Mancate le rivelazioni al processo della Grisolia di Ercole Moggi

Mancate le rivelazioni al processo della Grisolia Mancate le rivelazioni al processo della Grisolia Antonio Ciano ha deposto particolari insignificanti - Violento incidente sulla paternità della Grisolia - Il P. M. minaccia di far arrestare i testi raccontatori di frottole • Parla la P. C. a i r a l ¬ (Dal nostro Inviato speciale,) Genova, 13 ottobre. Un'altra udienza di incidenti e un ennesimo colpo di scena miseramente fallito. Tutta la curiosità del .pubblico era concentrata sul nuovo rivelatore oggi di scena e annunciato in viaggio da Saluzzo a Genova. L'Antonio Ciano è stato una delusione: perchè non ha detto nulla ed ha soltanto riferito un ambiguo colloquio col condetenuto Mura, personaggio già estromesso dòpo il caso infelice dell'Amerigo Ragusa ora denunciato per favoreggiamento. Ciano,... il pudico Il Ciano è comparso in aula fra due carabinieri. Indossava un vestito di tela giallastra, però non da recluso e senza numero. Ha declinato le sue generalità e. la sua condizione di recluso in espiazione di pena con una facile parlantina toscana. E', infatti, di Livorno, ma domiciliato a Genova dove faceva il barbiere. Quando gli si ch.:.ede se è mal stato condannato in precedenza, nicchia e risponde: «Non lo so ». Al che il Presidente obietta: « Ve lo saprò dire io ». Allora il teste si ricrede e mormora: « Capirà, signor Presidente, confessare il mio passato cosi in pubblico! ». Si ride, e il teste dice che a Marassi, nel 1944, trovò il detenuto Mura che aveva già conosciuto nelle carceri di Chiavari. Questo Mura poi si rese defunto in circostanze drammatiche. Poiché il teste è barbiere nelle carceri di Marassi, per tale qualità, godeva di una certa libertà e, cosi, un giorno, passando lungo un corridoio di celle, vide affacciato allo spioncino di una porta il Mura il quale gli chiese il favere di informarsi dal detenuto Torre, rinchiuso nella cella 132, se era veramente sospettato della uccisione del Mazzarello. Il teste narra che si rifiutò di occuparsi di detta commissione adducendo che il Torre era in una cella di isolamento e non poteva parlargli. In verità il Ciano vedeva tutti i giorni il Torre perchè andava a fargli la barba. Ciò ci è stato riferito in seduta dallo stesso Torre. Poiiiiiiiiiiiiiiuniiiii iiiiiiiiiiiiiiii u 1111 ti a che tutte le volte che il Ciano vedeva il Mura questi gli ricordava la commissione, un giorno si stancò e gli chiese perchè si occupasse tanto del Torre e il Mura, avvicinatosi col viso allo spioncino perchè quelli di dentro non lo sentissero, disse, con aria di mistero: «Capirai, il fatto di Mazzarello l'ho commesso io ». Presidente — E questo è tutto quello che sapete? — Tutto (si ridej. A domanda del Presidente il Ciano risponde di ritenere che il Mazzarello voleva sapere dal Torre di che cosa era imputato. « Comunque, in carcere — ha esclamato il teste — si fanno di questi giochetti ». Proc. Gen. — Quali giochetti? Teste — Voglio dire che il Mura forse mi ha detto, come di solito succede in carcere, una bugia oppure una. millanteria e non so poi anche se questa morbosa curiosità potesse interessare un altro... Aw. Monteverde (P. C) — E allora andremo alla ricerca di quest'altro... Il Presidente domanda al teste perchè è venuto fuori soltanto ora con questa storia: ■ Avete voluto fare un viaggetto a Genova per partecipare alle feste colombiane? Teste — Credevo fosse finito il processo già da tempo, quando, giorni sono, ho appreso da un giornale che il processo era ricominciato. I giornali li leggiamo di rado in carcere. Corinna figlia adulterina? A questo punto sorge un vivace incidente perchè l'avv. Corte della difesa vorrebbe che le dichiarazioni del teste fossero messe a verbale, ciò che il Presidente acconsente, specialmente là dove ha detto di ritenere che il Mura si interessasse per conto di terza persona. Come è noto la difesa avrebbe bisogno di due assassini, ma poi si accontentereobe anche di uno solo! Però dal Ciano non si può cavare nulla. Egli rimane muco completamente su quanto