

Dalla crisi comunista ai "volontari della libertà,, Dalla crisi comunista ai "volontari della libertà,, Uno sguardo d'insieme alla politica interna italiana di queste ultime settimane dà l'impressione di un succedersi di colpi di scena: il pronunciamento di Dayton, che per poco non è sboccato in una crisi ministeriale; le improvvise dimissioni di Saragat da segretario del P.S.L.I., per altro subito ritirate; la clamorosa manifestazione romana della FJ.V.L. (Federazione Italiana dei Volontari della Libertà), una organizzazione di cui i più ignoravano fino ad oggi l'esistenza; infine, il ritiro dell' on. Togliatti a tempo indeterminato dalla direzione del P.C.I., motivato con le sue condizioni di salute, che si credevano sostanzialmente ristabilite. La osservazione che avevamo fatto, precedentemente a tutti questi episodi, che il momento politico attuale presentava'fenomeni di sbandamento, ci sembra ampiamente confermata. Dei fatti enumerati sopra, il più sensazionale per il pubblico probabilmente è l'ultimo. Da troppo tempo in Italia — e anche all'estero — si err abituati ad associare Togliatti e P.C.I. come due cose indivisibili. Perfettamente naturale, che le congetture e le « rivelazioni » abbiano libero corso. Le due versioni contrastanti, quella ufficiale dei motivi di salute, quella giornalistica di un cambiamento imposto da Mosca, potrebbero conciliarsi ammettendo — com'è ormai certo — che la malattia del Jfon. Togliatti è reale (ammissione a cui va unito, per spontaneo sentimento urnano, l'augurio, di una rapida guarigione); e rico noscendo al tempo stesso che essa malattia può aver fornito P occasione buona per decidere un cambiamento in gestazione. In quanto allo speculare sui motivi e sui risultati del cambiamento stesso, noi ce ne asterremo, limitandoci; a di» re che esso sembra confermare quanto da qualche tempo e da varie parti si andava affermando: una diminuente prosperità del P.C.I Proprio in questo momento, a rafforzare il fronte anticomunista accorrono i «Volontari della Libertà». Sia permesso dire libera mente — proprio « sine ira et studio» — qualche pa rola in proposito. Noi fummo a suo tempo — cioè nell'altro dopoguerra — netta> mente contrari al « combat tentiamo». Fummo, e sia mo d' opinione che 1' avere combattuto insieme, per obbligo militare o anche volontariamente, per il pro> prio Paese, non può forma re la base organica di nessun partito o movimento politico autentico, e neppur conferire nessun diritto par ticolare — al di là di quelli di tutti i cittadini — a intervenire nelle lotte politiche nazionali. Riconosciamo bensì che simili formazioni possono avere, al di là della ovvia funzione assistenziale, anche una legittima influenza morale, per tenere alti certi valori fondamentali per la vita pubblica del Paese. Questo, per altro, a un patto: che esse non siano legate a un partito, nè animate da spirito di parte. Ci sembra che il discorso del presidente De Gasperi alla manifestazione della ■ F.I.V.L. abbia sostanzialmente risposto a un tale criterio. Esso è venuto correggere, ad integrare quel che c'era stato di uni laterale e di manchevole nel discorso programmati co (e relativo decalogo) dell'on. Mattei. H quale proponendosi, in nome della gloriosa Resistenza, la di fesa della libertà e della de mocrazia italiana, aveva di menticato una delle parti da cui questi istituti e que sti valori della nuova Italia sono non solo insidiati fatto, ma rinnegati e vitu perati in principio. Tanto l'aveva dimenticato da ri durre involontariamente F.I.V.L. alla parte di eoa diutrice dell'azione polizie sca contro il partito comu nista. Ciò che è anche disaccordo con la opinione manifestata da tutte le par ti qualche tempo fa: dover si tenere rigorosamente distinte la funzione della polizia dall'azione politica dei cittadini. L'on. De Gasperi, oltre a ribadire la condanna del neofascismo, è anche tornato a formulare in termini ineccepibili il principio fondamentale della democrazia parlamentare, a cui non so¬ la in nslcnamqc—uzaslpllmcCrnQppgrvStlzvdtvrsmmzcmaguntgcCsvgpt no solo i comunisti ad essere, apertamente o subdolamente, ostili. Egli ha riconfermato cosi la sua idoneità a dirigere un governo autenticamente liberale-democratico. Rimane che in questa azione direttiva — contraria a ogni deviazione — egli porti una tenacia uguale alla sua dirittura. Sarà questo anche il mezzo migliore per provvedere al completamento della struttura costituzionale della nostra Repubblica. Proprio ieri una voce particolarmente autorevole segnalava su questo giornale come ancora debba -essere creata effettivamente quella Corte costituzionale che pure è stata posta a capo del nuovo regime democratico. Questo organo capitale è particolarmente necessario per regolare le relazioni tra governo centrale e governi regionali, diciamo così, privilegiati, come quello della Sicilia: i quali, praticamente, possono andare tranquillamente, se vogliono, oltre limiti delle loro competenze e facoltà senza che il governo centrale sia in grado di reprimere questi eventuali abusi. Rimangono invece sempre sulla carta le regioni ordinarie: a proposito delle quali non possiamo non ripetere che, dal momento che nella Costituzione ci sono, bisogna pure crearle, salvo in seguito la modifica o addirittura la abolizione, per le quali ^pggi, prima dell' attuazione, un referendum sarebbe, a nostro modesto parere, anticostituzionale. Corte costituzionale e regioni non sono gli unici completamenti attesi dalla Costituzione : l'articolo testé da noi citato menzionava, ad esempio, la legge regolatrice sul diritto di sciopero. Tema delicato, ma che tuttavia bisognerà affron tare. Si era detto che la. legge era in elaborazione; mentre per la Corte costituzionale c'è stata, -finalmente, • La- presentazione di un progetto. Elaborare, però, e presentare progetti è meno che nulla, se non si conducono in porto. E qui interviene un'altra questione fondamentale, quella del funzionamento della sovracarica macchina parlamentare. Si discute da molto tempo sul male, e sui rimedi; ma non ci sembra che si sia in vista di una soluzione. Alle esigenze del funzionamento statale sempre più complesso, potrà giovare un altro progetto, anch'esso di presentazione recentissima (dopo una lunga elaborazione) : quello sull'ordinamento della Presidenza del Consiglio. Al quale proposito, lasciando l'esame analitico ai competenti di diritto costituzionale e di tecnica amministrativa, ci limiteremo qui a esprimere un nostro personale parere di massima. La Presidenza del Consiglio non dovrebbe avere alle sue dipendenze dirette settori amministrativi particolari, che andrebbero ripartiti tutti fra i diversi ministeri. Essa dovrebbe concentrarsi tutta sul compito capitale, di coordinare e controllare la attività dei ministeri singoli: questo compito, per altro, dovrebbe espletarsi in misura completa e in modo efficace. In tal modo i suoi uffici fornirebbero al capo del governo tutti gli elementi utili per quella che è la sua funzione suprema : stabilire, realizzare, svolgere la linea politica unitaria del governo. Alla quale si noti bene — le difficoltà non vengono unicamente (e neppure principalmente) dalla molteplicità dei partiti governativi, ma dai dissensi — politici ancor più che tecnici, di indirizzi generali non meno che di questioni particolari — che dividono all'interno i partiti singoli della coalizione. Luigi Salvatorelli

Persone citate: De Gasperi, Mattei, Saragat, Togliatti

Luoghi citati: Dayton, Italia, Mosca, Sicilia