L'insospettato affresco di una chiesa di Montreal

L'insospettato affresco di una chiesa di Montreal 1 QUELLO CHE LA STORIA LASCIA DIETRO A SE' L'insospettato affresco di una chiesa di Montreal Italiani nel Canada -1 "corrispondenti,, della Radio - Come sopportarono la guerra ■ Strascichi e fazioni (Dal nostro inviato speciale) Montreal, agosto. C'è una città d'oggi che ha in una chiesa un affresco rappresentante Mussolini a cavallo, Insieme con il Pontefice, 1 Cardinali e la Chiesa militante protetti nel Cielo dalla Madonna e dalla Chiesa trionfante. Questa città è Montreal nel Canada e la chiesa si chiama la Madonna della Difesa. Non sarei un giornalista se non lo raccontassi. Ma non sarei Prezzolirii se non cercassi anche di spiegarlo e di capirlo. Gli emigranti italiani che vennero a stabilirsi nel Canada prima della recente guerra non furono differenti da quelli lllll!! I I II 11111 ! 11 II 11 1111 ! 1111 11 1111111111 11 che andarono negli Stati Uniti; essendo meno numerosi subirono maggiormente la in fluenza del paese che li ospitò. Non sono poi emersi, come negli Stati Uniti, per via del voto popolare che ne fece giudici, deputati, sindaci. SI sono più facilmente mescolati con fa popolazione, specie quelli che risiedevano nella zona francese, di lingua più facile ad apprendere per un latino e di religione eguale. Negli Stati Uniti gli originari dall'Italia e i discendenti di questi sono un po' meno di cinque milioni, ossia un trentesimo della popolazione; nel Canada essi sono poco più di 100 mila, cioè una centesima 11111111 II 11 Hill illlllll 11 [ 111 ! I II 111 II parte della popolazione. Questo confronto di cifre all'ingrosso dice molto. In un paese democratico, dove le razze teoricamente non dovrebbero esistere, ma dove viceversa il voto si divide proprio in base alle razze (francese ed inglese) una minoranza come quella italiana non conta. Tanto più quando la minoranza è sempre divisa in parecchie sottominoranze. Immensità di ghiacci Se non sono emersi nella vita sociale e politica, però non hanno nemmeno contribuita a quel fiorire di delinquenza superiore che ha reso celebri negli Stati Uniti molti italiani della seconda generazione educata ai sistemi della malavita locale. Dopo un fattaccio che risale al 1924, mi pare, in Montreal, che è la città del Canada dove forse si è distesa di più l'influenza della delinquenza organizzata e scientifica degli Stati Uniti, non si è più sentito parlare di italiani che abbiano commesso delitti del genere. Anche nel Canada gl'italiani si sono generalmente agglomerati nelle città. Qualche piccolo gruppo di contadini si è fermato nello Stato di Alberta, ma la maggioranza ha avuto paura della immensità degli spazi del Canada, -del ghiaccio della neve dei venti che dominano le pianure per otto mesi dell'anno, delle case lontane una dall'altra, dove per fare visita al vicino bisogna salire in automobile. Gli Ucraini, che conoscevano le steppe, ci si sono subito addomesticati; gli Olandesi, che hanno inverni molto simili, ci hanno prosperato. Gli italiani no. Qualche gruppo si trova nelle regioni meridionali fra i coltivatori di frutta delle Montagne Rocciose, qualcuno nella penisola del Niagara, dove han fatto crescere delle vigne. Naturalmente degli italiani isolati se ne trova da per tutto dall'Isola di Vancouver allo Yukon, ma si tratta di casi rari. Ci sono italiani minatori d'antracite a Sydney nel Nord Est e di carbone dolce nell'Alberta. Ricavo parte di queste notizie da un interessante studio fatto sugli italiani nel Canada dal padre gesuita Luigi D'Apollonia. Pochissimi gl'intellettuali. A parte qualche professore d'università, pochi medici con una discreta clientela, qualche avvocato, e dei musicisti, che direi celebri nel ramo della musica commerciale, quelli che sono riesciti a venire qui in barba alle leggi d'emigrazione con false etichette hanno patito la fame, ed hanno finito per dedicarsi a mestieri occasionali. Un gruppetto di persone colte, con buona pronunzia italiana e quindi generalmente non di origine meridionale ho trovato nella .Radio Canadese, che da due anni si fa sentire in Italia mi pare tra le otto e mezzo e le nove di sera. Sono abbastanza conosciuti in Italia, da dove ricevono numerose lettere (circa 400 al mese) alcune delle quali per chiedere cose che la Radio Canadese non può regalare, non essendo organizzata come ufficio di beneficenza. E non disse nulla Ma ricevono anche domande di spiegazioni