Europa senza case di Virgilio Lilli

Europa senza case QUANDO SI TEME LA CATASTROFE Europa senza case Pochi osano investire capitali in quelle che già immaginano macerie di domani (Dal nostro inviato speciale) Kolding (Danimarca), sett.bre A Copenaghen alloggiai in una stanzetta cosi plccolina che mi commosse. Muovevo un braccio e lo battevo contro una parete, muovevo un piede e toccavo la porta, muovevo la testa e mi trovavo affacciato alla finestra. Una camerettina, vi dico; per Biancaneve, non per un omaccione di questa terra. Devo tuttavia ringraziare Iddio per avermela fatta trovare. Non l'avessi trovata, avrei passato la notte all'addiaccio. E sotto la pioggia per giunta. Copenaghen è un poco lo specchio d'Europa, in questo senso: dell'Europa senza case. Andate a Innsbruckf Non trovate una stanza d'albergo. Andate a Vienna t Rischiate di dormire sul marciapiède. A Monaco, a Francoforte, a Bonn, ad Amburgo, a Parigi, a Stoccolma, a Oslo, all'Afa ? Niente camere. Così nelle capitali come in provincia, nei paesi distrutti dalla guerra come nei paesi intatti. Il problema è uno: come abitare? Molti cinematografi Inutile che riserviate una camera per telegramma a questo o a quell'hótel, una, due settimane avanti il vostro arrivo. La stanza l'avrete se c'è, quanto dire che la vostra previdenza non serve a nulla. Chiusi compostamente nelle loro livree nere filettate d'oro e contrassegnate al bavero dalle chiavette incrociate, i portieri d'albergo si stringono nelle spalle, scuotono paternamente la testa e vi dicono: < Niente stanze*; vi dicono: « Tutto completo ». Cosi vi dicono a Narvik, così vi dicono a Liegi, così vi dicono a Tolosa e via di seguito. Incontrate un amico, egli vi abbraccia con affetto, vi parla di sè, del suo lavoro e finalmente vi dice: < Vorrei davvero ospitarti; ma purtroppo sono senza casa, vivo in coabitazione con una famiglia così e così... e quanto > primo dovrò andarmene, non saprò come fare...*. Fate conoscenza con qualche tipo del posto, gli domandate notizie del paese, del cosidetto tenore di vita, degli umori politici eccetera. Puntualmente, a un certo momento, egli vi dichiara: < Il problema delle case ». A Nord, a Sud, a Est, a Ovest, una sola voce dolente: trovare casa, abitare. Europa senza case. Che cosa è avvenuto delle case europee? In certe determinate nazioni, alcune le hanno distrutte gli invasori, altre le hanno distrutte i liberatori. Ma nelle nazioni nelle quali non è passato il duplice c flagellum Dei » della invasione e della liberazione, che cosa, che cosa è avvenuto, in nome del cielo t E' semplicemente avvenuto che la grande, vitale macchina dell'edilizia si è fermata. E' avvenuto che il capitale ha avuto il terrore di essere investito yi beni che corrono il rischio di diventare proprietà d'uno Stato collettivizzato o d'essere ridotti in polvere dall'esplosivo. < Il capitale non si investe in macerie*, mi ha dichiarato un ingegnere danese. Ed era come se, progettando un palazzo, egli lo vedesse — già nel disegno — ridotto a un cumulo di rottami. Questo è avvenuto in Europa. Questo è lo stato d'animo d'Europa: niente case nuove in attesa del cataclisma; o in attesa che la minaccia del cataclisma passi. La più parte degli edifici nuovi che vi accade di scoprire sono cinematografi. Ecco l'Europa: un continente nel quale vi potete sedere in una poltrona davanti a uno schermo a vostro piacimento, ma nel qualt mettervi a letto fra quattro pareti costituisce un grattacapo. Perchè altri cinematografi nuovi f Semplicemente perchè, per usare una espressione corrente, « il cinematografo si ripaga » in un breve giro di tempo, vale a dire che la sua attività consente al proprietario di tornare in possesso del ca- pitale investito a breve scadenza. .Arrivino, dalla steppa i cosacchi, o chi per essi a toglierglielo per darlo allo Stato; arrivino queste o quelle fortezze più o meno volanti a farglielo schizzare in aria in una fontana di frantumi; il danno, dal momento che i capitali d'impiego saranno riaffluiti alle sue tasche, non risulterà poi così totalmente catastrofico. Ma un edificio per abitazione? Con i < blocchi » dei fitti, con le tasse e con tutte quelle altre cosine sempre all'orizzontet Ne devono passare di anni prima che quei tali soldini di impiego sieno tornati al proprietario. Ed ecco: Europa con cinematografi: ma senza case. Tutti in viaggio Anche è avvenuto che gli uomini si sono messi maledettamente a viaggiare; e quelli che potrebbero stare a casa loro li trovate un po' qua un po' là a sovrapopolare alberghi e alloggi temporanei. Viaggiano, viaggiano, gli europei. Viaggiano a battaglioni, viaggiano a eserciti. Convogli di torpedoni solcano l'Europa in lungo e in largo, simili a colonne di autocarri militari. Cento norvegesi, duecento belgi, trecento svedesi, centocinquanta italiani; e francesi, è olandesi, e inglesi eccetera eccetera. Con i loro foulards policromi al collo, con le loro giacche a vento, con le loro macchine fotografiche, con i loro panini imbottiti o che. Questi vogliono vedere