15 milioni di fumatori

15 milioni di fumatori 15 milioni di fumatori Le donne (circa 4 milioni) in aumento - So cento persone che hanno smesso di fumare: 46 per salute 34 per economia - Nel consumo sono in testa le "nazionali,, L'Istituto Doxa ha comuni-. pcato in questi giorni i risul- mtati di una sua inchiesta sui ngusti, le caratteristiche, i tipi gszsx^w»^ rnmriproponendo così, sia pure in forma indiretta, la polemica tra i sostenitori e gli avversari del tabacco. Polemica trisecolare ormai, e condotta attraverso i tempi con i metodi tsgaptFsizBnpm strani. Nei primi del '600.1 iad esempio, Murad IV, sultano1 di Turchia, non riuscendo con le buone ad opporsi alla nuova usanza, pensò bene di ricorrere alla radicale misura di far decapitare i fumatori. Sistemi barbarici: ma anche in occidente l'opposizione non fu meno drastica da parte di moralisti e soprattutto di medici indignati contro « l'abbominevole vizio, causa di malattie orrende ». A tre secoli di distanza, per quanto la polemica sia tutt'altro che sopita, i governanti si sono accorti che è molto più semplice e redditizio tassare a man salva 1 fumatori che decapitarli. Ora sono anzi gli imputati che si fanno accusatori, protestando perchè il prodotto, specialmente in Italia, è troppo caro e cattivo, e non è quindi possibile consumarne di più. Vizio e moda Folla Interessante, questa dei fumatori; curiosi quindi i risultati della inchiesta del1 istituto Doxa, condotta proprio per conto del Monopolio ai Stato (al quale riconosciamo finalmente un merito Indiscusso, quello di cercare almeno di sapere che cosa pensano della sua attività i più direttamente interessati). I quali sono, stando all'inchiesta, quindici milioni e trecentomila in Italia considerando solo le persone al disopra del 18 anni: circa un terzo cioè della popolazione totale, ragazzi, bimbi neonati e ammalati compresi. Viene naturale la domanda: è vero che ormai fumano più le donne degli uomini? La risposta è negativa: il consumo femminile di tabacco è in aumento, ma esso è ancora di gran lunga inferiore, sia in senso assoluto che relativo, a quello maschile. I 4 quinti degli italiani in età superiore ai 18 anni (undici milioni e mezzo cioè di persone) sono clienti del Monopolio; le fumatrici invece sono tre milioni e ottocentomila, solo un quarto delle italiane. Non solo, ma a differenza dell'uomo, la donna è prevalentemente una fumatrice occasionale; fatte le debite eccezioni, quindi, mentre al « sesso forte » si addice la pa> rola vizio, per quello « debole », sembra più esatto parlar© di moda, E' più facile purtroppo che la moda si cambi in vizio, piuttosto che il contrario. Solo una fondata preoccupazione per la propria salute sembra costituire la molla capace di far rinunciare al tabacco; dopo i 40 anni infatti, la percentuale dei non fumatori passa in maggioranza: da 42,5 a 52,9 % (in compenso, chi non abiura, aumenta spesso il numero delle sigarette giornaliere). Altri avversari del tabacco sono il suo aito costo e la scarsa capacità media di acquisto del consumatore: su cento persone che sono riuscite nell'ardua impresa di non fumare più, 46 hanno dichiarato di averlo fatto per motivi di salute; 34 per ragioni economiche; 6 soltanto, perchè « non provavano più piacere ». L'importanza del fattore economico appare chiara dalla graduatoria del consumo delle sigarette italiane: dominano le: nazionali semplici (38,2%) seguite dalle Alfa (12,6%), Africa (11,9%), nazionali esportazione (11,4 %). L'8,8 % dichiara di fumare più occasionalmente che abitualmente, sigarette estere. Questa graduatoria — osservano con giusta soddisfazione i rilevatori del Doxa — corrisponde esattamente alle cifre ufficiali delle vendite tìel Monopolio, con la sola divergenza dell'indicazione di un consumo maggiore di sigarette estere, divergenza facilmente giustificabile col contrabbando su vasta scala. Le « estere » io aumento L'indicazione dell'età alla quale si comincia a fumare, riveste un certo interesse: quasi il 10 % dice di averlo fatto prima dei 13 anni; l'assoluta maggioranza tra i 14 e i 19 anni. E veniamo ad uno dei più abituali argomenti di discussione e di lotta quotidiana: il numero delle sigarette giornaliere: trentasei fumatori su cento ne consumano in media 5/10; ventitre arrivano a 15; ventuno, a 20 sigarette; undici non superano le 5. I grandi fumatori sono rari: solo l'l% tocca le 40 sigarette e solo lo 0,3 % le supera. Tali cifre valgono per gli uomini; per le donne, la media è ancora più bassa: i'83,2% infatti fuma meno di 10 sigarette al giorno. Tradotte in cifre assolute, cosa significano queste percentuali? Un consumo totale — secondo quanto proprio stasera comunica l'c Ansa » Lesnelcvcsmzfdi 287.500 ql. di tabacco, nel 1938, di 368.976 nel 1949 e le cifre sui primi mesi del-; l'anno in corso accennano ad un ulteriore aumento. Il va- lore del tabacco fumato nel- lo sroìso anno, si aggira sui 233 miliardi! Questi fumatori sono gente mue e rassegnata! dagli interv:?tatori e rilevatori dell'Istituto Doxa si sono sentiti dire Che per ogni cento lire spese dal tabaccaio, lo Stato ne incamera da 75 a 82; settantre persone su cento han risposto di non essersi mai immaginati iche il prelievo potesse essere'così massiccio. Eppure al tem-1 po stesso li 54,4 % ha confer- mato di non poter fare a me- no del fumo; non solo ma la grande maggioranza tegli in- rtifatìnhfe àT ^notato un recente migliora-mento nella qualità dei varitipi di tabacco. Il progresso delle istituzioni sociali è effettivamente innegabile: dall'irritante e inutile ai tempi di Murad IV, alla pacifica e quanto mai proficua tassazione di oggi. g g_ ideilatesta"dei f,,Zt s fumat

Persone citate: Murad Iv

Luoghi citati: Africa, Italia, Turchia