e di informazioni sul Canada. A questi « corrispondenti » la Radio Canadese risponde ed anche invia una bella carta geografica e un opuscolo illustnto sul Canada, sicché m'è venuto il timore, scrivendo queste corrispondenze, che fra i miei lettori ce ne sarà qualcuno che ne sa oramai più di me a forza di ascoltare le conversazioni radiofoniche canadesi. Orbene, questa immigrazione italiana passò durante la recente guerra un' avventura che non ebbe l'eguale in nessuna parte del continente americano e che ha lasciato degli strascichi. Molti membri della comunità italiana del Canada fra il 1922 e il 1940 si erano affezionati al fascismo. Si erano convinti d'essere fascisti. La maggior parte di quelli niiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiii che si dicevano tali non sapevano bene che cosa fosse il fascismo. Dirsi fascisti era un fenomeno di nostalgia, di rivalorizzazione, di conforto, di vanità, di novità e di solidarietà nazionale. Per la maggioranza di questi italiani e cattolici il fascismo aveva il merito d'aver concluso la pace con il Pontefice. Questo doveva essere un pregio anche per la popolazione francese del Canada, che è legata da un inseparabile vincolo di nazionalità e di religione alla Chiesa Cattolica. E quindi che cose c'è di straordinario se in quegli anni della Conciliazione sia venuto in mente al Padri Serviti (di origine lucchese) che avevano cura della parrocchia italiana della Madonna della Difesa di ricordare il grande fatto con un affresco ? Uno di quei Padri Serviti doveva avere un amico e certamente un compaesano, a giudicare dal nome, tale Nincheri, che senza essere un pittore di professione e di gran nome aveva un ingegnaccio versatile, e non domandò di meglio che di eternare l'avvenimento nella chiesa. L'affresco occupa una delle semivolte, e precisamente quella sopra l'aitar maggiore. Quando mi ci recai a vederla, trovai Padre Evangelisti che stava presiedendo a dei lavori di restauro e quando seppe il mio nome e vide che guardavo in alto, si chiuse in un congelato atteggiamento. Invano cercai di solleticarlo col resuscitar nella mia ugola i suoni della primiera favella toscana, e dicendogli ch'ero un ammiratore della sua città nativa di Pietrasanta. Capii che lo disturbavo. E non mi disse nulla di compromettente. Anzi non irli disse nulla. Come nel Sacchetti... Varie persone mi avevano accennato all'affresco, ma tutte con un'aria misteriosa e come se si trattasse d'un segreto scandaloso. « A Montreal c'è un affresco... ma non lo dica... ». Per conto mio, non vedo perchè mai tanto imbarazzo e quasi vergogna. La Conciliazione è stata considerata dal Papa come un atto della Divina Provvidenza, e la Repubblica Italiana l'ha inclusa nella sua Costituzione, persino col voto favorevole dei comunisti... Più benedetti di cosi non si potrebbe essere. Ora, quando scoppiò la guerra, negli Stati Uniti la F.B.I. e le autorità politiche sapevano perfettamente che di questi fascisti non ce n'era uno che fosse pericoloso alla sicurezza del paese. Invece nel Canada, con minor saggezza politica, le autorità fecero una razzia di tutti quelli che consideravano fascisti, a torto o a ragione, e li mandarono in un campo di concentramento, dove li tennero per parecchi mesi. E' vero che i canadesi fecero altrettanto con altri cittadini non di origine straniera, che si erano opposti alla partecipazione- alla guerra mondiale, come il sindaco di Montreal, canadese di lingua francese, che stette anche lui in campo di concentramento e che ho ritrovato nel mio viaggio rieletto, dopo la guerra, con popolare votazione. Ma, insomma, la detenzione dei cosiddetti fascisti lasciò delle conseguenze nella comunità canadese italiana, che non si osservano in quelle americano-italiane degli Stati Uniti. Se ci sono ancora i Guelfi e i Ghibellini nella piccola comunità italiana canadese, si deve a questo atto di nervosità degli inglesi-canadesi, che corrisponde cosi poco alla tradizionale cautelosa maniera di procedere del loro carattere. Ho sentito dei rappresentanti delle due fazioni e mi pareva di leggere, in piccolo, una di quelle storielle che Franco Sacchetti nel suo mestiere di podestà di città toscane dovette ascoltare. Se avessi l'ingegno artistico di lui, ne avrei cavato una novella. Invece è venuto fuori un ragguaglio. Giuseppe Prezzolinì

Persone citate: Cardinali, Franco Sacchetti, Ghibellini, Giuseppe Prezzolinì, Guelfi, Luigi D'apollonia, Mussolini, Sacchetti