Un falso maggiore che ha truffato milioni si sottrae alla cattura con una prodigiosa fuga

Un falso maggiore che ha truffato milioni si sottrae alla cattura con una prodigiosa fuga Un falso maggiore che ha truffato milioni si sottrae alla cattura con una prodigiosa fuga Lo ricercavano le Questure di Venezia, Genova, Bari e Milano - À Torino risiedeva da pochi mesi - Nella trappola sona rimasti la sua amante e l'autista re oare to ane le e il e, a, uti sa o no ona In autgli eoe; neraala¬ Da circa un anno abitava a| Milano, ora in via Fiamma, ora in corso Buenos Aires, ora in via Tivoli, un bell'uomo sui 40-45 anni: alto, massiccio, dal fare spigliato e simpatico, dai modi cortesissimi: si presentava come il maggiore Vladimiro Krauss, ex-polacco naturalizzatosi italiano. Il Krauss, non si sa attraverso quali vie, era riuscito a frequentare la migliore società milanese, stringendo relazioni con direttori o proprietari di grandi complessi industriali Si chiamava Krauss Tali relazioni — a dire il vero — erano alquanto superficiali: un sorriso, una stretta di mano, una frase di convenevoli. Ma al Krauss bastava. Perchè il Krauss era uno spettacoloso truffatore: avvicinava questo o quel signore e diceva: — Lei sta per comperare un'automobile? L'ottiene con uno sconto? No?... Ma si rivolga a me! Io sono amico dell'ingegner... — e nominava, iiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiniiiin per esempio, una delle persone più in vista nel campo dell'industria automobilistica di Milano — ... U altro ieri mi trovavo a tavola con lui, mi ha assicurato di favorirmi in tutti. I. modi... — E lei crede?... — Ma certo! Si affidi a me. Le prometto senz'altro uno sconto del trenta per cento. La vittima, estasiata per lo straordinario affare, colmava di regali e di premure il Krauss e non aveva alcuna difficoltà ad anticipargli una forte somma per l'acquisto dell'auto: somma che s'aggirava sempre sul milione e che comunque non scendeva mai al disotto delle 600 mila lire. Colpi del genere venivano effettuati dal Krauss con una frequenza incredibile: tanto che, ad un certo momento, egli riteneva opportuno allontanarsi dalla capitale lombarda. ., Dove era finito 11 maggiore Krauss? Cinque giorni or sono, inaspettatamente, la signora Ubaldi, domiciliata a Milano, in piazza Adrigat, riceveva una telefonata: l'Ubai di, con 11 solito sistema, era rimasta truffata di 750 mila lire e naturalmente investiva con violenza l'interlocutore. L'Ubaldi, prima che la breve e tempestosa comunicazione terminasse, riusciva ad avvertire, per mezzo di un biglietto, un suo familiare: che, da un luiiiiiiininiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiii vicino apparecchio, avvertiva della cosa la polzia. Dieci minuti dopo era possibile sapere da dove aveva telefonato il Krauss: da un telefono pubblico di Torino. Le indagini quindi erano affidate alla «Mobile» della nostra città:, si incaricavano della ricerca i commissari Sgarra e Fiumano. Essi stabilivano con precisione che l'avventuriero aveva telefonato dal negozio di parrucchiere di Porta Nuova: il titolare del negozio dichiarava: — Maggiore sì, ma Krauss no... Aspetti... Ecco! Maggiore Cagna. Maggiore Cagna della Finanza. Ritrovata la macchina Il truffatore, dunque, aveva già cambiato nome. Le ricerche si intensificavano. Intanto giungevano mandati di cattura contro il Cagna-Krauss da Bari, Varese, Venezia, Genova e Milano. Dovunque aveva commesso Imbrogli colossali: in par ti colar modo a Milano dove la polizia stava individuando a poco a poco tutti 1 suoi truffati che non avevano sporto denuncia, « per non aver noie»: a Milano, comunque, la cifra intascata dal lestofante era almeno di dieci milioni', - ' : Finalmente i due commissari riuscivano a sapere che il Cagna-Krauss girava a Torino a bordo di una elegante < 1100 > nera a sei posti, guidata da una curiosa figura di autista: un vecchietto giallognolo con gli occhiali. AI fianco del truffatore era spesso una donna bruna e formosa, sulla quaran Una. Si perquisivano decine e decine di autorimesse ed ecco che la nera « 1100 > veniva ritrovata in un garage di corso Vittorio. La .macchina era in testata a- tale Renzo Boschi fu Francesco di 68 anni, da Milano (che risultava essere il giallognolo autista con gli occhiali). L'altra sera s'avvicinava al garage un signore elegantissimo, aitante, dal passo marzia le: era lui, il falso maggiore della Finanza. Ma prima che gli agenti scattassero, l'uomo, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii subodorando qualcosa di infido, compiva un brusco dietrofront e s'allontanava per corso Vittorio, diretto all'esterno della città. Gli agenti, sicuri di poterlo catturare, lo seguivano ad un centinaio di metri, senza mai perderlo di vista; senza dubbio il Cagna-Krauss si dirigeva verso casa: così, assieme a lui, sarebbero caduti nella trappola i suoi complici Ma ad un tratto il «maggiore », evidentemente accortosi del pedinamento, si metteva a correre: e gli altri dietro. L'avventuriero svoltava per corso Inghilterra, finiva in via Susa, girava in via Cavalli: con un'abilità eccezionale si sbarazzava, a poco a poco, di quasi tutti gli agenti che s'erano sparpagliati per sbarrargli le strade. Due comunque gli stavano sempre alle calcagna. Il Cagna-Krauss sgusciava in via Cialdini, piegava in via Aurelio Saffi, dirigendovi verso corso Francia: pareva fermarsi, esitare, poi attraversava, con uno scatto bruciante, il corso e spariva nel buio di una strada laterale, via Alpignano. Scomparso nel baio Ma i commissari Sgarra e Fiumano erano convinti che l'avventuriero -abitasse nel quartiere, e sottoponevano a stretta sorveglianza il gruppo di case che sta fra via Cialdl ni, via Caprile, corso Francia e via Saffi. Non si sbagliavano: verso le 11 là quarantenne bruna e formosa usciva dal portone n. 6 di via Saffi e si recava a far delle compere in una salumeria di corso Francia. Quando tornava, i funzionari la seguivano e l'arrestavano nel momento in cui entrava in casa: la donna si gettava disperatamente verso un cassetto, col proposito'di distruggere fotografie e - documenti: ma era trattenuta a tempo. Così l'intiero « dossier» del Cagna-Krauss cadeva nelle mani della polizia; in un foglio erano diligentemente annotati i nomi di dieci torinesi che l'infaticabile truffatore aveva raggirato; la somma più piccola carpita era di 400 mila lire, la più alta 920 mila: tutto era segnato con cura. La donna — l'amante del truffatore — era identificata per la trentottenne Maria Broglia fu Achille, nata a Milano. Foco dopo era assicurato alla giustizia anche l'autista, il Boschi, 11 quale partecipava attivamente alle macchinazioni del principale. E' risultato che anche a Torino il lestofante — il cui suo nome è Ottavio Claudio Agaccio fu Giacomo, di 45 anni, nativo di Ormea — applicava, e con grande successo, il suo solito sistema: prometteva cioè con forti sconti e incassava intanto gli anticipi. Il falso maggiore: C. Agaccio