Parigi, quelli Roma, quegli altri Bruxelles, Londra, Sorrento, Valencia, Brugo e • magari Teramo. Perchè viaggiano tanto questi europei? Perchè sono così mai irrequieti? Io ho rivolto una simile domanda a più d'un turista. Ebbene, con mio stupore taluno mi ha risposto che s'è deciso a vedere l'Europa prima che sia troppo tardi, prima che l'Europa sia una sola semina di rottami. E' una risposta agghiacciante. Talaltro mi ha risposto che quando non si ha più una casa tutta per sè, una casa propria, viaggiare costituisce un rimedio, un sollievo. E' una risposta assai malinconica. Altri, infine, mi ha dichiarato che i tempi sono mutati, che il mondo cammina, che è ridicolo per un europeo — di qualunque nazionalità egli sia — non conoscere l'Europa. E questa è una risposta consolante, rivelatrice di quell'unitario spirito nuovo che deve fare dell'Europa una confederazione capace di allinearsi, in piena parità di prestigio e di peso, con le due grandi repubbliche federative dell'est e dell'ovest. In questo seìiso, per l'unificazione europea, ha camminato più svelto il turismo che non il Piano Marshall, il Patto Atlantico, il Benelux o il piano Schuman. Ma le case? Europa senza case, anche perchè il continente s'è impiccolito, s'è dimezzato. Una buona metà è di là, se l'è presa l'Asia. Ci muoviamo in uno spazio sempre più ristretto, sempre più ridotto. A Copenaghen, per esempio: tutti i nordici che scendevano al sud per Sassnitz, per Berlino eccetera, ora s'affollano a Copenaghen, s'aggrumano nel pussaggio obbligato. Tutti gli europei occidentali che si muovevano dall'altra parte che vieggiavano, trafficavano, vivevano nelle Polonie, nelle Cecoslovacchie, nelle Ungherie, nelle Romanie, nelle Bulgarie, nelle Germunie dell'ovest ; eccoli, sono tutti qui, a gomito a gomito, a disputarsi un tetto. E sono milioni. Uno sull'altro Come era piccolina la stanzino che mi accolse a Copenaghen, maledizione! La trovai dopo fatiche inaudite, dopo avere mendicato un letto in tutti gli albergoni e gli alberghetti della città. La trovai, dico, attraverso l'tUffido turistico della Stazione*, uno dei più significativi crocevia d'Europa. Si adunavano colà iilcune centinaia di viaggiatori convenuti dui quattro canti del nostro vecchio contini ntc o, meglio, del nostro mezzo vecchio continente, visto che l'altra metà è sprangata a catenaccio. E attendevano che gli impiegati di quell'ufficio trovassero loro una stanza presso un privato, quel che si dice una stanza a dozzina. A uno sportello si consegnava un modulo con le proprie generalità e si ritirava un taglinndino con un numero progressivo, di turno. Ragazze addette alla ricerca delle stanze telefonavano febbrilmente alle case della città, chiedendo: < Avete una stanza per questa sera? Vi mandiamo il tale signore francese, svedese, norvegese, finlandese, italiano, spagnolo, olandese eccetera*. Dopo due o tre ore d'attesa, s'era chiamati a ritirare l'indirizzo della stamane a pagarne il prezzo per la prima sera. Gli europei facevano cosi la coda, l'uno dietro l'altro, per il le'.to, come la avevano fatta durante la guerra per il pane, o per il tabacco. In quel salone le diverse lingue si mescolavano l'una all'altra in un impasto babelico, assai petulante. I s'il vous plait, gì: I beg your pardon, i prego, i bitte, i var so god e cosi via mettevano — in quella fiera di valige, di sacche da viaggio, di borse, di thermos, di passaporti, di Baedeker — un assordante cicaleccio d'uccelliera. Quella era l'Europa, quella manciata di nazionalità, quel groviglio di favelle, quell'insalata di passaporti incanalata verso una casa, verso un letto. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniii iiiiiiiii Io mi ebbi una stanza presso tale signora Johanssen, quella stanza piccina di cui ho detto sopra. Ora il fatto è che la famiglia Johanssen viveva con altra famiglia. E quest'altra famiglia era in vacanza, fuori; ed essendo in vacanza, fuori, aveva affittato metà dell'appartamento a certi tali i quali essendo a loro volta partiti per una settimana la avevano affittata a una terza famiglia. Alla signora Johanssen io dissi che la stanza era assolutamente arcipiccolissima per me; e che le sarei stato grato se avesse potuto darmene un'altra un poco più grandicina. Ella mi raccontò appunto il fatto della famiglia partita la quale aveva affittato a quelli che avevano affittato eccetera eccetera. E aggiunse: < Probabilmente i signori che hanno preso la casa per una settimana partiranno per due giorni. In tal caso voi potreste prendere una di quelle stanze, in affitto a vostra volta ». .L'Europa senza case a Copenaghen la si vede per benino. Con gli europei l'uno sull'altro; e gli affitti l'uno dentro l'altro, come circoli concentrici. Perchè costruire oggi quel che domani potrebbe essere buono solo per il cannone o per gli uffici comunisti di esproprio? L'Europa s'è fatta stretta, pende tutta da una parte. E' un affaraccio questa faccenda delle case. Non presagisce nulla d'allegro. Virgilio Lilli

Persone citate: Brugo, Kolding, Schuman, Valencia