Per costruirsi un maniero Walter Scott andò in rovina

Per costruirsi un maniero Walter Scott andò in rovina LETTERATURA E DEBITI Per costruirsi un maniero Walter Scott andò in rovina (Dal nostro inviato spedale) Edimburgo, settembre. Ora vi dirò di Abbotsford che tu il maniero del celeber:.—.c Walter Scott e auuiie la scena del più fantastico dramma finanziario che la storia della letteratura abbia mai registrato. Ci si arriva da Edimburgo in poco più d'un'ora, attraversando una zona di miniere di carbone; poi si entra nella valle del Tweed, verso Melrose, e d'improvviso il paesaggio si fa romantico, con banchi ondulati lungo le sponde del fiume, masse di faggi, mandre di pecore, ed ecco Abbotsford con i praticelli che scendono alia riva del Tweed. Vi abita ora il generale sir Walter Maxwell-Scott, pronipote dei romanziere; ma parte della casa è aperta al pubblico, e dev'essere enorme il numero di coloro che ancor leggono Ivanhoe e la lunga collana dei Racconti di Waverley. Abbotsford è un finto maniero a molte torri, costruito da Scott su un'elevazione del terreno; una brutta copia di un castello baronale, edificato, come fu, a pezzi.. Dentro vi lascia senza fiato, perchè contiene la più bizzarra collezione di « antichità » di cui un uomo potesse circondarsi. Mi son seduto sull'erba di un praticello, e davanti a quella casa gotico-rococò ho pensato che se il pasticcio finanziarlo con cui Scott s'era costrutto quel maniero fosse stato inventato in un romanzo non sarebbe più saporoso. 'alter Scott era nato con la camicia. Natura gli aveva dato l'Ingegno e la Provvidenza gli aveva fornito tutte le circostanze, per lavorare in' santa "pace.' Assai giovine s'era sposato a una moglie che gli aveva portato' in dote un discreto reddito; poi l'avevano fatte sceriffo di una contea vicina alla sua Edimburgo,- ciò che era il primo passo alla sinecura delle magistrature locali; uno zio gU aveva lasciato una bella sommetta; e quando aveva tentato la letteratura con le raccolte di Canti Popolari Scozzesi e poi con le sue prime Ballate, la critica e U pubblico lo avevano subito acclamato un nuovo bardo, superiore di gran lunga ai lugubri poeti tedeschi e ai loro teschi di seconda mano. E quando più tardi, spuntato all'orizzonte l'astro luminoso di Byron, Scott aveva abbandonato la poesia per la prosa, i romanzi gli avevano portato una gloria meno sublime ma ricchezze che oggi appaiono, nel campo delle lettere, inverosimili. Ma la sorte aveva voluto che un giorno, ancora al principio della sua carriera letteraria, Scott si lasciasse indurre a divenire socio nell'azienda tipografica del suo amico d'infanzia James Ballantyne. L'aveva fatto per aiutare un vecchio amico, e chissà che non potesse risultare un ottimo investimento. La sua influenza di magistrato e il suo nome di scrittore potevano tenere costantemente in moto i torchi della tipografia Ballan- re; e gli editori di Londra domandavano infatti per quale misteriosa ragione 1 loro contratti col poeta scozzese dovessere sempre contenere la clausola che i libri dovevano essere stampati ad Edimburgo da Ballantyne e C.la. L'odore dell'inchiostro tipografico ha un fascino irresistibile, e Scott fece un secondo passo nel baratro desìi affari formando una società editrice dove il solo socio che tirava fuori quattrini era lui. Fu un impelagamento che durò molti anni, verso la fine del 1825 avvenne il tracollo; fall», a Londra, l'editore Oonstable che era l'editore d* Scott e che per amicizia e anche per interesse aveva fat¬ to con le due aziende di Scott una complicata serie di cambiali di favore; e fallirono le due società di cui'Scott era ì * C.ia » ed il solo socio solvibile. Scott si trovò a rispondere di 117.000 sterline; e il tragico era che dall'analisi dei libri risultò che i due terzi delle passività erano rappresentati da anticipi che Scott aveva avuto in conto profitti. Perchè dal 1812 Scott aveva profuso quattrini allegramente a costruire il maniero dal bel nome di Abbotsford. Nello sconquasso della tragedia finanziaria Scott non ebbe che un pensiero: le chiacchiere del mondo, la vergogna. Rifiutò tutti gli aiuti; « e soprattutto — scrìveva nel suo diario — Abbotsford, pupilla bella degli occhi miei, perla della mia gloria, sarà salva ». Venne quindi il più fantastico impegno che scrittore abbia mai assunto per pagare i suoi debiti. Scott offerse di pagare fino all'ultimo soldo con il frutto dei suoi libri futuri; i creditori, di cui la Banca di Scozia era il maggiore, accettarono; e Scott si pose a scrivere libri come un dannato. In due anni mise insieme la enorme somma di 40.000 sterline. Era diventato una mac- china scrivente. Ma nel '2ì > ebbe un primo attacco di paralisi e di apoplessia con indebolimento della memoria. Gli editori cominciarono a guardare con terrore ogni nuovo arrivo di manoscritti. Alla fine del '31, stanco e malato, se ne parti alla volta dell'Italia. A Roma lo commosse 11 trovare una traduzione del suol poemi. Alla fine del marzo 1832 apprese la morte di Goethe. E tornò ad Abbotsford, per morirvi il 21 settembre, scorato di non avere pagato tutti i debiti. Ma tra il '26 e il "32 aveva rimborsato 66.000 sterline. c. m. f.

Persone citate: Canti Popolari Scozzesi, Goethe, James Ballantyne, Tweed, Walter Maxwell-scott, Walter Scott