Il disegno moderno

Il disegno moderno DNA MOSTRA APERTA A BERGAMO Il disegno moderno Q)i hanno concorso i maggiori artisti óel monóo ò 'oggi , , a e e a e e a o , -' e e n e o a ¬ (Dal nostro inviato speciale) Bergamo, 28 settembre. In questa città, che per qualche anno prima della guerra fu in primo piano nelle cronache dell'arte contemporanea grazie a quei « Premi Bergamo > che si contrapponevano ai « Premi Cremona » di farinacciana memoria, come assertori di libertà e indipendenza artistica, si ritorna oggi a parlare di atte moderna. Non per una ripresa di quella formula, che adunava tutti i migliori esponenti della nostra pittura: bensì per una manifestazione internazionale, dedicata all'arte del disegno, e alla quale sono stati invitati tutti quanti i maggiori nomi di coloro che pittori e scultori, hanno raggiunto fama nel mondo. A dire il vero, allorquando mesi sono ci venne sotto gli occhi la lista degli inviti, restammo alquanto scettici: va bene, si pensava, qui ci sono tutti i maggiori artisti d'oggi: ma di essi, a parte gli italiani che certo interverranno compatti, quanti risponderanno affermativamente? Certo, una modesta percentuale. Orbene, la cosa straordinaria si è, che gli organizzatori sono pienamente riusciti nel loro intento di avere presenti, non con semplici « biglietti da visita », opericciuole prese a prestito da questo o quel collezionista, ma con partecipazione impegnata, tutti quanti si può dire quei loro invitati, da Francia, Inghilterra, Germania, Belgio, Olanda, Svizzera, Stati Uniti, vale a dire dai paesi che contano in fatto di arte moderna. Sicché, qui nel suggestivo scenario del severo palazzo della Ragione, tutto pietra scabra accanto alle fioriture Eolicrome della facciata del •uomo, sono adunate più che cinquecento opere dei più famosi artisti e già si è coniata la qualifica di « Biennale del disegno ». Resta poi a chiarire che col termine di « disegni » non si è voluto tenersi strettamente al «bianco e nero»: e ancor meno agli schizzi, agli abbozzi: il disegno è inteso qui, si può dire, come un arte autonoma, di espressione compiuta. E in molti casi, con parte.cipazione del colore: acquerello o tempera, con esclusione dell'olio. Quanto allo spettacolo complessivo, non si può chiedergli molte sorprese: cosa esclusa dalla formula stessa della mostra. Le grandi personalità affermate dell'arte sono ormai quel che sono, e vano sarebbe l'attendersi da esse rivelazioni improvvise. Qui accanto alla conferma di tali figure, si hanno piuttosto alcune ghiotte curiosità: come alcuni fogli — lacerati, probabilmente dall'autore stesso, e quindi ricomposti — dovuti all'attività giovanile di Rouault, quando ancora egli era sotto l'influsso di Gustave Moreau del quale frequentava lo studio insieme con Matisse e altri giovani di poi famosi. Sono composizioni vagamente simbolistiche, che non lasciano certo presagire la maniera violenta e tragica, che sarà poi quella definitiva, dell'autore. L'ordinamento, molto opportunamente, non è stato previsto per nazionalità, ma seguendo una progressione dai più francamente e chiaramente figurativi, giusta il termine odierno, sino ai più o meno decisamente astratti — che non sono molti a dir vero, osservandosi anche in parecchi che pure compositivamente si affrancano dal cosidetto « ossequio al reale », che le loro composizioni sono poi nutrite di immagini del mondo, più o meno rielaborate dalla memoria e dalla fantasia plastica. Sicché vengono a trovarsi vicini artisti delle più diverse provenienze e tendenze. Da quella commistione di artisti dei vari paesi