Riservatezza a Mosca sulla situazione coreana

Riservatezza a Mosca sulla situazione coreana Riservatezza a Mosca sulla situazione coreana Allarme per le dichiarazioni americane di estendere l'eventuale controffensiva al di là del 38° parallelo (Dal nostro corrispondente) Stoccolma, 25 agosto. A. due mesi esaiti dall'inizio delle ostilità in Corea è possibile registrare un netto mutamento nell'atteggiamento sovietico che, dopo essere passato dalla riservatezza dei primi giorni del conflitto, quando la stampa moscovita sembrava addirittura ignorare le cannonate a sud del 38° parallelo, all'entusiasmo delle prime settimane di agosto, quando si parlava a Mosca di « imminente successo finale >, è ora nuovamente improntato a grande riservatezza, dalla quale si potrebbe forse derivare l'impressione che il Cremlino non sia più tanto sicuro della «.Dunkerque asiatica». E' specialmente nei dispacci dal fronte coreano dei corrispondenti della « Tass » che si nota questo mutamento: ancora dieci giorni or sono essi scrivevano che .« all'orizzonte già si intravvedono le sagome delle navi su cui gli americani, se ci riusciranno, dovranno fra poco reimbarcarsi », mentre ora si sottolinea che gli americani «tanno gettando una divisione dopo l'altra sulla linea del fuoco, che i combattimenti sono « crudeli e sanguinosi per ambedue le parti » e, com'è avvenuto oggi per la prima volta, che le truppe nordiste « resistono coraggiosamente, pur essendo in alcuni settori inferiori di numero ». Queste ammissioni sono circondate nei telegrammi dal fronte da notizie più o meno fantasiose sulle perdite che avrebbero subito gli americani e sulle crudeltà di cui essi e i sudisti si sarebbero resi colpevoli. Così oggi radio-Mosca ha citato le corrispondenze apparse su « Time i> e sul « Daily Telegraph ■>, nelle qua-, li viene ammesso che la polizia sudista e i « marines » coreani massacrano i prigionieri per non avere il fastidio di scortarli nelle retrovie, che alcuni prigionieri sono stati torturati a morte dalle autorità sudiste per futili motivi, che gli stessi soldati americani sono stati talvolta costretti ad aprire il fuoco su colonne di profughi perchè in altre occasioni i nordisti avevano mandato all'assalto dei soldati vestiti da borghesi. E avendo noi stessi letto queste corrispondenze, dobbiamo dire che radio-Mosca le ha citate abbastanza fedelmente. Ma non ostante questo contorno propagandistico resta il punto essenziale dell'ammissione che la lotta è più dura che mlpvglrdgdezphhznculatccadudntesdsi■iiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e mai e che di « successo fina-\ sle » non sembra più il caso di parlare, almeno per ora. Un secondo sintomo, che ci viene segnalato da persona giunta da Mosca, è dato dall'atteggiamento dei funzionari sovietici nei confronti dei diplomatici stranieri: atteggiamento sicuramente spavaldo fino a qualche giorno fa, e talvolta ironteamente sprezzante; adesso nuovamente prudente e riservato. Chi ci ha riferito questo particolare ha aggiunto che, anche senza voler presumere di indovinare cid che sta passando net cervello di Stalin e degli altri uomini del Politburò, è facile immaginare che al Cremlino la situazione venga giudicata attualmente meno promettente di quanto appariva venticinque giorni or som, quando cioè Malik si stava insediando a quel seggio di presidente che dovrà lasciare fra meno di una settimana, il che limiterà di molto le possibilità di manovra della delegazione sovietica al Consiglio di sicurezza, e quando le colonne nordiste sembravano dover eliminare da un momento all'altro la testa di ponte americana, mentre ora,, perso definitivamente il vantaggio della sorpresa e forse anche quello dell'iniziativa, cominciano a dimostrare il logoramento subito durante questi due mesi di battaglie nelle quali il comando nordista non ha risparmiato né uomini né materiali. Il tempo lavora ormai indubbiamente per gli americani, e di questo sembrano essersi convinti anche i sovietici, i quali, come anche ci viene riferito, si sono dimostrati molto allarmati per le dichiarazioni fatte da alcuni uomini responsabili americani che hanno parlato della necessità di estendere l'eventuale controffensiva anche al di là del 38" parallelo. E' questa una ipotesi che, se dovesse verificarsi, potrebbe indurre il Cremlino a rivedere il suo atteggiamento di attesa e di non inter/erenza. Ma è una ipotesi lontana e non è il caso di fare previsioni. Più interessante, invece, è domandarsi cosa avverrà venerdì prossimo, quando Malik, dopo avere offerto ai suoi colleghi del Consiglio di sicurezza il tradizionale banchetto al Waldorf Astoria, dovrà cedere il seggio presidenziale al delegato britannico. Nei circoli diplomatici di Mosca non si crede che Malik abbandonerà senz'altro i lavori del Consiglio di sicurezza, perchè questo suo gesto, non motivato, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiii i topddlitaargstecnnnrvinstiIIDpgtczMtzmetaallpdpatitstgtnd svelerebbe troppo chiaramente i motivi per cui la Russia è tornata a Lake Success. Si pensa, invece, che per abbandonare eventualmente l'aula del Consiglio di sicurezza, Malik aspetterà che venga votata una decisione contraria agli interessi sovietici in Corea, in modo da dare al suo gesto un carattere di protesta. Ma anche se questa ipotesi dovesse verificarsi, non si crede che la Russia abbandonerà definitivamente le Nazioni Unite, dato che il Cremlino non ha per il momento interesse a tagliare i ponti, e dovrebbe preferire di rimanere in un atteggiamento di attesa, pur non partecipando attivamente ai lavori dell'Uno. fusudidsptiuerdsprongfipvgdedfofue. a. IIIlMlflIlllllillllMIIItlillllllllIll llM|M|i|llll

Persone citate: Stalin, Waldorf

Luoghi citati: Corea, Mosca, Russia, Stoccolma