Passo italiano a Washington di Gino Tomajuoli

Passo italiano a Washington Passo italiano a Washington La critica non riguarda solo l'Italia, ma tutti i paesi assistiti (Dal nostro corrispondente) Washington, 4 ottobre. Il Governo italiano ha dato istruzioni all'Ambasciata a Washington di richiamare V attenzione di quello americano sulle dichiarazioni alla stampa del capo dell'amministrazione E.C.A. in Italia, Dayton, dolendosi, in termini misurati ma espliciti, che il funzionario americano abbia scelto quella forma e questo delicato momento per criticare all'improvviso e tanto acerbamente la politica economica e finanziaria italiana. Domani l'ambasciatore Tarchiani eseguirà il passo ed è probabile che fra qualche giorno ritornerà al Dipartimento di Stato per presentare la documentazione che viene affrettatamente preparata per controbattere le accuse e le critiche del signor Dayton. La crisi non potrà dirsi chiusa nemmeno dopo questo secondo intervento. Si tratta infatti di risolvere una questione di principio che non riguarda solo l'Italia ma tutti i Paesi assistiti dall'ERP. Quale è in questa fase dello sviluppo del piano Marshall lo scopo principale del programma di aiuti americani? Quello di provocare la più vasta politica di investimenti produttivi possibili t Oppure quello di assicurare la maggiore stabilità politica ed economica interna come quasi tutti i Paesi e l'Italia fra i primi sono riusciti a farei Per l'amministrazione dell'ECA, dominata dopo il ritiro di Hoffman di ZeUerbak e di tanti altri uomini di nomina politica da elementi tee Mici e da esperti economici, il problema non si pone nemmeno. L'Europa si salverà per il 1952 o subito dopo solo se farà una politica d'investimene ti produttivi, se si preoccuperà meno di far quadrare i bilanci statali e di restaurare le riserve auree che di aumentare la quantità, la qualità e il buon prezzo delle merci da esportare e da consumare all'interno, distribuendo alle popolazioni una fetta sempre meno microscopica del reddito nazionale. La crisi italiana dell'ECA acquista cosi in questo momento un significato di fondamentale importanza. La questione riguarda non solo ritòlta ma tutti i paesi europei e particolarmente l'Inghilterra e la Francia alle quali da tempo si fanno le stesse critiche elevate contro Roma Contro la Francia lo stato maggiore deWECA sta proprio in questi giorni « mugugnando » con una acerbità parti colare accusandola di turare te falle del bilancio con il fondo franchi invece di destinar lo al proseguimento del prò gromma di investimenti (che pure essa ha portato più in nanzi di altri paesi). Le critiche sinora non erano uscite dall'ambiente tecnico, quello stesso ove furono saggiamente confinate sino all'altro ieri anche le critiche contro l'amministrazione italiana. Per VECA l'impostazione politica dei problemi econo¬ mici prevalenti in Europa non ha alcun significato, e questo spiega perchè oggi l'amministrazione centrale dell'ECA dichiari che. in sostanza il signor Dayton ha avuto ragione di fare le critiche che ha latto e che si è ben contenti che la crisi sia finalmente scoppiata; ne risulterà, dicono qui, quel chiarimento e quella migliore impostazione degli sforzi comuni per ti raggiungimento degli obbiettivi fondamentali del Piano ERP che s'attendeva da tanto tempo. Negli ambienti economici europei si avanza l'ipotesi che le critiche americane sull'utilizzazione del fondo Eca troverebbero la contropartita nelle difficoltà in cui si verrebbe a trovare l'amministraione dell'Eoa di accogliere e permettere di realizzare i progetti di investimento sottoposti dai governi europei. Secondo gli ambienti italiani invece queste supposizioni non sarebbero fondate; si potrebbe semmai imputare ai funzionari dell'Eoa una valutazione troppo tecnica che non tiene sufficientemente conto delle particolari condizioni italiane e delle necessità di mantenere e rafforzare quella stabilità politica che fu ed è lo scopo fondamentale del piano Marshall. Gino Tomajuoli •IllItlllllllIlllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllll

Persone citate: Hoffman, Mici