A Ferragosto la Francia è una Kermesse Ma Parigi è triste e vuota di parigini

A Ferragosto la Francia è una Kermesse Ma Parigi è triste e vuota di parigini A Ferragosto la Francia è una Kermesse Ma Parigi è triste e vuota di parigini (Nostro servizio speciale) Parigi, 14 agosto. « Parigi è la capitale della Francia meno che nei giorni Ci Ferragosto», si diceva già nel secolo passato, quando la psicologia e la tecnica dell'esodo erano remotissime dalla febbre contemporanea. Cinquant'anni fa, la capitale francese ferragostana diventava probabilmente il Boia de Boulogne, con i piccoli laghi popolati di barchette, i declivi accesi dalle « blouses » multicolori delle sartine. Adesso i villeggianti puntano più lontano: la metropoli è deserta, i negozi sono chiusi, le persiane delle case abbassate, il traffico ridotto a quello di una aottoprefettura sonnolenta; e non sarebbe facile indicare, fra gli altri luoghi, 11 « cuore » effimero della Francia. Forse la Costa Azzurra, forse, meglio, la regione di Deauville, che ospita l'Aga Khan alla testa della sua «troupe in rotocalco », e domani o dopodomani accoglierà Re Faruk con il « chansonnier » Guy Lafarge, che il sovrano ha insignito della più alta decorazione d'Egitto, per compensarlo di uno «slow fox» intitolato /I Nilo. Le sagre letterarie Comunque tutta la Francia è una « kermesse »; non rimane che l'imbarazzo della scelta. Nohant, un paesino di 700 anime, ha organizzato un festival di cui parlerà tutto il mondo: merito postumo di Georges Sand, che visse lungamente nella Valle Nera e mori proprio a Nohant, dove ha immaginato l'azione del suo più noto racconto Francois Le Campi. Il festival durerà fino a mercoledì, giorno della « buona signora d'agosto », come dicono i contadini della vallata. Ci sarà un ballo notturno delle rose, sulle rive della Creuse con la partecipazione, naturalmente, d: George Sand in crinolina e dei suoi amici dei bei tempi di Dumas padre, Béranger, Flaubert, Delacroix, tutti in costume dell'epoca. Poco importa se George Sand, secondo l'indiscutibile testimonianza di De Musset, non amasse ballare. Il fatto è che la celebrazione maupassantiana di Etretat comincia a far scuola. « Questa moda delle sagre letterarie di provincia, ha un fa¬ scino e una utilità innegabili — scrive un giornale — giacché ne beneficiano tanto il commercio quanto la vita dello spirito». Altre voci si levano, invece, contro tali « deformazioni pagliaccesche»; resta fermo, in ogni modo, che dal 12 al 15 agosto, perfino U borgo di Nohant ha voce in capitolo più di Parigi. Parigi tace sotto un cielo color d'ovatta « grigio come gli occhi di una bella donna » diceva Proust. E' il vero cielo di Parigi, con un primo sospetto di autunno; le rondini sono già partite. S. A. imperiale Asfa Wossen, figlio del negus Ailè Selassiè, erede del trono di Abissinia, è per il momento l'unico ospite illustre della metropoli. Il suo arrivo ha riacceso la polemica contro quegli albergatori che, uniformandosi al gusti degli americani, chiudono la porta in faccia ai clienti negri. La prefettura di polizia informa che il commissariato per il turismo declasserà gli « alberghi razzisti ». Per le vie si incontrano soprattutto turisti stranieri. Mule studenti cattolici americani, sbarcati ieri mattina a Cherbourg, hanno percorso 1 boulevards a passo di carica, cantando «La Marsigliese»; vanno a Roma e per quanto riguarda « La Marsigliese », l'hanno imparata durante li viaggio in piroscafo. « E' un coro come un altro — ha dichiarato il loro capo; — noi americani abbiamo bisogno di cori ». Folla cosmopolita anche a NotreDame, al Louvre, agli Invalidi e alla basìlica di Montmartre che ieri ha festeggiato il cinquantenario della sua famosa funicolare. Migliaia di Kodak < Made in U.S.A. » sono puntate sulla Torre Eiffel. I giovani esistenzialisti di Saint Germain des Près, spinti dalla fame, abbandonano le loro roccheforti e si mescolano ai forestieri cantando per loro canzoni malinconiche al suono di chitarre, proprio come i posteggiatori napoletani. Ma si tratta di una animazione fittizia. Neanche gli stranieri sono abbastanza numerosi da riempire i grandi spazi vuoti; stamane a mezzogiorno, l'arco di Trionfo alzava la sua mole al sommo dei Campi Elisi, in un silenzio che ricordava la pace di Pestum. Tutto il resto è tristezza. Per 500 treni che hanno lasciato Parigi diretti verso luoghi famosi, ne è giunto uno alla stazione dell'Est, nell'ora dell'afa, salutato da poche suore: è stato l'arrivo di cento displaccd persons che hanno errato da un campo all'altro dell'I.R.O. senza che nessuno li volesse; troppo vecchi. Il mondo non sa che farsene di cento D. P. al di sopra degli 80 anni. Per ora li accoglie un ospizio parigino dei poveri. Che sarà domani? « L'unico vantaggio della nostra età è che non si tarda troppo a morire », ha detto una vecchietta georgiana; e poiché qualcuno si stupiva del suo francese eccellente, ha soggiunto: « Conosco Parigi, ci venni in vacanza con mia madre quando avevo 18 anni ». Funerali della Viollis «Non si tarda a morire ». Ieri hanno sepolto quella che molti consideravano ia più grande giornalista francese: Andrée Viollis. Aveva sposato in prime nozze Gustave Téry, fondatore dell'Oeuvre, e i suoi primi reportages datano dall'inizio del secolo. I più impegnativi erano stati raccolti in volume: qualcuno, come « S.O.S. Indocina », « L'India contro gli inglesi », « Il Sud Africa, questo sconosciuto », ebbero fama anche in Italia, dove 11 fascismo, speculando in malafede sull'anglofobia della scrittrice, incoraggiò la loro diffusione. Ma l'anglofobia fu, come spesso accade, una cattiva consigliera anche per la Viollis. In questo dopò guerra, già vecchia, si era « convertita » al comunismo. Cosi bandiere rosse hanno scortato il suo feretro in un pomeriggio di mezz'agosto, e un gerarca l'ha commemorata freddamente, con parole minacciose contro gli anglo americani « oppressori » della Corea. Andrée Viollis stava per andare in Corea, sul fronte dei « liberatori » bolscevichi, quando una paralisi cardiaca l'ha uccisa. «Cécile Sorel non ha avuto questa fortuna — si commento a Parigi — subito prima di farsi terziaria francescana». U giudizio è troppo crudele. Noi pensiamo che le piccole farse siano legittime alle vecchie signore. c. 1.