Truman e Mac Arthur a colloquio nell'isola di Wake di Gino Tomajuoli

Truman e Mac Arthur a colloquio nell'isola di Wake JO UE UOMINI: n UE CONCEZIONI Truman e Mac Arthur a colloquio nell'isola di Wake L'incontro alle 6 del mattino; il presidente sorridendo cordiale: "Avete una voce dolce,, ; il generale replica: "Mi sentirete ruggire tra poco,, - Le dichiarazioni al termine della conferenza durata in tutto due ore (Dal nostro corrispondente) Washington, 14 ottobre. Trasvolato V intero continente americano e più di due terzi del Pacifico con un balzo di quasi 12 mila chilometri, Truman ha atierrato alte 19]S0 (ora italiana) al solitario e squallido atollo di Wake, teatro nel 'J/l e nel '1/5 di epiche e sanguinose battaglie fra le flotte da sbaico giapponesi e americane. Mac Arthur era ad attenderlo dopo aver volato per più di 3000 chilometri da Tokio. Serio in volto il generale andò incontro al Presidente e proprio nell'istante in cui i due uomini si stringevano la mano sorse il sole: a Wake erano le 6,30 del mattino di domenica. Tiuman, che nel volo di quasi 24 ore da Honolulu aveva perfettamente riposato, accolse sorridendo il potente e irascibile condottiero americano e, secondo il suo costume, lo salutò senza alcuna cerimoniosità: « Ehi, generale, come state* Vi ringrazio d'esser venuto fin qui ». Con un viso privo d'espressione che contrastava con il famoso sorriso radioso < Truman. Mac Arthur rispose: « Ho piacere di incontrarvi, Presidente ». Truman tentò di rotnr.ere il • h'iccio: « Ave- Il Presidente Truman te una voce più dolce di quella che m'avete fatto sentire » disse ridendo, con allusione alle recenti e lontane discussioni radiotelefoniche cott'uomo che non aveva mai incontrato prima d'oggi. « Aspettate un poco e comincerò a ruggire » rispose Mac Arthur. Vestivo la sahariana aperta sul collo, senza le decorazioni, che i soldati americani gli videro addosso negli anni di guerra e, quando i due posarono per i fotografi, assunse accanto a Truman, sempre gaio davanti all'obiettivo, la sua posa più tipica: le mani affondate nelle tasche posteriori dei pantaloni, la pipa di pannocchia in bocca, lo sguardo fisso e imperioso. Mac Arthur è accusato dai suoi molti nemici di amare la teatralità e di credersi la personificazione di un Cesare americano. Radiotelegrafano alcuni corrispondenti che nei primi dieci minuti dell'incontro ha fatto esattamente tutto quello che può alimentare queste accuse. Nessuno sa ancora se ha già cominciato a ruggire, perchè quindici minuti dopo l'arrivo, i due uomini con 1 loro assistenti si sono rinchiusi nella stanza di una casermetta di cemento oMpinta in rosso, e, seduti attorno iimiimiimiiiiiiiimmiiiimmmiiimimii a otto tavolini pieghevoli, hanno immediatamente comincirtto la conferenza che è durata due ore. Qualunque sia il risultato dell'incontro esso fa epoca nella recente storia americana e per questo tutta la nazione lo ha seguito con una tensione emotiva che pochi altri avvenimenti recenti e passati hanno eguagliato. Trentotto giornalisti, noleggiato uno stratocuiser, hanno seguito il Presidente per poter informare il pubblico sui particolari del primo incontro tra i due uomini che incarnano due diverse concezioni delle responsabilità americane verso ti resto del mondo; modi diversi e spesso antitetici di valutare il destino degli Stati Uniti. Mac Arthur può essere con siderato il rappresentante di quelle correnti americane che considerano il Pacifico e l'Asia come il naturale campo di sviluppo della « missione » americana nel mondo. Figlio del generale che cacciò gli spagnoli dalle Filippine, egli stes so eroe della riconquista di quelle isole nella lunga e san guinosa lotta contro i giapponesi, Mac Arthur non conosce altro mondo che quello asiatico. Da tredici anni non torna negli S.V. e da cinquanta ha assistito da spettatore e da attore al sorgere della potenza in Asia degli 8. U. fra il declinare di tutti gli altri imperi. Eccetto quello russo. Mac Arthur non crede ai programmi a lunga scadenza, ai blandi sistemi democratici di pacifica penetrazione: per lui le parole e i clamori propagandistici, non contano; contano i fatti. E nell'incontro di Wake avrà chiesto a Truman d'essere autorizzato a compiere questi fatti ovunque sia necessario. A Truman che è co stretto a considerare il generale non solo un grande americano che ha- idee così definite sul destino e sull'azione politica détta Nazione, ma anche un simbolo di cui si servono i suoi avversari politici, non sarà stato facile rispondere a Mac Arthur. La sua concezione sulla «mis sione americana nel mondo » è radicalmente diversa; per il Presidente è quella cioè di mo strare coi fatti che i princìpi della democrazia possono e devono essere applicati anche ai rapporti fra le nazioni ed i popoli senza riguardo alla loro potenza e il loro grado di civiltà. Gli Stati Uniti, più ricchi di ogni altro Paese, debbono mettere le proprie possibilità a disposizione di tutti. Truman ha definito la sua conversazione con Mac Arthur « molto soddisfacente e piacevole ». Tuttavia si igno ra che cosa effettivamente è stato discusso durante il colloquio. L'unico commento di Mac Arthur è stato: « .Nessun comandante nella storia della guerra ha avuto un appoggio più completo ed ammirevole di quello di cui iq ho goduto da parte dei Dipartimenti di Washington ». All'incontro erano presenti l'ammiraglio Arthur Radford. comandante in capo della Ma rina statunitense nel Pacifico e il generale Omar Bradley, presidente degli stati maggiori riuniti. Truman e Mac Arthur ripartiranno tra breve per le rispettive destinazioni. Gino Tomajuoli UAvcdrgmiiimiiim gen. Mac Arthur |iimiimiiimmin,minimum immillimi

Luoghi citati: Asia, Filippine, Honolulu, Stati Uniti, Tokio, Washington