Maestro artigiano incisore di lettere

Maestro artigiano incisore di lettere Maestro artigiano incisore di lettere Tutto, nella creazione dei caratteri tipografici, dipende dalla felicità dell'ispirazione e dalla sicurezza dell'occhio (Dal nostro corrispondente) Parigi, settembre. Charles Mann è uno degli ultimi rappresentanti di una stirpe che scompare. E' un incisore di caratteri tipografici, un finissimo artigiano che riproduce nell'acciaio le linee e le curve delle lettere. Da tutto il mondo gli scrivono per proporgli lavori perchè in tutto il mondo gli artigiani capaci di eseguire perfettamente l'incisione dei caratteri della tipografia artistica sono oramai pochissimi. E' un mestiere che muore. Occorrono almano vent'anni per impararlo e un istintiva sicurezza di mano e una grande ao.utpzza dì vista: oc corre gusto e occorre infinita pazienza. Tutte queste cose diventano sempre più rare. I giovani non vogliono fare tanta fatica, preferiscono mescolarsi alle folle delle grandi fabbriche. Poche bottegne indipendenti sopravvivono qua e là in Europa, avanzi di un'attività che fu un tempo fiorentisslma, strettamente legata alla grande tradizione tipografica. Tutto diventa commerciale e standard: i nuovi incisori entrano negli stabilimenti, non hanno più l'intraprendenza e il coraggio di andare a far pratica presso un artigiano e di mettere poi bottega per conto proprio. Cosi il mondo diventa uniforme, 10 spirito d'iniziativa scompare e con esso la ricerca dell'indipendenza. Piccoli segni neri sul bianco della carta, i caratteri hanno 11 compito di trasmettere le parole, i pensieri dello scrittore. Sono uno strumento, un mezzo di comunicazione tra chi scrive e chi legge. La loro grandezza sta nell'umiltà. Più passano inavvertiti, meglio riescono nel loro compito; più si fanno notare per ricercatezza, lusso, banale sforzo di originalità, meno rispondono alla loro funzione e meno sono originali. I caratteri sono belli non quando saltano subito all'occhio del lettore comune, ma quando Si tirano da parte pnr non disturbare il dialogo fra lo scrittore e chi legge. Per apprezzare la loro bellezza è necessario interessarsi a loro,trascurare per un momento il testo e guardare la forma, il taglio delle lettere: bisogna vincere la naturale modestia e so brietà dei segni per apprezzare la loro eleganza. Come nasce un carattere? Nasce, naturalmente, da un di segno a matita su un pezzo di carta. Madino Tallone, il famoso tipografo italiano che lavora da molti anni a Parigi e ha dato, forse, le più belle edizioni del nostro tempo, quando disegnava il suo nuovo carattere era tormentato dalla difficoltà di trovare le giuste proporzioni della lettera «effe». Un giorno provò a tracciarla sulla tovaglia dell'osteria: una vecchia osteria del < marais > , l'unico quartiere di Parigi che abbia conservato i palazzi e la dignità di un tempo. La leggera curva della «effe » risultò perfetta: Charles Malin disse che non si poteva fare meglio; r ni mise subito a tradurre nell'acciaio il delicato segno a matita. Questa appunto è la parte dell'incisore: fissare nell'acciaio per mezzo di un burino, le linee della lettera, presso a poco come fa lo scultore che dal blocco del marmo, seguendo il tracciato del disegno, trae le forme della statua. E' un lavoro delicatissimo, nel quale un errore di una frazione di millimetro basta ad alterare le misure e a tradire l'artista. Lentamente il burino, che ha la punta di un acciaio più duro di quello del carattere, incide nel metallo e rovescia esattamente le linee del disegno. Il disegno presenta il carattere come voi lo leggete; l'incisione lo riproduce al negativo; poi il carattere viene fuso e si ottiene la matrice, che è positiva; ma le lettere e i segni che 1 tipografi impiegano per la composizione sono negativi: il positivo torna alla fine del processo, cioè con la stampa. La fase creativa è all'inizio: consiste principalmente nel disegno, e poi nell'incisione, dove tutto dipende dalla mano dell'uomo, dalla felicità della sua ispirazione e dalla sicurezza del suo occhio. Il resto è meccanismo. Malin mette da parte I lavori della giornata, i segni bizzarri e minuscoli che gli hanno chiesto di incidere per un orario delle ferrovie: forchetUne incrociate, stazioncine che quasi non si vedono. Non sono i lavori che preferisce. In piedi vicino al tavolo, alla luce che viene da un vecchio cortile (< Ai tempi di Luigi XV questa era una scuderia, il primo cambio di cavalli da posta fuori Parigi » spiega), l'incisore guarda due pagine stampate nel nuovo carattere Tallone: le fissa con lo sguardo acuto e critico da intellettuale, le rigira nelle mani nere da operaio. Non erano forse i vecchi artigiani uomini di intelletto e di lavoro manuale? E non diedero all'Europa, oltre alla sua pittura e scultura, una grande tradizione tipografica? L'i taliano Manuzio e il francese Garamond, il fiammingo Piantin e l'italiano Bodoni dove vano avere anche loro lo sguardo critico dell'intellettuale e le mani nere d'operaio, e nelle loro botteghe dovevano trovarsi burini simili a questi e caratteri non molto diversi. Noi leggiamo su una delle due pagine, ancora fresche, una riga a. caso: c ...Gertrude. Bambole vestite da monaca furono i primi balocchi ».- è Manzoni, la storia della monaca di Monza. E nell'altra pagina leggiamo: « When to the Sessions of sweet silent thoughtj — I sommon up remembrance of things post,... ».- è Shakespeare, il trentesimo sonetto. Il vecchio artigiano non legge come noi, nè potrebbe farlo perchè sa troppo poco l'italiano e l'inglese per afferrare 11 senso di una frase di Manzoni o di un verso di Shakespeare. Ma non gli importa di capire: a lui importano i caratteri, quelle creature fragili che la sua mano ha fissato nel metallo, dando vita ? durata all'ispirazione dell'artista. Noi dobbiamo fare uno sforzo per fermare l'attenzione, anziché su Manzoni e Shakespeare, sui caratteri. Questi sono così sobri, così discreti che il nostro occhio circola tra i bianchì e 1 neri, tra le lìnee e le curve, senza fatica, senza accorgersi della presenza dei segni. Malin invece si ferma sulla curva dell'* o », sul taglio appena segnato della *t», paragona una maiuscola all'altra, e forse gli viene in mente che ognuno di quei centottantasel segni, fra tondo e corsivo, fra lettere e punteggiatura, gli è costato almeno un giorno di fatica. < C'est bien, c'est bien... » dice a.Tallone. E' un intervallo nella giornata di lavoro che dura dall'alba al tramonto, secondo il giro del sole. Ma gli artigiani non perdono tempo, operai e padroni di se stessi. C'è un'altra stazioncina da incidere, con una tettoia grande quanto un frammento d'unghia. E' meno bella dell'» effe » di Tallone ma bisogna finirla prima di sei a. d. b.

Luoghi citati: Europa, Monza, Parigi