una cosa risulta evidente: non potersi più parlare di una supremazia della t scuola di Parigi » su tutto il resto del mondo, mentre ad esempio, i migliori tra i nostri tengono bellamente il campò a paragone dei più celebrati nomi d'oltralpe: e cosi si dica per qualche tedesco o d altri paesi. Tanto, dunque, per incominciare dai nostri, ecco Tosi con una serie di paesaggi giovanili a pastello, ricchi già di quella sua succosa sensibilità per l'aria dei campi e dei boschi. Ecco Carrà con una bellissima « testa di bambina » del 1917 insieme ad altre cose più recenti. Ecco Casorati con una serie di nudi femminili di re cente fattura, soffusi di quel certo squallore della carne che gli è caratteristico. Pure recenti i De Plsis, di rapida grafia quasi rapace: e i Sironi, tempere a cera di carattere arcaico, di denso e severo sti le. Morandi ha alcune nature morte e paesaggi di estrema rarefazione formale. Anche Soffici ha mandato alcuni suoi disegni giovanili; un bel « Tramonto in un bosco » ha De Chirico, mentre due paesaggi a seppia arieggiano a stampe settecentesche. Eccellenti anche nel disegno, i due grandi scultori, Marino e Manzù: di una forza inventiva stupende quello, di alta classicità il se oondo, più morbido. E quind Bartolinl, Menzio poeta di visi | re dl poterla a loro volta rapi |tare- ! Alberto Rossi infantili; Birolli ed alcuni disegni del periodo partigiano, e Mafai, Salvadori, Vespignani il più giovane della compagnia, con una ;drammatlca serie di grandi fogli a penna, cupe immagini di paesaggi urbani, gazometri, caseggiati incutenti irte linee tramviarie. Degli stranieri, Matisse ha tre disegni. Mirò cinque grandi fogli di composizioni colorate, di cui una, la prima, squisita. Splendidi i Chagall, tra le cose più belle della mostra immagini di una fantasia tenera e crudele, lirica e sensuale. Picasso, oltre ad alcuni di segni di vario stile, ha una serie dl grandi litografie in bianco e nero, di grande potenza. Classicheggiante Deiain nei suoi studi di nudo, elegante Dufy, drammatico nei suoi due paesaggi Vlaminck. Chiudono 1 grandi nomi della « scuola di Parigi » due scultori, che disegnano magnificamente: Laurens e Zadkin. Abbastanza deboli per contro, in genere, i francesi più giovani, dediti quasi tutti a un astrattismo di non grande respiro, sia pure su un buon livello di gusto. Teniamo per tedeschi Max Beckmann e George Grosz: anche se ora naturalizzati americani; l'uno e l'altro presenti qui con opere notevoli. Cari Hofer è temperamento affine al nostro Casorati: Oscar Kokoschka ha alcuni drammatici studi di figura. Una buona terna ha la Svizzera In Auberjonois, Bannin- ter e Herbst: artisti serii e otati, specie l'ultimo, poco notosinora, ricco di sensibilità e di colore. Gli Stati Uniti, oltre al decano John Marin, con i suoi acquerelli, e ai due transfughi tedeschi già nominati, ha Eugène Bern an, sontuoso decoratore di gusto surrealista, e poi il Feininger e il Rattner, due artisti in gran voga lassù, e il Knaths, meno estroso, ma serio pittore. L'Austria, oltre a Kokoschka, ha Kubin, buon Illustratore. Il Belgio Delvaux, e Van Lint. Il Messico con Tamayo, rivelazione di Venezia, la Spagna con Borès, Cuba con Lam, chiudono la serie. Un alto livello, molte opere valide, delle più varie tendenze: si che vane appaiono le preoccupazioni di certi artisti, ohe temono ogni tanto di non essere abbastanza « nella storia » di oggi. Per essere < nella storia » una sola cosa occorre: l'ingegno. La mostra s'è aperta oggi nel pomeriggio. E già parecchie città — tra cui Milano e Parigi — hanno chiesto l'ono-