nanno pubblicato i giornali. A questo punto tavv. Palomba di P. C. produce alcuni documenti tra cui il certificato di matrimonio della Grisolia.; ma, a proposito della data di nascita, si chiede che il documento venga tradotto dallo spagnolo in italiano. Aw. Tucci (Difesa) — Il documento dice che la Grisolia è figlia legittima. Proc. Gen. — Non è vero. L'ing. Vincenzo Grisolia era sposato e, per la legge italiana, non avrebbe potuto legittimare la Corinna che era figlia adulterina e, perciò, non potrebbe chiamarsi nemmeno virisolia. La difesa contrasta, vivacemente, questa supposizione. La legittimità dell'imputata ha una notevole importanza. Come è già stato rilevato, il Mazzarello, negli ultimi tempi, aveva espresso il desiderio di annullare il suo matrimonio ji causa appunto della falsa paternità della moglie, e questo annullamento impensierita molto la Grisolia, perchè sarebbe venuta a trovarsi priva di mezzi e senza nemmeno il diritto agli alimenti. Questa, secondo la parte civile, sarebbe una delle causali che spinsero la donna al delitto. L'avv. Palomba aggiunge che quando, l'anno scorso tiiiiiiniiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiissdpnGncmgcidTq a . l o o a è o iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiniii si seppe che il Vincenzo Grisolia era morto, sul Belvedere si fecero delle indagini presso di municipio di Torino e sarebbe risultato che il Grisolia morto. sul piroscafo non fosse il padre dell'imputata. Il Grisolia era sposato con una certa Pizzirani. La P. C. insorge L'aw. Tucci, a questo nome, insorge calorosamente e grida: E' falso. La Pizzirani coabitava semplicemente con il Grisolia e anche la madre dei due Grisolia dimoranti a Torino. Chiede la citazione di questi due fratelli e della Pizzirani perchè dicano che il morto è il padre naturale della Grisolia Corinna. Aw. Palomba (ironico): Ma è il tuo compagno Negarville, quand'era sindaco, che ha rilasciato il documento. A questo punto, dominando il rumore, il Proc. Gen. ricorda che, per il nostro codice di procedura penale, si può andare avanti in un giudizio anche se non è precisata l'identificazione dell'imputata purché sia accertata l'identità fisica. Qui non dobbiamo chiarire se l'imputata è figlia o no, se chiamarla Grisolia o meno. Dobbiamo semplicemente chiarire se ha ucciso o no. A questo punto si profila un altro rivelatore e, quindi, un altro grosso incidente. L'aw. Corte diella difesa dichiara: Mi è stato riferito che un giornale milanese ha pubblicato che ci sarebbe un avvocato di Genova in grado di fare delle rivelazioni interessanti. Chiedo che si inviti il giornalista a fare il nome dell'avvocato e si inviti quest'ultimo a presentarsi. Il Proc. Gen. insorge: Badate a chi portate nell'aula, perchè va a finire in galera. Aw. Corte: Si metta a verbale la frase del P. G. Io insisto perchè venga fatto il nome dell'avvocato e sia sentito. Aw. Monteverde: Insorgo a tutela della dignità degli avvocati. Se un avvocato sa qualche cosa si presenti spontaneamente. Del resto la difesa sa, come lo sa la parte civile, che questo avvocato si è presentato già al presidente dell'Ordine degli avvocati per consigliarsi ed è stato ap purato che il segreto di questo legale non è cosa impor tante. Comunque, questo en nesìmo rivelatore dell'ultimo momento si è visto chiudere la porta perchè la Corte si è ritirata in camera di consiglio ed ha poi emesso un'ordinanza con cui ha respinto la richiesta della difesa. Nel pomeriggio ha parlato, per primo, il patrono della P. C. avv. Palomba del foro milanese, che trova nulla di eccezionale nella violenza di mostrata dalla Grisolia. La violenza di una donna supera, nella storia della criminalità umana, quella dell'uomo E cita, a proposito, la Fort. Esaminate, quindi, le menzogne e le contraddizioni della Grisolia e difesa la memoria del Mazzarello, buono ma de bole, conclude: «Sul corpo della vittima si è incrudelito oltre che con 47 coltellate, con la calunnia. Lo si è ucciso due volte. La condanna dell'imputata sia di mònito a ogni famiglia ». Ercole Moggi rd