La Fiera di Trieste porta aperta alla distensione di Antonio Antonucci

La Fiera di Trieste porta aperta alla distensione La Fiera di Trieste porta aperta alla distensione Vi partecipano 12 Stati stranieri - Dall'America alla Jugoslavia, dall'Austria alla Cecoslovacchia - Oltre 1000 espositori e contingenti per l'estero di circa 1 miliardo (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 31 agosto. Trieste ha messo insieme la sua prima Fiera. Ci si potrà osservare die ciò non è esatto; e cronologicamente parlando avremmo torto, dato un notevole numero di consimili manifestazioni svoltesi nel passato. Se vogliamo infatti lasciare da parte la storia antichissima che suppone in Trieste un emporio etrusco (o qualcosa di simile) con il relativo affluire nel suo porto di merci dei mercanti, soprattutto a date fisse; se vogliamo trascurare le cronache trecentesche del primo Rinascimento, dove ricorre di frequente il cenno di fiorentini, pugliesi, romagnoli, viennesi, siciliani e olandesi, soliti a frequentare Trieste in giorni di fiera, non è poi lontanissima nel tempo la grande esposizione del 1882. Bono inoltre abbastanza vicine a noi le fiere dell'altro dopoguerra 1920 e 1922, le quali raggiunsero un giro di affari di 171 e 280 milioni di lire, rispettivamente, quando i milioni erano una cosa ben seria. Qualcosa si fece anche dopo l'ultima guerra, e tuttavia si può asserire egualmente che con l'edizione attuale, Trieste è alla sua prima fiera. Un intero villaggio E le ragioni sono due: essa sorge finalmente non già come prima, su aree di fortuna, o prese in prestito, bensì in un villaggio fieristico, creato apposta, tutto suo e a carattere permanente; essa ha assunto un carattere ben definito ed ufficiale. Vediamo di spiegarlo. La Fiera di Trieste, non si propo¬ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii , e o o a ne di competere con quella di Milano, né con quelle di Bari, Bolzano, di Padova, di Vienna, di Praga, di Budapest e ài Zagabria. Vuole essere soltanto la Fiera dj Trieste. Nel benedirla alle fortune presenti e future, il vescovo ai Trieste mons. Antonio Santin ha detto che ess% rappresenta « lo sforzo della città per camminare onorevolmente sulla via del lavoro e del commercio >, ossia nel campo détta pace, limitatamente alla buona volontà degli uomini e anche prescindendone, sino ai limiti del possibile. Lo stesso concetto ò stato ribadito dal sindaco di Trieste ing. Giovanni Bartoli, nel salutare il ministro Togni, recatosi a inaugurare la fiera, in rappresentanza del governo italiano. Egli ha dichiarato che Trieste « non vuole essere un ramo sterile o un ramo secco dell'economia italiana, ma una sua avanguardia. Però siamo ancora lontano dall'essenza centrale della fiera. Ci si é avvicinato di molto ti maggior generale Airey, comandante della zona angloamericana del territorio libero triestino, attorcilo, in un discorso inaugurale da lui pronunciato in lingua italiana, si è mostrato « lieto di vedere tra gli espositori di oggi i nomi di tante organizzazioni e di paesi, ai quali Trieste è per posizione geografica e per evoluzione economica, il porto di transito e il sito adatto alla raffinazione, alla trasformazione e alla lavorazione di merci appropriate ». L'intero tema è stato sviscerato sino in fondo da un altro discorso inaugurale, tenuto dall'ing. Ernesto Sospi- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiin aio, presidente delia Fiera, discorso che egli ci ha sottolineato e ampliato in un colloquio particolare. Il momento attuale, egli ci ha detto in sostanza, momento che dura da oltre un quinquennio e affonda le proprie radici anche più lontano, è caratterizzato da una certa confusione politica che preme sulla geografia e ne deforma gli estremi. Ma le correnti economiche si comprimono oggi, ai comprimono domani, finché trovano in sè la forza necessaria per uscire dall'alveo politico e procedere secondo le leggi naturali di minor resistenza, cioè dell'utilità pratica. Queste leggi fanno di Trieste un punto di incrocio sul mare per tre correnti: una convoglia verso il mare i prodotti del suolo e dell'industria dell'oriente europeo; un'altra porta verso il Danubio l'attività mercantile della Penisola italiana; una terza fa toccare terra a Trieste a tutto l'oltremare mediterraneo in direzione del Levante, dell'Egitto e anche al di là di Suez. Punto d'incontro Cento milioni di abitanti gravitano geograficamente alle spalle di Trieste, come unico porto, dal quale giunga il respiro del mare. Si arrivi oppure no all'unità europea, è pur sempre necessario offrire merci a questi cento milioni di persone e ad invitarle ad offrire quello che hanno. Ecco allora il compito di Trieste: fungere da punto d'incontro. La città dovrà essere un gigantesco magazzino che contenga stabilmente di tutto in merito alle tre correnti suindicate, come già fu quando traffici e scambi erano liberi e la sua fiera annuale sarebbe qualcosa di mezzo tra un appuntamento collettivo e una festa altrettanto popolare che pittoresca del lavoro, della produzione e del commercio. A festa finita gli uffici della Fiera non chiuderanno: essi si trasformeranno in un centro di informazioni organizzattssimo, al quale potranno rivolgersi produttori e mercanti, per allacciare relazioni e concludere affari, servendosi della capacita tecnica e dell'inventiva dell'aoperatore» triestino, per scavalvare le eventuali lungaggini burocratiche, soprattutto aspre in questi tempi di economie con- * * J >T_ .J ... „ J. J. „ *llMH,ll,t> AVO Ubi (l/l/l bUUb UH ' che una funzione di filtro per queste economie, facilitata pure dagli accurati servisi di un porto attrezzato come tra i più moderni. Infine Trieste sarebbe oltre che centrò d'affari al crocevia con l'Europa centrale e oltremare, una stanza di compensazione e una porta aperta alla distensione degli animi. L'incarico di tutto ciò è affidato alla Fiera, che con i suoi uffici diventerà come permanente. Ciò premesso guardiamola con un rapido colpo d'occhio. Essa sorge nel quartiere di Montebello, sopra una superficie di 22 mila metri quadrati, eventualmente ampliabili, ma sufficienti per una organizzazione che vuol essere di qualità e non di quantità. Raccoglie oltre mille espositori con una cifra di contingenti per l'estero che si avvicina al miliardo. Espositori stranieri 12 Stati, tra cui primeggiano l'America, l'Inghilterra, l'Austria, la Jugoslavia, la Cecoslovacchia, la Germania. Racconteremo poi ciò che abbiamo visto da vicino. Antonio Antonucci doLgddamgbuppzdolicsndlivnvcqpTnpmcsbpsftspSsptnc1rgnmrldflIpimtrceBf

Persone citate: Airey, Antonio Santin, Ernesto Sospi, Giovanni Bartoli, J. J., Togni