Sforza risponde a Menni sugli impegni assunti a New York

Sforza risponde a Menni sugli impegni assunti a New York Sforza risponde a Menni sugli impegni assunti a New York Ogni governo sarà libero di fissare il proprio contributo all'esercito europeo ■ La linea di difesa continentale passa dalle Alpi all'Elba - Nessuna nostra partecipazione al Patto Mediterraneo Roma, 13 ottobre. Alla commissione degli Esteri della Camera il ministro Sforza ha fatto stamane una breve e chiara relazione sui lavori del Consiglio dei Ministri del Patto Atlantico a New York dominato da questo motivo determinante: lo squilibrio mai registrato nella storia tra il potenziale militare del blocco orientale e di quello occidentale. I dibattiti della conferenza amsricana si sono polarizzati su tre questioni fondamentali prospettate da Acheson 1) creazione di una forza integrata, il che, in altri termini, significa la costituzione di forze armate comuni sottoposta ad un comando interalleato; 2) apporto di una forza addizionale americana di peso molto notevole, anche perchè costituita da divisioni corazzate; 3) inserimento delle forze della Germania occidentale nello schieramento difensivo europeo, ma non già con la costituzione di un esercito tedesco autonomo. I tre punti di Acheson Gli Stati Uniti non faranno alcuna pressione sui Paesi de! Patto Atlantico affinchè concorrano in misura maggiore o minore alla costituzione dell'esercito comune. Ciascuno darà all'esarcito europeo, volontariamente, contingenti stabiliti dai rispettivi governi, ma, una volta che tali contingenti siano impegnati, essi dovranno essere rigorosamente messi a disposizione della comunità continentale. I governi di Londra, Parigi, Roma, ecc., dovranno discutere a fondo il problema prima di adottare decisioni che dovranno essere considerate, per mutuo impegno, irrevocabili. Questo, ha detto Sforza, è l'unico monito rivolto dagli Stati Uniti agli altri undici Paesi della comunità atlantica. L'enorme vantaggio di questo programma di difesa comune è per l'Italia quello di vedere la linea di difesa spostata ail'Elba. Con queste parole il Ministro degli Esteri ha concluso la 3Ua esposizione. Si è quindi aperto il dibattito, sviluppatosi per circa due ore, in una serie ininterrotta di domande e risposte tra Nenni e Sforza. La prima delle quattordici domande del leader •fusionista è stata: « Che cosa è accaduto tra il 18 e il 26 settembre? Ella è stato auto¬ rizzato dal governo ad assumere nuovi impegni? «Non è accaduto mente di quello che Lei mostra di temere » è stata la risposta di Sforza; « Io dovevo dare solo l'adesione al principio dell'esercito comune». A questo punto Nenni ha chissto spiegazioni sul significato dell'espressione « forza integrata » usata da Sforza, contrapponendola a quella di « forza bilanciata » usata, invece, dai militari. Al che il ministro ha risposto rinviando l'nterrogante al periodo in cui l'esercito comune sarà vicino alla .formazione, dato che per ora si tratta unicamente di progetti preliminari. All'interno dei confini Terza domanda di Nenni: « Il nostro esercito avrà il compito di operare sui confini nazionali o anche fuori di essi; e, cioè, sarà usato solo per la difesa del territorio italia no o potrà essere impiegato in operazioni comuni in altri settori? ». « Su questo particolare — ha precisato Sforza — non s'è discusso a fondo; è da ritenere, pea'ò, che la naturale funzione delle forze italiane sia la difesa dei confini della patria ». Anche alla domanda sull'entità degli oneri derivanti all'Italia dalla sua parte cipazione all' organizzazione difensiva europea Sforza ha opposto l'impossibilità di fornire dati precisi, data la fluidità della materia. E qui il segretario del P.S.I. ha toccato il punto su cui l'opposizione fonda la più gran parte dei proprii motivi di polemica anti-atlantica: le decisioni di New York sono di natura tale da modificare la sostanza degli articoli 3 e 5 del Patto Atlantico? Sostanzialmente no, ha risposto Sforza, perchè 11 « non automatismo » previsto dall'art 5 continuerà a sussistere. A questo punto Nenni ha posto la questione se, in base all'art. 80 della Costituzione, gli accordi di New York non richiedano una nuova sanzione parlamentare. Su ciò Sforza è stato molto esplicito: ieri il Consiglio dei ministri non si è potuto soffermare sulla questione per mancanza di tampo. Se dovesse risultare necessaria una nuova discussione in Parlamento per la ratifica di eventuali nuovi impegni, il governo non ha alcuna intenzione di sottrarvisi. - Riferendosi alla garanzia che i Tre Grandi hanno dato alla Germania occidentale, Nenni ha chiesto se analogo impegno esiste verso l'Italia, ma a ciò i' ministro degli Esteri ha opposto un fin de non recevoir. Alla domanda se l'Italia sia impegnata nel patto mediterraneo,- che sembra in corso di elaborazione, Sforza ha risposto recisamente che non c'è nulla di nuovo in tale settore e che la garanzia concessa dalla Gran Bretagna e dalla Francia alla Turchia e alla Grecia è un impegno unilaterale che riguarda soltanto quei quattro Paesi. « Cosa può dire dei negoziati italo-jugoslavi ?» ha incalzato Nenni. « Ho già smentito nettamente — ha risposto Sforza — la possibilità di un condominio a quattro sul Territorio Libero di Trieste ». «E come si concilia questa smentita con le dichiarazioni che il Sottosegretario britannico Davies, reduce da Belgrado, ha fatto in questi giorni ? ». Il Ministro degli Esteri si è limitato ad osservare che non poteva rispondere delle dichiarazioni fatte da altre persone. Spagna e Africa Per quanto riguarda la Spagna franchista Sforza ha precisato ancora al segretario dei P.S.I. che non c'è alcun fatto nuovo. Nenni infine ha chiesto se a quelli che egli giudica nuovi impegni dell'Italia corrispondono contropartite, per esempio, in Africa, dove le questioni dell'Eritrea e della Libia sono tutt'ora aperte. Secondo Sforza il problema non va impostato in questo modo. Dato che tutti i Paesi nostri amici sono orientati verso la federazione tea Etiopia e Eritrea, l'opera della diplomazia italiana è tesa verso un obiettivo: quello di far inserire nella formula federativa norme per la migliore tutela dei nostri interessi. Questa battuta ha concluso la discussione, che per oltre due ore si è svolta in un'atmosfera di eccezionale correttezza. Appunto per ciò il presidente, on. Ambrosini, ha rivolto a tutti i membri della commissione il suo vivo compiacimento. Stasera sul lavori della commissione e sulle altre questioni sul tappeto il sen. Sforza ha riferito a De Gasperi nel corso di un lungo colloquio al Viminale. V. s.